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Tardini, il comitato boccia il progetto definitivo: "Non è cambiato nulla: si scaveranno 60 mila metri per realizzare il parcheggio"

Le note tecniche del gruppo Tardini sostenibile: "E' sempre prevista la totale demolizione e ricostruzione e le nuove funzioni commerciali private e per un centinaio di eventi, oltre alle partite"

"E’ stata ultimata l’analisi e la valutazione approfondita - si legge in una nota - dell’intera documentazione da parte del gruppo tecnico del Comitato Tardini Sostenibile e dei suoi diversi collaboratori, del progetto definitivo del Parma Calcio del nuovo stadio Tardini, già in conferenza dei servizi. A due anni dal progetto preliminare possiamo dire con certezza che - come avevamo previsto - nulla nel definitivo è cambiato.2. Render terrazzo interno

Stessa impostazione costruttiva del manufatto all’interno dell’area perimetrata (totale demolizione e ricostruzione) e delle sue nuove funzioni commerciali private e per eventi (un centinaio, fra grandi e piccoli, oltre le partite di calcio),che a medio e lungo termine impatteranno sulle (già fragili) attività economiche circostanti, provocando anche un progressivo squilibrio nei rapporti con il centro storico. Medesima la richiesta di concessione gratuita per 90 anni. Si conferma l’abbattimento degli ultimi alberi presenti e lo scavo di circa mc. 60.000 di terreno per la realizzazione del parcheggio, parte del quale in area vincolata, e degli altri volumi interrati. Sono rimaste identiche le irrisolvibili criticità del Piano economico finanziario. Irrisolte le pesanti ricadute sul contesto urbano, e ignorate le gravi ripercussioni sulla qualità della vita complessiva della città dal punto di vista ambientale, sociale ed economico. 

Le uniche variazioni che emergono dalle tavole di progetto sono, parrebbe impossibile, addirittura peggiorative. L’area disponibile viene completamente saturata di manufatti che presentano: • l’aumento complessivo di volumetria, con un generale avvicinamento ai confini e alle abitazioni limitrofe e il restringimento del corridoio perimetrale; • l’aumento dell’altezza della tribuna ovest di m. 8.53, incombente sugli edifici e incompatibile col disegno urbano e storico del contesto; • inserimento di nuovi fabbricati commerciali, parte dei quali su area sottoposta a vincolo di tutela ministeriale, nel progetto totalmente ignorato. 

Nel dettaglio, nel Progetto definitivo del Parma Calcio si evidenziano i seguenti numerosi punti rimasti irrisolti. A) Rispondenza alle prescrizioni della Conferenza dei servizi del Progetto preliminare Urbanistica  Nessun adeguamento alle osservazioni degli uffici urbanistica del Comune di Parma circa i parametri urbanistici e alle N.T.A. (norme tecniche di attuazione).  Nessuna rispondenza agli obiettivi e agli indirizzi del PTCP (piano territoriale di
coordinamento provinciale).  Nessuna rispondenza alle quantità minime di dotazioni di sosta in prossimità dell’impianto e alle normative in materia di parcheggi per impianti sportivi: N.T.A. - CONI - NORME MINISTERIALI. 

 Nessuna soluzione strutturale ai problemi di viabilità delle aree adiacenti all’impianto e che si ripercuotono a un vasto quadrante della città, fino alle tangenziali. Il carico urbanistico del nuovo impianto sportivo grava pesantemente sulla qualità della vita dell’intera cittadinanza, con conseguenze rilevanti anche in termini economici, configurandosi come insormontabile pregiudizio al conseguimento degli obiettivi di rigenerazione e riconversione ambientale che la città intende perseguire.

Ambiente e Sicurezza
 La relazione acustica evidenzia il superamento dei parametri acustici durante tutti gli eventi, considerati quindi come “oggetto di deroga”. Il nuovo impianto, inserito fra edifici residenziali, dovrà perciò derogare i limiti di zona. Situazione non conforme per un impianto di nuova realizzazione.

 La relazione idraulica di ricarica degli acquiferi non analizza l’inserimento di strutture interrate per circa 12000 mq., che in pieno centro città alterano situazioni già compromesse dalla siccità. Sono verosimilmente prevedibili quindi nuovi cedimenti per i fabbricati limitrofi e l’aumento dell’aridità del terreno delle aree esterne all’impianto, con pesanti conseguenze sulla salute e la stabilità del verde profondo delle abitazioni private perimetrali.

 L’intera area dello stadio si configura come Rete ecologica urbana – Verde Pubblico. Nel progetto definitivo vengono totalmente ignorate tutte le funzioni e i fini indicati nel PSC per queste aree.

 Percorso ambientale totalmente ignorato. Tutti gli elaborati sono privi di ogni rispondenza alle matrici di sostenibilità.

 Isola di calore: in pieno centro città viene creata una grande isola di calore, con mega impianti interni che rilasciano gas serra in atmosfera e con circa 10000 metri quadrati di pareti metalliche che contribuiscono all’incremento della temperatura.

