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Squadra disunita, progetto giovani da rivedere: Parma, devi reagire

Faccia a faccia a Collecchio, tra squadra, tecnico e ds. Mancano otto partite al termine, ma la sfida di Cagliari è decisiva per capire come andrà la coda della stagione

Non è ancora il tempo dei processi, la matematica salva il Parma per adesso. Ma le porte del tribunale si stanno aprendo piano piano, con vista sulla retrocessione. E la squadra di D’Aversa intanto ha sempre più il volto di un condannato che ha un piede stretto nella morsa, con una catena che lo tiene legato alle sue paure alimentate sempre dagli stessi sbagli. L’altro è libero, ma sembra destinato a trascinare anch’esso la palla di metallo che appesantisce l’annata, sorretta da una piccola speranza di potersi salvare e correggere l’esito con una revisione in extremis di un processo già montato. Ci sono ancora otto partite, Cagliari è l’ultima occasione buona per redimersi e incentrare quello che resta della stagione su un filotto positivo che scongiuri l’esito già segnato.

Per questo alla ripresa degli allenamenti, prima il ds Marcello Carli, poi l’allenatore Roberto D’Aversa, hanno cercato di stuzzicare quel poco di orgoglio rimasto a un gruppo svuotato, messo di fronte alle proprie responsabilità già quando Fabio Liverani è stato sollevato dall’incarico, invitati nuovamente a guardarsi dentro e a non accettare passivamente una retrocessione che – a livello di rosa – assume tutti i contorni di un controsenso. Mettiamola così: quella del Parma è un’impresa al contrario. Frutto di scelte sbagliate, in sede di mercato: dettate dalla poca conoscenza di un periodo segnato dal Covid, che ha reso il Parma una delle squadre più colpite del campionato. E dall’errata interpretazione di quella che doveva essere una stagione di transizione, che costa a Krause parecchi milioni di euro in termini di perdite. Oltre a quelli sganciati per assicurarsi il 90% di una società che aveva fatto miracoli prima del suo avvento, vanno sommati i milioni destinati al mercato, oltre alla mancata fetta dei diritti tv acuita parzialmente da un paracadute che attutisce i danni.

La linea giovani non ha pagato, il progetto mirato alla sostenibilità per adesso va rivisto anche perché, se dovesse finire come sembra, anche i calciatori perderebbero di valore e gli ipotetici acquirenti – con il coltello dalla parte del manico – potrebbero dettare la linea, convincendo il Parma a liberarsi di ingaggi faraonici per certe categorie, prelevandone i cartellini con due spicci. Si spera che il tiro possa essere corretto, ma in una stagione che vede il Parma con 19 punti in meno rispetto all’anno scorso e indietro di sette posizioni in classifica rispetto a una stagione fa, servirebbe il classico miracolo. Il calcio sa regalare storie incredibili, risvegliare istinti e suscitare emozioni palpitanti.

Chissà che non risvegli anche una squadra che fino a qui non è mai stata tale, spronata in tutti i modi, invitata da D’Aversa (che ha collezionato 8 punti in 14 partite, pochi per la svolta) a tirare fuori quello che è rimasto dentro per tanto tempo: dove è finita la fame dei giorni migliori? Viene da pensare che il gruppo sia logoro, che sia arrivato alla fine di un ciclo: non sono stati pochi in questi mesi episodi di calciatori indolenti, capaci di non mandarsele a dire in campo, di gesti di dissenso rivolti ai compagni, plateali e acuiti dagli spalti vuoti. Poca unità, troppi personalismi che hanno dissipato gli sforzi rendendoli vani. Ed ecco servito il disastro sportivo.

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