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Chiesi Foundation e l’Ospedale di Parma celebrano la Giornata Mondiale della Prematurità

Un momento speciale sarà offerto da Monica Monini, co-fondatrice del Teatro dell’Orsa, con la lettura dell’opera “Qui ci sono le altalene”, una delicata ballata alla vita con musica dal vivo di Gaetano Nenna.

Torna la Giornata Mondiale della Prematurità, una ricorrenza fondamentale per sensibilizzare e informare in merito ad una situazione che molti genitori e famiglie si trovano ad affrontare con le difficoltà e le paure ad essa correlate. Ogni anno, infatti, nel mondo nascono circa 15 milioni di neonati prematuri, cioè prima della 37ª settimana di gestazione, in Italia oltre 30.000, il 6,9% delle nascite[1].

Oggi Chiesi Foundation, insieme alla Neonatologia dell’Ospedale di Parma e con la partecipazione delle Associazioni del territorio e del Teatro dell’Orsa, promuove un momento di dialogo, confronto e riflessione dedicato alla prematurità.

“Siamo felici di celebrare insieme ai principali attori del territorio una giornata fondamentale per riflettere e far comprendere che cosa significa prematurità e le difficoltà ad essa correlate – ha affermato Massimo Salvadori, Coordinatore di Chiesi Foundation -. Per la nostra Fondazione, da sempre attiva nel campo della neonatologia è fondamentale informare e formare sul tema, affinché in tutto il mondo i bambini e le loro famiglie ricevano le cure e le attenzioni necessarie”.

La giornata vedrà l’intervento della Professoressa Serafina Perrone, Direttrice del reparto di Neonatologia dell’Azienda Ospedaliera di Parma in un dialogo aperto con le famiglie dell’Associazione Colibrì. Un’occasione speciale per approfondire i progetti implementati dalla Neonatologia di Parma per la promozione della salute dei più piccoli, i più vulnerabili, e la prevenzione delle malattie. A seguire l’importante testimonianza dei volontari delle Associazioni locali Donatori di Coccole, Cuore di Maglia, I Folletti, Giocamico e Futura.

“I bambini accolti in Neonatologia presentano quadri clinici complessi e per questo, per loro, sono necessarie attività complesse – ha affermato la Professoressa Perrone – Innanzitutto un’equipe multidisciplinare che analizzi le condizioni cliniche grazie a diagnosi sempre più puntuali supportate dalle più moderne tecnologie. Ma questo non basta. Il futuro di un neonato con fragilità dipende anche dall’ambiente in cui deve affrontare i suoi primi mesi di vita. E l’ambiente è sensazioni, affetto, ovviamente cura ma soprattutto consapevolezza e serenità dei genitori. E questa presa in carico dei nostri pazienti davvero a 360° è possibile solo grazie al supporto di associazioni di famigliari che ci mettono in condizione di rispondere alle loro esigenze”.

Una giornata anche per riflettere sulla nascita pretermine in contesti a risorse limitate. A parlare di cure dei bambini prematuri in Africa sarà il dottor Paolo Villani, neonatologo e collaboratore del programma “NEST – Neonatal Essential Survival Technologies” di Chiesi Foundation. Un programma che mira a ridurre i tassi di mortalità neonatale migliorando la qualità dell’assistenza in quei luoghi in cui l’accesso a cure di qualità non è ancora garantito.

Monica Morini, co-fondatrice del Teatro dell’Orsa, infine, chiuderà con la lettura “Qui ci sono le altalene”, una delicata «ballata alla vita» con musica dal vivo di Gaetano Nenna.

“Mi avevano chiesto di portare parole sulle culle dei prematuri, di accendere di storie il Reparto di Neonatologia dell’Ospedale di Reggio Emilia, città dove vivo e lavoro. Sentivo in modo cristallino di camminare in bilico dove la vita sboccia e traballa. Ho deciso di domandare ad altri bambini, alleati potenti, di aiutarmi a trovare il filo da tessere insieme per convincere i più piccoli ad aprire gli occhi da questa parte. Brecht diceva ‘Io nasco dentro una domanda’. Abbiamo bisogno di domande per liberare visioni. Ho chiesto aiuto, ho detto dove sarei andata, chi avrei incontrato, e dopo aver domandato loro cosa avrei dovuto dire perché valesse la pena nascere, una bambina di 4 anni mi ha guardato e con certezza mi ha risposto: ‘Qui ci sono le altalene’” – ha commentato, infine, Monica Morini

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