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Speranze ridotte, settimana decisiva per un Parma che crede ancora al miracolo

La gara di Benevento (un pari che segna la prima rimonta dell'era D'Aversa bis da situazione di svantaggio), può avere una chiave di lettura positiva

Una volta era una telefonata che allungava la vita. Adesso, nel caso del Parma, è un punto. Un punto allunga la vita, per certi versi l’agonia di una stagione indefinita, ma ancora senza nessun esito. Indirizzata, non decisa, compromessa ma non certo finita. Almeno fino a quando la matematica dirà che non sia davvero finita. Dai famosi 52 giorni invocati da Roberto D’Aversa alla vigilia della partita con il Benevento, si è passato ai 48 attuali: forse pochi per attrezzarsi all’impresa. Ma più che i giorni, preoccupa il Parma, quello visto soprattutto nel primo tempo di sabato, non degno di una squadra che deve salvarsi. Non bastano le buone intenzioni, serve tradurle in campo in fame, voglia di salvarsi e tirarsi fuori da una situazione che condanna il Parma. Anche quando i risultati delle altre dovrebbero tenere alto il morale, oltre che la speranza di poter arrivare in fondo. E invece no. La squadra di D’Aversa, lontana dal suo abituale status di gruppo che lotta, coriaceo, difficile da scalfire, continua a perdere punti contro squadre qualitativamente inferiori, ma che fanno leva su motivazioni, voglia di rimanere vivi e cercare l’impresa. Cattiveria, determinazione, concentrazione. In barba ai pronostici. 

La settimana che porta alla sfida con il MIlan, avversario impossibile sulla carta, dirà molto sulla sorte del Parma. La gara contro i rossoneri sembra più facile, paradossalmente, rispetto al Benevento, che ha mostrato di avere più convinzione del Parma, sbadato ancora una volta. Ogni calcio da fermo a sfavore comincia a pesare come un rigore contro, le possibilità degli avversari di fare gol sono veramente tante, sicuramente di più rispetto a quelle di difendersi bene. E cominciano a diventare tante le difficoltà: 24 gol subiti in 13 gare. Tredici sono nati da azione da cross. In sette occasioni (Bologna, Verona, due volte con l’Udinese e una con la Fiorentina e due volte con il Benevento) il Parma ha preso gol di testa dagli avversari. Numeri che certificano una resa mentale da parte di una squadra che – con l’arrivo di D’Aversa – ha dilapidato diversi punti. Rispetto all’anno scorso, di questi tempi, il Parma ne aveva ben 19 in più. Con nove posizioni in più (il Parma era decimo in classifica), la banda crociata navigava in acque serene. Adesso la nave sta per essere inghiottita dalle onde di un mare che si fa sempre più tempestoso. E non è più tempo di proclami, né di parole. Conta far parlare i fatti.

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