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Da piazzale Santa Croce a piazza Garibaldi: fiaccolata in memoria di don Peppe Diana

Si è svolta oggi pomeriggio a 30 anni dall’omicidio

Da piazzale Santa Croce a piazza Garibaldi: è qui che si è svolta la fiaccolata in memoria di don Peppe Diana, a trent'anni dall'omicidio. 
Iniziata alle 18.15, è stata promossa da Libera Parma, in collaborazione con Comune di Parma e Agesci, con il patrocinio della Regione Emilia-Romagna, in vista della XXIX Giornata Nazionale in ricordo delle vittime delle mafie che si svolgerà il 21 marzo a Roma. La Fiaccolata, che si inserisce nell’ambito delle iniziative legate alla Settimana della Legalità (17 – 25 marzo), ha preso avvio da piazzale Santa Croce per concludersi in piazza Garibaldi. 

Peppe Diana entrò nel 1968 in seminario ad Aversa, dove frequentò la scuola media e il liceo classico. Successivamente continuò gli studi teologici nel seminario di Posillipo, sede della Pontificia facoltà teologica dell’Italia Meridionale. Nel marzo 1982 fu ordinato sacerdote. Ben presto divenne assistente ecclesiastico del Gruppo Scout di Aversa e successivamente anche assistente del settore Foulards Bianchi. Il 19 settembre 1989 fu nominato parroco della parrocchia di San Nicola di Bari in Casal di Principe, suo paese nativo, per diventare poi anche segretario del vescovo della diocesi di Aversa, monsignor Giovanni Gazza. Erano gli anni del dominio assoluto della camorra e don Peppe Diana dimostrò chiaramente e senza paura da che parte stava. Alle 7.20 del 19 marzo 1994, giorno del suo onomastico, Giuseppe Diana fu assassinato nella sacrestia della sua chiesa, mentre si accingeva a celebrare la santa messa. Un camorrista lo affrontò con una pistola, esplodendo cinque proiettili che andarono tutti a segno: due alla testa, uno al volto, uno alla mano e uno al collo. Don Peppe morì all’istante. Lo scritto più noto di don Peppe Diana è la lettera “Per amore del mio popolo”, un documento diffuso nel giorno di Natale del 1991 in tutte le chiese di Casal di Principe e della zona aversana: un vero e proprio manifesto dell’impegno contro il sistema criminale che, probabilmente, segnò la condanna a morte di don Peppe.

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