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Parma, prima rimonti e poi ti fai rimontare, ma la colpa non è solo dell'arbitro

Lo sfogo di Leonardi a fine gara racconta l'amarezza di aver sfiorato con mano la vittoria, anche alla luce di un primo tempo condotto in maniera eccezionale, poi il Verona e qualche errore individuale, hanno rovinato tutto

Questione di stati d'animo e di sguardi, quelli differenti, per forza, di Verona e Parma. Stavolta il feeling che cantava Mina non c'entra. E uno stato d'animo determina reazioni. La gioia per una vittoria, l'amarezza per la sconfitta, una sconfitta strana, immeritata e per certi versi inaspettata. Perché, parliamoci chiaro, dopo un primo tempo così, condotto in maniera magistrale, con palo, traversa, almeno un grande intervento del portiere avversario, più qualche azione sciupata, chiuso in vantaggio e per giunta in rimonta, fa pensare a tutt'altro. E invece, non è stato così, è successo quello che nei secondi tempi del Parma succede spesso. I punti persi per strada cominciano a pesare, le partite durano due tempi e non ci si può permettere di staccare la spina prima. E' successo almeno quattro volte in otto giornate, con Roma, Atalanta, Fiorentina e Verona. 

Non è un problema fisico, la squadra sta bene, nè un problema tattico, se nella prima parte si guida la gara con la patente da grande, non può essere un problema tattico. Ma quando si esce dallo spogliatoio e capitan Lucarelli li raduna lì, al centro del campo, per un discorso alla "Conte", per intenderci, cosa dice ai compagni? Impensabile che canti già vittoria. O il discorso del capitano non è persuasivo, oppure c'è qualcuno che non ascolta e pensa ad altro. Ci sta che la concentrazione cali un po' durante la partita, ma non ci sta se a condurre la gara sei tu, nel punteggio e nel gioco soprattutto. Nella bolgia del Bentegodi, con un pubblico che poteva incutere timore, il Parma non ne ha avuto per nulla, anzi. Nell'Arena prima ha subito il Verona, poi da gladiatore vecchio stile ha messo le catene all'avversario e lo ha domato al meglio. Commettendo solo l'errore di non finirlo, ma di lasciarlo lì, ansimante e con un anelito di vita, che, con il passare del tempo, gli si è ritorto contro. E con il Verona innocuo fino al quarto d'ora della ripresa, due erroracci di Cassani e Marchionni hanno rimesso in piedi la partita. E poi è successo quello che nessuno voleva succedesse, suscitando stati d'animo diversi.

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Quello che ti induce ad alzare le braccia al cielo, quello che invece ti fa piegare sulle ginocchia e ti fa mettere le mani in faccia per ascigarti il sudore o nascondere l'amarezza. E se Donadoni, da signore, ha anteposto gli errori individuali alle troppe ammonizioni ricevute, (7-0 per i crociati), Leonardi non l'ha presa bene, e zitto non è stato. Altro che amarezza nascosta. L'amministratore delegato non le ha mandate a dire e si è sfogato, a nome di tutta la comunità, con una precisa presa di posizione che gli ha fatto reclamare maggiore rispetto nei confronti del suo Parma. In effetti 28 ammoniti in 8 gare sono un po' troppi, con cinque rigori contro, i crociati guidano questa specialissima classifica, che lo vedono all'ultimo posto in quella dei rigori assegnati. Uno sfogo comprensibile, per carità che però non nasconde certi problemi che si vedono da 8 giornate. Senza Paletta, i gol incassati sono 15, troppi, quasi due a partita. 

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