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Parma, altra sconfitta: al Curi è 2-1, ma quanto pesano gli errori

Uno-due shock del Perugia: al 5', Burrai calcia sotto l'incrocio dei pali il rigore che l'arbitro assegna ai padroni di casa per un tocco di mano di Rispoli. Poi Buffon spalanca la strada all'ex Juventus Under 23 Olivieri. Inutile il 12esimo gol di Vazquez

Se anche Gigi Buffon combina quello che ha combinato, significa veramente che non c'è più santo a cui votarsi per il Parma di Iachini. Stagione disgraziata, che Beppe in primis non vede l'ora finisca. Al Curi bastano tre minuti per capire come sarebbe finita. Uno-due rapido della squadra di Alvini che passa con Burrai su rigore e raddoppia con Olivieri dopo l'erroraccio di Buffon. Inutile la dodicesima perla di Vazquez, un gol fantastico dell'unico, assieme a Bernabé, a salvarsi da un fallimento senza appello.

Tra infortuni (nella rifinitura per Perugia perde un altro uomo, Man, out per un guaio alla caviglia) ed episodi che non girano, Beppe si trova costretto ad arrendersi a una situazione ampiamente compromessa. Non certo per colpa sua: questo Parma di stelle... cadenti non lo avrebbe salvato nessuno. La partita di oggi è stata indirizzata da due episodi che in due, tre minuti, l'hanno fatta girare a favore del Perugia, ma resta lo specchio di un'annata che si fatica a comprendere. E nelle scelte di costruzione della squadra, e nel tentativo di riparare alle stesse strada facendo. Finirà che pagherà Iachini per tutti, ma come è successo per Maresca, Beppe è il meno colpevole in questo marasma che pare impossibile riordinare. All'orizzonte sembra esserci un'altra rivoluzione, arriveranno nuovi giocatori e nuovi dirigenti, probabilmente un altro allenatore, ma se non cambia la filosofia e il modo di fare calcio, non si andrà molto lontano. 

Iachini ha smaltito la febbre che lo ha tenuto lontano dal suo Parma in settimana, riabbraccia Buffon dopo sette partite e lancia Oosterwolde alla prima da titolare in una gara senza pretese ai fini della classifica. La costante degli infortuni e delle assenze pesanti insegue il tecnico fino all’ultimo: Beppe ha perso Man in rifinitura, per il romeno distorsione alla caviglia. E ha dovuto lasciare a casa Tutino, colpito dalla febbre. Inglese va in panchina. Serve ragionare anche sul domani, sperando che sia più luminoso di un oggi assai scuro e con nubi che non promettono tanto di meglio.

Il Perugia, dalla sua, coltiva il sogno playoff ma le notizie che giungono da Frosinone (la squadra di Grosso ha rifilato un sonoro 4-1 al Monza), non sono di buon auspicio. La squadra di Alvini ha però l’obbligo di provarci fino alla fine. Il messaggio che passa è quello di partire fortissimo. I suoi lo capiscono e in due minuti piazzano un uno-due shock, grazie all’aiuto del Parma, che non smette mai di consegnare regali agli avversari: prima Rispoli devia con il braccio un cross di Lisi. Per l’arbitro è rigore, trasformato da Burrai che già a Firenze con il Pordenone aveva graffiato il Parma. Poi la scure della stagione da dimenticare non risparmia Buffon che non controlla il retro passaggio di Oosterwolde e spalanca la strada all’ex Juventus Under 23 Olivieri per il 2-0. Il segno di una stagione che si spera finisca presto è nella traversa di Bernabé. La sverniciata del talento di Barcellona si scaglia contro il legno. Il Parma ha accusato il colpo, il Perugia sulle ali dell’entusiasmo tesse come può e pressa, aiutato dall’immobilismo dei calciatori crociati, tramortiti dal doppio colpo in avvio del grifone. Pandev non riesce mai a legare il gioco, Vazquez è braccato da Santoro e Segre che lo controllano quando il Parma è in fase di possesso. Bernabé gode di una discreta libertà, può portare palla e calciare o verticalizzare. Gli unici due lampi nella prima mezz’ora sono suoi: prima traversa, poi chiama Chichizola all’intervento goffo, sul quale Benek si fionda senza fortuna. Sembra un po’ tutto figlio del caso, ma cosa chiedere di più a una squadra scarica mentalmente che dai e dai sbatte, da tutto l’anno, contro i suoi limiti. Quelli caratteriali, quelli tecnici, entrambi frutto di una costruzione sommaria in chiave mercato che denuncia la scarsa esperienza (e conoscenza della materia) dei demiurghi ai quali Krause ha affidato il suo portafoglio.

Da salvare c’è poco, se non la faccia: i ragazzi di Iachini ci provano, all’inizio del secondo tempo confezionano la palla gol più nitida del match, con Benek solo davanti a Chichizola che spreca il cioccolatino di Pandev. Prima di uscire e dare spazio a Inglese, il macedone aveva regalato al compagno la palla della parziale redenzione, ma che non è annata l’abbiamo già detto. Un concetto che si potrebbe ribadire quando Delprato, agilmente in controllo su una palla vagante, scivola e permette a Santoro di sfruttare spazio per il traversone: Olivieri è lì, ma per sua sfortuna c’è anche Cobbaut che sulla linea evita il 3-0. Sarebbe stato forse troppo per il Parma, che ringrazia e si rimette in partita grazie alla 12esima perla del mudo Vazquez. Il suo sinistro da fuori è chirurgico. La palla tesa calciata di prima intenzione si spegne alle spalle di Chichizola, che raccoglie in fondo al sacco. Un gol casuale, figlio del talento cristallino di un calciatore fuori categoria, che racconta di un Parma ancora in partita grazie a Carretta, ipnotizzato da Buffon prima e sbadato quando di testa, a porta vuota, spedisce fuori. Il finale è pieno di palloni buttati, nella speranza che qualcuno possa essere buttato in rete. Ma niente, matura mestamente la sconfitta numero undici per un Parma da rifondare. 

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