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Ritmi di inclusione, la Fondazione Anna Mattioli affianca la Fondazione Mus-e contro la fragilità dei bambini

Grande entusiasmo e tante emozioni presso l’IC Salvo D’Acquisto, a Parma, per la presentazione del progetto

Grande entusiasmo e tante emozioni presso l’IC Salvo D’Acquisto, a Parma, per la presentazione del progetto Ritmi di inclusione, con cui la Fondazione Anna Mattioli ha deciso di sostenere quest’anno la Fondazione Mus-e Italia, nell’ambito di un programma di iniziative che utilizzano diversi strumenti di sostegno, di cura, di educazione e integrazione sociale e di contrasto alle fragilità dei bambini. In particolare, il progetto di educazione musicale della Fondazione Mus-e Parma offre a bambini e ragazzi la possibilità di suonare in modo immediato ed istintivo, prendendo parte ad una vera e propria orchestra, senza una specifica preparazione musicale, in cui ciascuno diventa uno strumento fondamentale e indispensabile: insieme nasce la musica, dal silenzio al battito, fino al grande suono generato dalla fusione delle energie di tutti. L’armonia che i bambini sperimentano diventa così la lingua che li unifica ed integra, che consente di superare le difficoltà e le barriere culturali e permette di svelare l’incanto della bellezza creata insieme. Il progetto ha per obiettivo anche il contrasto alla povertà educativa ed è rivolto a bambini che frequentano scuole pubbliche primarie in aree a rischio di marginalità sociale: il linguaggio artistico diventa un mezzo potente per contribuire a sviluppare resilienza, autostima, concentrazione, favorendo l’inclusione dei bambini più fragili per motivi culturali, sociali, cognitivi. L’evento di lancio si si è tenuto nel pomeriggio del 12 dicembre, presso il teatro della scuola primaria Martiri Cefalonia di Parma, con l’esibizione della Children’s Orchestra Orff, diretta da Ailem Carvajal. A fare gli onori di casa, Nadia Malcisi, Dirigente dell’IC Salvo D’Acquisto, insieme all’insegnante Chiara Capelli e all’educatrice Daniela Serventi, oltre ad Elisabetta Zanichelli in rappresentanza dell’USR Emilia-Romagna e a Chiara Rossi, responsabile dell’Ufficio Progettazione Educativa del Comune di Parma. Presenti all’evento Alida Guatri, Coordinatrice locale Mus-e Parma e Sergio Bernasconi, Presidente Comitato Mus-e Parma, che ha dichiarato: “È una grande soddisfazione essere qui per questa iniziativa bellissima, che nasce oltre una decade fa e che si rinnova ogni anno come punto di riferimento delle insegnanti e della comunità locale. Siamo molto felici che la Fondazione Anna Mattioli abbia aderito a questo nostro progetto e ci stia aiutando con impegno e competenza, nella convinzione maturata di come l’arte, la cultura e la collaborazione istituzionale siano fondamentali per la reale integrazione dei bambini con problematiche di varia natura, sia fisica che psichica, sociale ed economica: un modello meraviglioso, che ci tocca il cuore”. Roberto Pagliuca, Presidente della Fondazione Anna Mattioli, ha a sua volta sottolineato gli elementi di forte assonanza tra le finalità delle due Fondazioni: “Per una Fondazione come la nostra, che si prefigge di dare nutrimento e sostegno alle radici più vulnerabili della società, è stato naturale aderire con entusiasmo alla proposta della Fondazione Mus-e di Parma, per affiancare percorsi di cura tradizionali con metodi, strumenti ed attività, come il gioco e la musica, che possono rafforzare il senso di coesione e favorire l’accettazione delle differenze come elemento di stimolo educativo ed arricchimento, nel percorso di formazione e crescita dei più piccoli, con particolare attenzione ai più fragili” All’evento è intervenuta anche Cristina Terribili, Psicoterapeuta e Consulente scientifico della Fondazione Anna Mattioli, che, forte della sua pluriennale esperienza nel settore, in Italia e nel mondo, ha così concluso: “La musica da sempre è sinonimo di benessere e suonare insieme permette una narrazione di storie di vita e di creatività che superano ogni tipo di barriera. Un intervento a sostegno dei bambini attraverso la musica non permette loro solo di sviluppare abilità e competenze o di aumentare semplicemente le possibilità di mettersi in relazione con gli altri, ma di ricadere fortemente sulla qualità della vita dei piccoli, migliorando quel processo di sicurezza e di appartenenza che permetterà loro, un giorno, di autodeterminarsi. Se una persona, anche in condizione di fragilità, è in grado di autodeterminarsi sarà in grado di poter conoscere e difendere i propri diritti e sarà in grado di inserirsi a pieno titolo nelle maglie della società. Alla musicoterapia, dunque, non compete il compito di guarire ma il potere di facilitare quei processi che permettono ad ognuno di potersi sperimentare e accrescere nella consapevolezza di sé”.

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