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Parma, lo strano caso di Sotiris Ninis, “girovago” senza fissa collocazione

Comincia in attacco, seconda punta, poi simil-trequartisa, con il Milan, fino a ricoprire i ruoli di mezzala destra e sinistra. Mai incisivo, colpa anche di ruoli non suoi…

Nemmeno Sotiris Ninis deve aver capito il perché della sua sostituzione contro il Siena nel pomeriggio di domenica. E se Donadoni ha motivato la sua scelta con il tentativo di offrire maggiore qualità al reparto, beh, con Valdes non è cambiato poi tanto il borsino e la differenza tra primo e secondo tempo non si è notata. Nel deserto del Franchi, privo di giocate di qualità, con qualche “oasi” che sembrava più miraggio che realtà, il cileno non ha inciso, come da un po’ di tempo sta accadendo. E la fonte delle giocate, latitanti, non è stata trovata di modo che Amauri prima e Sansone dopo, per andare alla conclusione, hanno dovuto accontentarsi e provvedere da sé con individualità. Del punto conquistato a Siena Donadoni non può essere pienamente soddisfatto, come ha fatto capire anche dalle interviste post-partite e, a quanto pare, non lo è stato nemmeno del rendimento di Ninis, lasciato negli spogliatoi a metà tempo. Il greco sembra aver superato i problemi di ambientamento, normali per un ragazzo classe ’90 che viene da un campionato diverso e qualitativamente mediocre rispetto a quello italiano. In più un infortunio al crociato dal quale era reduce, lo ha frenato. Anche dal punto di vista psicologico Sotiris non è stato aiutato. Le presenze sono state sempre poche, una manciata di minuti, ruoli non consoni alle sue caratteristiche e difficili da interpretare, tanto nervosismo mai sfociato davanti ai compagni o in atteggiamento plateali, tutto accumulato, mai trasformato neppure in atteggiamento propositivo sul campo. E, a un mese dalla chiusura del circo del campionato, il greco accetta di essere uno dei tanti. Fiore all’occhiello, assieme a Pabon, di una campagna acquisti sensata e riuscita bene a tratti, non è mai sbocciato del tutto, a causa forse, della mancata collocazione tattica giusta e dei tanti ruoli che ha dovuto interpretare. Ha cominciato da seconda punta, per giunta allo Juventus Stadium, subentrando a Pabon, poi panchina, poi seconda punta, sostituito, poi finalmente trequartista o nei pressi, ruolo che più si addice alle sue caratteristiche. E lo ha fatto bene, contro il Milan, essendo uno dei più propositivi. Da lì è cominciata poi una “retrocessione” nei ruoli, con la copertura dei posti interni del centrocampo, prima a destra, poi a sinistra come mezzala, forse con troppi compiti di scucire più che cucire il gioco. E qualche fischio impietoso per sprazzi di talento mai espresso del tutto. Il tocco è tipico di giocatori che il pallone lo trattano bene, abbinato a una grande visione di gioco. Buon tiro, capacità di impostazione e di verticalizzazione, Ninis sa destreggiarsi bene tra le linee, sa diventare importante e capace di inventare giocate che mettono in porta i compagni. Fino ad ora non ha avuto tante possibilità di mettere in mostra il suo repertorio di valore, complici anche le decisione di Donadoni che, seppur prodigo di consigli in allenamento per il giovane centrocampista, finisce per preferirgli altri elementi anche perché di difficile collocazione tattica nello scacchiere. Solo cinque partite da titolare, Coppa Italia compresa. Una in campionato giocata per tutto il tempo, con il Milan, poi sempre sostituzioni, due a metà tempo. Costretto a inventarsi ruoli, a fare di necessità virtù, Donadoni potrebbe trovare anche la giusta collocazione a Ninis, che pare gironzolare a vuoto senza una dimora fissa.

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