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Parma, i numeri della crisi e 'l'imposizione' del ritiro

I giocatori non amano questa soluzione che la proprietà ha pensato per risolvere la situazione

Minuto 95’ di Parma-Perugia, risultato di 1-1. Quando l’arbitro Serra di Torino decreta la fine della partita una valanga di fischi si rovescia dalla Nord sul prato verde del Tardini, reso pesantissimo da una situazione che sta quasi sfuggendo di mano e che dimostra la totale avversione di una parte di pubblico verso squadra e allenatore. Nell’ultimo periodo, da due mesi a questa parte, il Parma ha pareggiato cinque volte, perso due e vinto in una sola occasione. Come se lo avesse fatto quasi per sbaglio, due settimane fa contro il Novara. Ha collezionato 8 punti su 24 a disposizione, ha segnato 6 gol in otto gare, tre in una partita subendone 5. Tutti i numeri di una crisi che si è acuita domenica dopo il pareggio contro un Perugia incerottato, che si è aggrappato ad Alberto Cerri di San Secondo. Quasi uno scherzo del destino essere puniti dal figliol prodigo che torna al Tardini, beffa Lucarelli e segna senza esultare, chiedendo scusa addirittura e portandosi a casa gli applausi di una tifoseria che al 95’ è esplosa esternando tutto il malumore accumulato in questi mesi. Dopo un pareggio che nessuno – anche dopo aver visto la partita, crediamo di poterlo affermare con una discreta certezza almeno al netto delle occasioni – ha pronosticato. La squadra di D’Aversa non ha fatto nulla di entusiasmante sia chiaro, ma sicuramente ha combinato più del Perugia che fino al gol di Cerri non ha mai impensierito Gigi Frattali. Che ha raccolto la palla nel sacco dopo 638’ in casa. Un pari che portato un punto ma non ha salvato la squadra dai fischi e dalla crisi.

Il ritiro imposto

Una crisi diventata insopportabile proprio al 95’, quando dopo l’ennesima partita buttata. L’ultimo episodio della nuova gestione che vede coinvolti i tifosi in questo modo, pronti a chiamare sotto la curva capitano e compagni risale al 24 aprile del 2017. Terzo ko di fila: prima contro Ancona, Bassano e poi contro il Sud Tirol che viene al Tardini a fare man bassa di quel Parma che quasi due mesi dopo vince i play off e vola in Serie B. In sella D’Aversa, in campo tra gli altri Calaiò, Frattali, Iacoponi, Munari, Scavone, Lucarelli. Che domenica come allora ha dovuto sorbirsi gli inviti coloriti dei tifosi a tirare fuori gli attributi e a lottare. La differenza è che allora il Parma aveva perso per la terza volta consecutiva e che stavano avvicinandosi i play off preceduti, per giunta, dal derby. Anche in quell’occasione, in rappresentanza della società, Marco Ferrari ci ha messo la faccia ed è andato in sala stampa a fare da parafulmine per ribadire poi quella che sarebbe stata una scelta fortunata e vincente da lì a due mesi. Si è esposto in prima persona – l’ormai ex vicepresidente – per confermare D’Aversa e Faggiano dopo un periodaccio, di risultati e di gioco. Più o meno come ha fatto Luca Carra domenica, in qualità di amministratore delegato di una società che ha deciso di continuare con D’Aversa e che ha mandato tutti in ritiro. Evidentemente chi paga – con tutto il diritto del mondo – non è contento di vedere spettacoli poco piacevoli e ha pensato bene di mandare tutti in castigo per una settimana, con la speranza che qualcosa possa muoversi.

Le distanze di pensiero

I giocatori, che domenica dopo la partita hanno ascoltato il rimbrotto del capitano - volto a capire le problematiche di una squadra che si allena tutti i giorni e segue l’allenatore in tutto e per tutto - non sono felicissimi di intraprendere la mistica esperienza del ritiro ma l’accettano perché gli è stata imposta, giusta o non giusta che sia, dall’alto. E pazienza se rimarranno lontani dalle famiglie per sette giorni. Sperando di poter fare risultato contro l’Empoli. Si ha però la sensazione che se anche a Empoli si dovesse fare risultato, la spaccatura tra tecnico e tifosi rimarrebbe ampia, così larga da non poter essere sanata. L’avversione sportiva verso un tecnico come D’Aversa è palese e nota a tutti, si respira in quasi ogni angolo della città e chi va allo stadio esce sempre più combattuto e indeciso se tornarci o meno viste le prestazioni di questo periodo. Legittimo il ragionamento, come è legittimo pensare che – forse – la colpa non è di un solo uomo ma di più uomini. Ed è proprio quello che ieri è emerso dai vari confronti tra le parti, proseguiti anche lunedì mattina al centro sportivo di Collecchio dove direttore sportivo, squadra e allenatore si sono ritrovati in un altro faccia a faccia che aiutasse a capire di quali mali soffra il Parma. Dopo quelli di domenica sera che hanno maturato la scelta del ritiro. Che ci sia un gioco non brillante beh, è cosa nota, come è però noto che di calcio champagne in Serie B se ne pratica pochissimo. L’invito dei tifosi è quello di sudare la maglia, di onorarla, di giocare con la giusta cattiveria. Piuttosto qualcosa ai giocatori si può imputare in questo senso. Ma se alla società – che tramite le parole di Luca Carra ha manifestato il suo disappunto legato a una questione di atteggiamento (‘ci sono alcuni giocatori che spariscono dalla partita e altri che rendono meno delle aspettative, vogliamo capire il perché e il ritiro sarà fissato anche per questo’) – non è andato giù il presunto scarso impegno dei giocatori, all’allenatore non sarebbe piaciuta la gestione di certe situazioni (‘ai ragazzi non posso rimproverare nulla. Facciamo fatica a segnare, non siamo sereni, non è facile con questa situazione, ma dal punto di vista dell’impegno i giocatori hanno spinto fino alla fine. Anche dal punto di vista dei contrasti…’) che non hanno nulla a che vedere con l’impegno. Ci sembra di aver capito. E questa mancata sincronia nei pensieri testimonia come la situazione non sia facilissima da risolvere, forse neanche con il ritiro.

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