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Parma, la forza del gruppo, i lampi dei singoli

D'Aversa si gode il momento di una vittoria che nasce dalle sue idee. Premiato il tecnico con la sua ostinata idea di calcio

Dopo 339' il Parma ha spezzato il suo digiuno da gol. E dopo due sconfitte e un pareggio insipido è riuscita ad assaporare la bontà di una vittoria che - per certi versi - è arrivata dopo una partita dominata, in cui non ha praticamente mai sofferto. Un'impresa che certifica l'attenzione maniacale di un allenatore bravo a prepara in modo quasi smanioso le partite con una grande capacità di giocare sull'avversario sfruttandone ogni limite che possa aiutarlo a fare leva su quelle che sono le sue forze. Roberto D'Aversa sarà pure uno che bada prima a non prenderle, ma resta un tecnico che se riesce a passare in vantaggio fai fatica a scalfire. Ti costringe a fare il giro lungo e a buttare qualche palla in area con la speranza che i tuoi attaccanti possano piazzare la zampata, bloccando le vie centrali e facendo una grande densità in mezzo al campo. E appena può ti colpisce con la forza di giocatori rapidi che negli spazi fanno male. Bob lo aveva anticipato in conferenza stampa: contro il Torino il Parma doveva essere attento, corto e pulito soprattutto nei passaggi. Perché in fase di uscita con la palla al piede devi sbagliare poco, essere preciso e stare con gli uomini al posto giusto.

Con queste armi il Parma ha infilzato un Toro costretto a sfilacciarsi, a lasciare spazi e ad abbandonare dopo 9' il piano partita per provare a passare a quello di riserva. Ma era già troppo tardi, il Parma aveva costruito con un'azione da manuale, e con quattro tocchi, l'azione che ha portato al secondo gol. Un gol super di Roberto Inglese per tempismo, concretezza e anche estetica. Un gran gol, al quale ne potevano seguire almeno altri quattro: quello sciupato da Biabiany nel primo tempo, la traversa di Inglese, il pallonetto di Gervinho e le due occasioni capitate a Riccardo Gagliolo che si consola con l'assist per il 2-0 e con un'altra grande prova che Roberto Mancini si sarà annotato sul taccuino, magari per un futuro prossimo. Indipendentemente dai singoli, quello che è balzato all'occhio nella vittoria che proietta il Parma a quota 17 in classifica, è stata la grande prova di squadra offerta in un campo difficile, contro una squadra che di qualità ne ha in tutti i reparti.

Quella qualità ritrovata dal Parma che ha potuto riabbracciare qualche giocatore rientrato. Sei i cambi rispetto al pari incolore con il Frosinone, mediana praticamente rivoluzionata complice l'assenza di Stulac e affidata a uno che il pallone lo sa trattare eccome. Se Matteo Scozzarella è troppo piccolo e non è esattamente il giocatore che preferisce Roberto D'Aversa che per il suo gioco preferisce fisici bestiali, sopperisce sicuramente con la buona proprietà di palleggio e con una visione di gioco ottima che gli permette di guardare oltre e andare a caccia di quella profondità attaccata da Gervinho e Inglese. Così puoi permetterti di chiedere a uno come Biabiany, letale se ti prende di infilata, di chiedergli un sacrificio per dare una mano a Iacoponi dietro e sistemare la catena di destra finché ne ha. E finché ne ha avuto, Biabia ha dato, sprintando. Al resto ci hanno pensato Gervinho (al suo quarto centro con il quinto tiro nello specchio) e Inglese, giocatore di altra pasta. E se poi anche chi entra dà il suo contributo... .

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