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Parma, un tonfo che fa rumore e che dice tante cose...

Dalle scelte dell'allenatore ai giocatori non all'altezza. L'analisi di una domenica 'bestiale'

Spiegare quello che è successo al Parma contro l’Ancona è veramente difficile. La settimana si è conclusa nel peggiore dei modi per tutti: dai giocatori all’allenatore è stata davvero una domenica bestiale, nel senso che è stato molto difficile farsi andare giù e digerire uno 0-2 che ha posto fine ai sogni di gloria (per chi ne avesse ancora). A questo punto la promozione diretta è impossibile, al di là della matematica. Soprattutto dopo quanto visto domenica. Se un girone fa il nuovo Parma aveva toccato il fondo, dopo diciannove partite dalla caduta arriva un altro tonfo e contro la stessa squadra. Che fa rumore e si porta dietro strascichi di polemica velenosa, andando a scoperchiare argomenti delicati che non è forse giusto neanche menzionare. Si può perdere anche contro una squadra arrivata poco prima della partita a bordo di un pullman ‘stile scuola in gita’ (il Parma stesso quasi retrocesso e fallito, aveva vinto contro la Juventus ad aprile), il modo però in cui lo ha fatto la squadra di D’Aversa è stato inaccettabile. Con tutto il rispetto per l’Ancona, che non ha rubato niente ed è arrivata a Parma con la voglia di fare risultato e la consapevolezza di dover giocare la partita perfetta, i crociati sono saliti tutti sul banco dell’imputato: dai giocatori al tecnico, che in conferenza stampa ha detto di essere chiaramente il primo responsabile. 

Non tanto per il cambio modulo, che c’entra poco a questo punto, dato che quando il Parma è passato al 4-3-3 dal 3-4-3 ha preso due gol, quanto per la scelta degli interpreti e per aver inconsciamente quietato gli animi dei suoi dopo la battaglia di Padova che ancora si trascinava dietro entusiasmi e furore agonistico. Normale che Padova e Ancona, sottolineando ancora il rispetto per la squadra di De Patre, non siano la stessa cosa, ed è normale anche che l’allenatore si fidi dei suoi giocatori che non trovano spesso spazio. Ci sta, fa parte del gioco. Ma una squadra come il Parma non può permettersi certamente di cadere così rovinosamente di fronte alla sua gente e in quel modo: giocando con sufficienza, con supponenza e quasi senza voglia credendo di poter risolvere la partita in qualsiasi momento. 

Questa è l’impressione che ha dato domenica la squadra di D’Aversa che ha avuto l’onestà di parlare di una partita inguardabile dal primo all’ultimo minuto, durante la quale ha collezionato, pur nella sua totale ‘inguardabilità’ anche un paio di occasioni nitide con Baraye e Calaiò (peggiori in campo) nel primo tempo e che ha dilapidato il muro di certezze costruito nelle scorse settimane, seppure dopo una brusca frenata che ha comunque mandato il Parma fuori strada. E mentre D’Aversa stava provando a preparare la squadra in vista dei play off, è inciampato ancora con un passo falso che potrebbe costare caro al Parma in vista degli impegni decisivi contro squadre di caratura. Questa disfatta ha evidenziato una cosa: che non tutti quelli della rosa del Parma sono pronti a giocare in certi palcoscenici e a certa intensità. Anche perché una caduta del genere, dopo la grande prestazione di Padova, non si può spiegare altrimenti.

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