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Parma, con Venezia e Salernitana ultime chances per D’Aversa

Ecco perché la società è con il tecnico, per ora

Probabilmente anche lui sa che ha un’ultima chance e vuole giocarsela. Anche pensando a possibile scenari negativi, neanche nella peggiore delle ipotesi, probabilmente, Roberto D'Aversa avrebbe immaginato una resa come quella di Empoli da parte dei suoi ragazzi. Un gruppo che nei recenti incontri ha dimostrato con le parole - senza il supporto dei fatti - di essere con l’allenatore, di seguirlo in tutto quello che lui chiede. Forse senza crederci però, altrimenti la figuraccia di una resa senza condizioni come quella di domenica non si spiegherebbe. Con tutti i limiti che un allenatore può avere e che ha mostrato, quello che è successo al Castellani è qualcosa che va al di là dell’aspetto meramente tecnico e tattico. Che D’Aversa non sia capace di trasmettere input alla squadra? Probabile. Il problema sussiste e la soluzione va trovata assolutamente. E al più presto perché il tempo passa e il Parma peggiora come un malato per cui non è stata trovata la giusta medicina. 

Di solito in questi casi, nel calcio soprattutto, per cambiare la testa di venti, venticinque persone, si decide di cambiarne una sola ed è quella dell’allenatore. A Parma si è deciso – dopo un’umiliazione quasi senza precedenti nella storia recente del nuovo club – di andare avanti con D’Aversa al comando di una nave che imbarca acqua ovunque e che si trova sommersa dalle onde appena si distrae un attimo. Una squadra che rischia di naufragare e di abbandonare anzitempo i sogni di gloria di promozione di quella che resterebbe comunque un’impresa di difficile realizzazione. Anche Roberto D’Aversa ha pensato che i suoi giorni a Parma fossero finiti immediatamente dopo il 4-0 con l’Empoli, ma non è stato così. Perché?

Si potrebbe giungere a tante conclusioni: quella che va per la maggiore è che la società faccia fatica a sobbarcarsi un altro stipendio, di sostenere un altro contratto, di avere a libro paga fino al 2019 un allenatore che di fatto non lavorerebbe più per il Parma. Interpretazione possibile, ma la società ha programmato e stabilito spese e incassi fino alla chiusura d’esercizio che cesserà il 30 giugno del 2018 e che è di competenza del filone parmigiano con la supervisione di Lizhang che ha rilevato il 60% delle quote societarie. Non sarebbe un problema legato strettamente ai soldi. Con il prossimo passaggio di Luca Siligardi al Sagan Tosu di Ficcadenti – sta sistemando gli ultimi aspetti burocratici prima di andare in prestito in Giappone – il Parma risparmierebbe un ingaggio e potrebbe eventualmente permettersi un altro allenatore, almeno fino a giugno. E se non è un problema economico perché D’Aversa dopo una partita del genere è ancora sulla panchina del Parma? Lunghi colloqui, pomeriggi d’incontri e di discussioni hanno portato la società – i rappresentanti della parte italiana ovviamente – a decidere di andare avanti con lo stesso allenatore perché anche sollevando dall’incarico l’attuale tecnico non si risolverebbero i problemi di una squadra che ha dimostrato più volte di essere troppo fragile dal punto di vista psicologico. Di non avere nelle corde carattere e personalità. E che non è stata aiutata neanche dal mercato di gennaio a sopperire a queste mancanze. Detto che a Empoli la superiorità della squadra di Andreazzoli si è manifestata in tutto e per tutto – e non è possibile una cosa del genere – il Parma non ha fatto niente per arginarla come squadra. Presto però occorrono risposte, ma sul campo.

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