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ESCLUSIVA | Capello applaude D'Aversa: "Il Parma deve tenerselo stretto"

L'ex tecnico rossonero è stato il suo allenatore al Milan: "Era un ragazzo intelligente, ma è arrivato troppo presto in alto. Ma ora sta facendo cose ottime"

Ci aveva visto lungo, Fabio Capello. Quando ha detto che in Italia c’era una squadra che giocava come l’Atletico Madrid e l’aveva individuata nel Parma, qualcuno ha storto il naso. Anzi, si sarà fatto una grossa risata. Il paragone era sembrato scomodo, o forse troppo grande, dato che l’Atletico di Simeone lottava per la Champions mentre costringeva gli avversari a tenere il pallone e a soffrire per fargli gol. Sostanzialmente il suo modo di intendere il paragone era quello: una squadra che lascia giocare e ti costringe a farlo male. Un po' quello che succedeva a chi affrontava il Parma nei primi periodi della sua nuova vita in Serie A, una vita che bisognava salvare a tutti i costi per evitare che le cose tornassero su certi livelli. E a nessuno sarebbe piaciuta quella situazione. Una lotta per sopravvivere, per portare a casa la pellaccia. E D’Aversa quella pellaccia è riuscita a non venderla carissima, non solo: l'ha trasformarla in corteccia dura. Costringendo gli altri a giocare male, a trovare difficoltà. “Avversario scorbutico, come l’Atletico di Simeone. Mi ha dato quella impressione - ha detto Don Fabio a ParmaToday.it -, di squadra compatta e corta con gli uomini giusti al posto giusto. Non ho detto nulla di straordinario".

Capello, non è stato un paragone azzardato?

Ma no. Roberto è un ragazzo intelligente che ha capito il materiale che aveva in mano e ha messo in evidenza tutto il suo sapere tattico per far rendere al meglio gli uomini a disposizione. È stato bravo”.

Sembra però che qualcosa sia cambiata quest’anno. 

“Quest’anno ha più qualità, semplice. Non si è inventato niente di nuovo. Quando hai qualità fai cose diverse, avanzi il baricentro, puoi permetterti di andare a pressare più in alto e giocare con più soluzioni. Normale”. 

Le piace il Parma? 

Sta facendo un buonissimo campionato. Non bisogna essere dei geni per capire che se c’è più qualità puoi alzare il livello. D’Aversa va applaudito per quello che ha fatto, è un tecnico realista e secondo me ha fatto le cose giuste, un passo alla volta ha dato stabilità alla squadra”. 

Lei è stato il suo allenatore al Milan, ce lo racconta? 

Un ragazzo intelligente, che apprendeva subito. Aveva una buona visione di gioco è un ottimo calcio. Infatti mi piaceva per questo, ma è arrivato troppo giovane in quel Milan”.

Come allenatore ha conservato quello che aveva da giocatore? 

Partiamo dal fatto che essendo un centrocampista ha avuto più facilità di capire alcune situazioni. Chi gioca in mezzo al campo sa vedere il calcio in modo diverso. E lui lo ha saputo anche leggere da tattico, da allenatore".

Nel dibattito tra giochisti e risultatisti, lei dove si colloca?

“Guardi, lasci stare. Adesso facciamo più o meno lo stesso mestiere, sono un giornalista come lei. Le dico: divertitevi, tenetevi stretto D’Aversa, uno che raggiunge i risultati ed è concreto”. 

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