 Il perimetro di massima sicurezza, che è quello stretto corridoio tra le alte pareti in metallo del nuovo progetto e il muro di cinta perimetrale, in cui si riversa il pubblico in caso di pericolo, è anche l’unica strada percorribile dai mezzi di soccorso. Situazione non conforme alle norme di sicurezza.
Piano economico-finanziario e asseverazione 

• Il piano economico-finanziario (PEF) del progetto preliminare era stato bocciato dall’advisor esterno incaricato dal Comune. Nonostante questo, il RUP (responsabile della conferenza dei servizi) aveva demandato la soluzione delle problematiche finanziarie al progetto definitivo e alla sua asseverazione.

• Il PEF del progetto definitivo ricalca esattamente il precedente, e i valori di redditività - già definiti dall’advisor irrealistici - vengono addirittura incrementati, e in modo del tutto arbitrario. Il PEF del preliminare era stato bocciato dal consulente esterno del Comune: questo lo sarebbe dunque a maggior ragione.

• La (famosa) asseverazione, effettuata da una società terza chiamata dal proponente, nel suo documento di Asseverazione, dopo una breve valutazione dei conti, si affretta però a dichiarare che tutti i dati presenti nel piano sono “ipotesi di funzionamento” che possono anche non verificarsi. Con questa NON ASSEVERAZIONE il Comune cede gratuitamente al proponente il nostro bene per 90 anni (per sempre).

B) Rispondenza alle indicazioni del “percorso partecipato”
Il “percorso partecipato” promosso dal Comune - sebbene non predisposto in forma regolamentare alle norme - ha indicato nella quasi totalità degli interventi dei partecipanti la volontà di procedere solo col recupero dell’impianto attuale, operando esclusivamente migliorie strutturali e prestazionali dell’esistente. Se la scelta, invece, fosse stata quella della demolizione con ricostruzione, e dell’incremento di nuove funzioni, gli interventi hanno sottolineato l’esigenza di delocalizzare l’impianto e di recuperare quello esistente per sport dilettantistici. Il progetto definitivo presentato non ha tenuto conto di nessuna delle indicazioni maggioritarie dei cittadini di Parma.

C) Rispondenza alle richieste della petizione popolare e alle prescrizioni contenute nella successiva delibera di Giunta

Dopo il “percorso partecipativo”, la petizione “Fermiamo il nuovo stadio Tardini”, sostenuta da 21 associazioni e comitati locali, ha raccolto 8241 firme di cittadini residenti a Parma. A seguito di questa imponente manifestazione popolare che chiedeva di rivalutare l’interesse pubblico dell’opera, la “nuova” delibera di Giunta ha formulato 11 prescrizioni a cui il progetto definitivo avrebbe dovuto attenersi. Questo non accade: il progetto definitivo disattende la quasi totalità delle indicazioni di delibera. I punti di maggiore gravità: • “una più organica integrazione nel contesto affinché l’architettura sia congruente con la cornice e possieda caratteri di sobrietà sia nei tratti distintivi dell’immagine complessiva dell’intervento che nella impostazione dell’impianto tipologico”. Ignorato: il manufatto è più voluminoso, alto, incongruente e impattante sul contesto urbano storico dell’area.
• “consistente e sostanziale riduzione della durata della concessione”. Ignorato: 90 anni erano e 90 sono restati. • “spazi esterni attrezzati ed aperti al pubblico, con incremento dell’equipaggiamento vegetazionale”. Ignorato: vengono eliminati i tigli secolari e l’area tutta cementata e con una
arena metallica, e saturata di nuovi fabbricati destinati al commercio, unica funzione “sociale” promossa.

• “sostenibilità economico-finanziaria della proposta, rifunzionalizzando gli elementi della costruzione che possano essere utilmente conservati, con conseguente riduzione del costo dell’investimento inziale” con particolare riguardo al mantenimento della Tribuna Petitot. Totalmente ignorato: l’intervento è di demolizione e ricostruzione, e i costi sono lievitati. • garanzia delle più rigorose verifiche tecnico scientifiche circa la realizzazione di un eventuale parcheggio sotterraneo, al fine di evitare qualsivoglia interferenza negativa di tale opera”. Ignorato: la rimozione di circa 12.000 mq di terra - fra parcheggio interrato e tutti i servizi sotterranei previsti - causerà serie alterazioni alla (esigua) acqua di falda, con gravi conseguenze sulla stabilità degli edifici della zona e sulla salute e stabilità del verde profondo limitrofo.

• “individuazione di strategie funzionali a ridurre l’impatto degli eventi sportivi sulle aree di transito cittadine, con gestione e controllo del flusso veicolare, residenziale e di tifoseria oltre che con regolamentazione della sosta per i mezzi di trasporto”. Irrisolto, perché irrisolvibile: il
carico urbano e i costi ambientali e sociali sulla città vengono ignorati. D) Rispondenza al decreto di vincolo ministeriale di tutela del bene culturale della Soprintendenza di Parma, sostenuto nel successivo decreto decisorio del Ministero della Cultura

Nessuna: il progetto definitivo non tiene conto nemmeno dell’esistenza del vincolo, occupandone le particelle spaziali di ‘vuoto architettonico’ a ridosso dell’ingresso monumentale con nuovi fabbricati fuori terra, eliminando il viale alberato e scavando il parcheggio interrato sotto il suo sedime.
E) Rispondenza alle sentenze dei 3 gradi di giudizio del TAR, anni 1992/1998  l’inammissibilità ad una demolizione e ricostruzione.

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