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FRENATO

Parma, così è complicato creare una mentalità vincente

Difficoltà nel creare occasioni da gol, in casa senza reti da tre partite consecutive. Se va sempre tutto bene è complicato cambiare il chip

I buoni propositi e le speranze si scontrano con una realtà meno clemente: il Parma è ottavo in classifica. È sì seduto al tavolo delle grandi ma non è certo di arrivare al dessert. E, se ha in mente di tagliare la torta, deve fare in fretta a ritrovare la fame. Perché si parla di mentalità vincente, ma se non si vincono due gare in fila da settembre... Sarebbe stato tenero il week end dei tifosi crociati. Non solo perché battendo il Südtirol la squadra avrebbe dato un seguito convinto alla vittoria di Reggio Calabria, ma soprattutto perché Pecchia, con i tre punti, avrebbe infuso una buona dose di fiducia nei suoi uomini in vista dei playoff. E invece il Parma ha sgonfiato le aspettative dei tifosi in una giornata primaverile che ha riaccolto il presidente Krause in città e ha visto la squadra annaspare nelle difficoltà di una fase offensiva che da tre partite in casa stenta. Il gol al Tardini comincia a diventare un problema serio: manca dalla partita con il Genoa: è troppo. Neanche tenere il pallone per il 75,9%  è servito a creare occasioni. Il Parma ha effettuato lo stesso numero di tiri in porta degli avversari: uno. Uno come il punto guadagnato e benedetto da Pecchia (e Zanimacchia ndc). L'allenatore a fine gara ha spiegato, facendo i complimenti ai suoi,  che "in una partita che poteva sembrare monotona a vederla, tenere la testa nella gara per 95 minuti e non subire una ripartenza, è un dispendio di energie fisiche e mentali. Partite come queste le abbiamo anche perse".

I day after del club di Krause rischiano di essere sempre gli stessi. Prima carichi di rammarico per quello che poteva essere e non è stato, poi velatamente soddisfatti per un pareggio, l'ottavo, contro una squadra che ha rinunciato a ripartire. A giocare! È un po' come abituarsi a mangiare sempre la stessa pietanza: finirai per dire che ti è piaciuta, se non sai cucinare altro. Ma la mentalità vincente si costruisce evitando di accontentarsi e, soprattutto, si edifica con le vittorie. Il Südtirol ha sfoggiato una fase difensiva ordinata, sabato. Ha lasciato agli avversari il pallone senza vergognarsi di rimanere nella propria metà campo a rimbalzare gli attacchi poco convinti del Parma. Ha portato a casa un punto contro un avversario con una rosa quattro volte superiore rispetto alla propria (per valore economico) ma lontana sette punti in classifica. Paradossi di un calcio che a Parma è sempre più lontano da quello che tutti intendono come tale. Una sensazione che rischia di invadere anche lo spirito di personaggi vincenti come Pecchia, appunto, che pare adagiarsi in questo andamento lento, del quale si esalta (ma fino a quando?) la crescita di una squadra che oggi ha perso il 29,4% del suo valore di partenza (fonte Transfertmarkt.it). E che oggi dista ventuno punti dalla prima (Frosinone) e dodici dalla seconda (Genoa). C'è il margine di due punti sulla nona (Palermo), ma questo non serve per far dormire sonni tranquilli al Parma che, tra Perugia, Cosenza, Ternana e Ascoli ha raccolto solo quattro punti. La squadra non riesce a vincere quando dovrebbe perché, evidentemente non ha nessuno tra gli uomini (escluso Vazquez) che abbia il carisma che serve in queste situazioni. Con il Südtirol, su 22 tiri, uno solo è finito nello specchio. Con 703 passaggi e 32 cross, la produzione di occasioni da rete è stata minima. "Non lo so se potevamo portare più uomini in area di rigore - ha detto Pecchia in conferenza stampa -. Siamo stati 50 minuti dentro i loro 40 metri, questo è sintomo di forza. Devo dire ai ragazzi che sono stati bravi". Come si fa a creare una mentalità vincente se con questi numeri non crei almeno i presupposti per vincere la partita? Eppure Pecchia è venuto in sala stampa a chiedere: "Oggi di cosa parliamo, dai? Una partita che neanche in allenamento...". Una partita che non si è vinta, però. Poluzzi ha effettuato lo stesso numero di parate di Buffon: una. Il Parma è sempre uguale a se stesso. Non c'è stato un upgrade, un aggiornamento vero e proprio rispetto a un anno fa almeno nel modo di ragionare e di metabolizzare le mancate vittorie. Il rischio, in casi come questo, è che i giocatori si siedano sempre intorno agli stessi concetti: "Potevamo fare di più". Ma il vero problema è capire il perché questo di più non si fa da tre anni. 

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