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Una settimana da Pres: Pizzarotti, non è cambiato nulla

Il numero uno del Parma vive il ruolo con grande serenità: schivo, timido, ex calciatore, ha una grande passione per i colori gialloblù. E questa è una garanzia per i tifosi

Una settimana da presidente. La vita di Pietro Pizzarotti non è certo cambiata e fila liscia come quando era solo un consigliere d’amministrazione e andava al campo tutti i giorni per stare vicino al Parma e mostrare la sua passione genuina verso il pallone. Quella passione che lo ha portato a essere un buon centrocampista, al tempo. Non avrà giocato a grandi livelli, ma si è distinto tra quelli della sua età per essere un giocatore di intelletto. La stessa passione che lo spinge da almeno due anni a vivere a stretto contatto con la squadra, al campo di allenamento, in casa  e in trasferta, dal lunedì alla domenica. Per questo si è lasciato convincere da Marco Ferrari e dagli altri soci a rappresentarli e a rappresentare il Parma, per la sua voglia di calcio che si è trasformata in una professione e che lo ha calato nella parte di numero uno di una squadra che ha compiuto miracoli sportivi uno dietro l’altro da quando è rinata. Rinata sotto la forza di una Parma che gli si è cinta attorno e che pare aver trovato la giusta dimensione calcistica grazie alla perseveranza di gente come Pietro Pizzarotti, uno che ha sempre creduto in Roberto D’Aversa, anche dopo Empoli, per intenderci, quando la barca ha rischiato di affondare pericolosamente. A testimoniare un legame profondo con il tecnico, il direttore sportivo e la squadra. Non a caso i soci lo hanno scelto come nuovo presidente dopo essersi ‘sbarazzati’ di Lizhang e dopo aver rimesso le mani sulla maggioranza. 
Non si può certo dire però che dal momento in cui è diventato presidente la vita di Pietro Pizzarotti sia stata stravolta. Rispetto a una settimana fa il Pizza – così lo chiamano gli amici più stretti e tra i soci ne ha qualcuno … – ha solo una vittoria in più, una vittoria che entra di diritto nel suo personalissimo palmares da aggiornare da qui a quando sarà. Chissà se un giorno avrà pensato di passare rapidamente - sicuramente non in età da presidente - a sedere sulla poltrona di un Parma che lo ha proiettato nel mondo del pallone quasi involontariamente. In un mondo che oggettivamente gli piace, Pizzarotti ha ricevuto  complimenti da tutti, smistati a sua volta ai giocatori alla ripresa degli allenamenti dopo la grande impresa al Grande Torino. Non era all’Olimpico sabato scorso, l’ha vista in tv. Al 90’ sono partite le telefonate per ringraziare il tecnico e i giocatori per il regalo che i ragazzi gli hanno impacchettato in maniera inaspettata, forse. 
Che lui ha incassato in maniera schiva. Nonostante provenga da una famiglia importante, il giovane Pietro è modesto, alla mano. Chi lo conosce bene ce lo racconta come un ragazzo timido, non abituato ad esporsi. Tanto è vero che si è messo al servizio del Parma dopo un’opera di convincimento durata più o meno un paio di mesi. In soldoni: Pizzarotti, che presidente era stato anche prima della nomina, almeno a sentire i giocatori, il direttore sportivo e il tecnico che lo hanno sempre salutato con l’appellativo di Pres, è un tipo tranquillo, che non ama certo apparire ma che vuole stare vicino al Parma senza fare proclami, preferendo a essi il raggiungimento degli obiettivi. Come quelli centrati nell’ultimo periodo. Da tempo si è piazzato sul campo di Collecchio, segue la crescita di un gruppo che ha raggiunto traguardi sensazionali sotto la gestione dei magnifici sette e vive le logiche del calcio con distacco. Entrato dalla porta di servizio, in principio era il padre a precederlo, il Cavaliere Pizzarotti che gli ha lasciato volentieri lo scettro del comando, seppur formale, perché la società è saldamente portata avanti dal gruppo degli industriali che ne hanno rilevato i resti dal fallimento, Pizzarotti è tutto campo e famiglia, è padre di tre figli, l’ultimo si chiama Paolo come il padre, vive di calcio ventiquattro ore al giorno, con un’immensa passione per il Parma. E questo infonde fiducia nei tifosi, che negli ultimi anni, prima della rinascita, hanno potuto toccare con le loro mani quanto sia difficile fidarsi di certi presidenti.
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