Parma, prove di fuga: così Pecchia ha costruito il primato
Crociati cinici e compatti: sono solo tre i gol subiti, sette in meno rispetto all'anno scorso. La vetta è il frutto di quindici mesi di lavoro duro che ha fatto emergere i valori dei suoi ragazzi. Di Vaio e Palmieri in tribuna hanno preso appunti
Ha lasciato lo stadio con un sorriso pieno, ieri sera, Fabio Pecchia. L'allenatore del Parma ha tutte le ragioni per godere di questo momento, a maggior ragione dopo la partita con il Bari che può aver rappresentato la classica svolta mentale per una squadra abituata spesso a combattere contro i fantasmi da essa stessa generati in passato. Colpa delle insicurezze e dell'inesperienza che oggi, soprattutto grazie al tecnico di Formia, si sono trasformate in consapevolezza e in coscienza. Il messaggio più forte lanciato al campionato direttamente dal Tardini, nuovo fortino del Parma, è che la squadra adesso sa gestire anche le negative contingenze che possono capitare all'interno di una partita (vedi il pasticciaccio brutto di Chichizola con il quale si è regalata al Bari la possibilità di tornare in partita). Niente psicodrammi, no a inutili allarmismi: pazienza e cognizione, caratteristiche di una squadra forte. Così si è rimesso in carreggiata il gruppo che è andato solitamente in apnea per molto meno. Oggi no, e le ragioni di questa metamorfosi sono da ricercare in due fattori che sottolineano il cambio marcia stampato nei 17 punti in classifica dopo 7 partite: la crescita dei singoli e le soluzioni dalla panchina. Entrambe portano l'impronta di Fabio Pecchia, il demiurgo paziente di una squadra che ha cambiato pelle definitivamente con la vittoria convinta, voluta, cercata e trovata in un mercoledì sera che ha lanciato la prima fuga del campionato. Mentre il Direttore Sportivo del Bologna, Marco Di Vaio, e il responsabile del settore giovanile del Sassuolo, Francesco Palmieri, prendevano appunti.
Negli ultimi dieci tornei di Serie B solo due squadre, alla settima giornata, avevano totalizzato più punti del Parma di Pecchia: il Cittadella (18) nel 2016-17 e il Pisa (19) nel 2021-22. Nessuna delle due avrebbe poi vinto il campionato, ma questo è comunque un dato che certifica il cambio di pelle di una squadra che dodici mesi fa aveva 11 punti dopo 7 partite, aveva già perso una partita e subito la bellezza di 10 gol. Ben 7 in più rispetto a quelli attuali. Significa che questo Parma è più dentro la partita: corto, si preoccupa di monitorare in maniera sensibile le distanze tra i reparti grazie al lavoraccio oscuro di Estevez, vero e proprio ago della bilancia, e di Sohm che in quella posizione corre, recupera e prova a sfondare con la forza dei suoi muscoli. E pazienza se non sempre è lucido. I due blocchi disposti con il 4-1-4-1 in fase difensiva garantiscono una transizione offensiva efficace, che serve a occupare il campo in maniera quasi completa e a tradurre il vantaggio territoriale (dato che a Pecchia interessa di più rispetto al possesso di palla) al 57%. Ed è qui che il Parma ha imparato a essere più cinico. Il feeling ritrovato con il Tardini, dove la squadra non perde dal 28 febbraio, è un ulteriore motivo di vanto. Sono 15 le gare senza sconfitte nella regular season per i crociati: striscia di imbattibilità record: nessuno ha fatto meglio in Serie B. Un dato che soddisfa e permette a Pecchia di sfoggiare un sorriso pieno, finalmente.