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Parma, un anno dopo il fallimento: ecco dove sono finiti i giocatori di quella rosa

Da Lucarelli, capitano dei crociati, a Belfodil, da Coda a Gobbi, da Mauri a Jorquera. Tutta la rosa di un anno fa. E c'è pure chi si gioca l'Europeo

22 giugno 2015, il Parma fallisce dopo mesi di trattative condotti da acquirenti o presunti tali, che mostrano interesse per una società trascinata sul lastrico da manovre occulte e becere di chi a Parma aveva portato entusiasmo e fatto promesse. Chissà se Tommaso Ghirardi e Pietro Leonardi, ritenuti a oggi, dai tifosi almeno, i responsabili di un disastro economico e finanziario che ha fatto scomparire una squadra piena di gloria e storia, pensano ogni tanto a questo. Contattato telefonicamente, l'ex presidente Ghirardi non rilascia dichiarazioni. 102 anni cancellati con un colpo di spugna, sepolti da una montagna di debiti che è arrivata a 218 milioni. Duecentodiciotto milioni alimentati da mancanza di liquidità, ‘arrotondati’ con false plusvalenze mai fatturate. Numeri messi quasi a piacere, per far quadrare fantomatici bilanci da sottoporre agli enti di controllo. Una corda tiratissima che si è spezzata dopo circa quattro anni di tentativi forzati per tenere in piedi un castello senza fondamenta solide. Castello fatto a pezzi da questa scure di debiti immane che nessuno è riuscito ad accollarsi, né a scremare. Trattative private, nel tentativo di abbassare il debito sportivo, condotte dai curatori fallimentari, Angelo Anedda e Alberto Guiotto, gli stessi che hanno emesso il verdetto un anno fa. Assieme al Giudice delegato Pietro Rogato che, dopo un udienza assai breve, ha dichiarato il fallimento del Parma. Alle 16:29 di un anno fa, Alessandro Lucarelli con le lacrime agli occhi e il groppo alla gola, davanti a telecamere e taccuini annuncia che il Parma non esiste più, che nonostante i tentativi di tenere in piedi il tutto, il club è sparito. E con lui, tutti i giocatori. A un anno dalla rinascita, sotto il segno di Ferrari e i sette soci, ripartendo da Nevio Scala presidente, Minotti e Apolloni, il Parma c'è ancora. 

LA SQUADRA - C’è chi però ha fatto una scelta di vita, come Lucarelli che ha deciso di indossare la fascia, difendere la causa e sposarla con tutto quello che poteva significare. Si è battuto, ha fatto il consulente finanziario, il direttore sportivo, e il sindacalista, ha fatto tutto quello che poteva fare pur di salvare il Parma. E’ rimasto in Serie D, da dove poi è ripartita l’avventura, diventando il simbolo di una tifoseria e di una città intera. Forse di un movimento. E gli altri? Una rosa intera distribuita dappertutto: Antonio Mirante, il portiere di quel Parma, è al Bologna, con Donadoni, l’allenatore dei felsinei. Mattia Cassani difende i colori della Sampdoria, mentre Zouhair Feddal ha giocato contro Messi, è al Levante. Massimo Gobbi è ancora nel calcio che conta, al Chievo Verona. Cristobal Jorquera è al Bursaspor, in Turchia, mentre Josè Mauri milita nel Milan. L’altro giovanotto tirato su dal vivaio crociato,  Alberto Cerri, è invece della Juventus. Andi Lila si sta giocando l’Europeo con l’Albania, mentre Antonio Nocerino è in Mls. Raffaele Palladino ha appena vinto un campionato di Serie B con il Crotone e presto potrebbe raggiungere Donadoni. Acquah è al Torino, dove c’era pure Amauri. Mentre Belfodil è negli Emirati Arabi, Baniyas. Biabiany è tornato all’Inter, Massimo Coda ha appena salvato la Salernitana, mentre Daniele Galloppa gioca con il Modena. Ghezzal a Como e Iacobucci all’Entella.

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