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Cronaca Cortile San Martino / Strada Comunale Paradigna

Cft, i lavoratori sollecitano la Fiom: "Rispondere in maniera ferma"

Cft di via Paradigna. Ormai è una lotta simbolica per tutti gli operai di Parma. Nel 2010 i lavoratori vinsero fermando i licenziamenti. Oggi la lotta riprende e Catelli schiera le guardie di sicurezza. "Suicidio del gioiello della Food Valley"

La Cft di via Paradigna sembra essere il simbolo degli ultimi anni di mobilitazione degli operai a Parma. Una lotta vinta nel 2010 dopo i blocchi dei cancelli e delle merci. Una lotta che sta riprendendo nel 2013 con un primo sciopero di 4 ore con presidio ai cancelli e blocchi ad intermittenza dell'Asolana. La novità di questi giorni sono le guardie di sicurezza, chiamate dall'imprenditore Roberto Catelli per impedire ai lavoratori di protestare di fronte ai cancelli. Oltre ai bodyguard le transenne, protagoniste delle immagini dell'ultimo sciopero. 

Poi c'è Roberto Catelli, vicepresidente dell'Unione Parmense degli Industriali, proprietario della Cft che ha ereditato dal padre Camillo. Un gioco di forza difficile per i lavoratori che stanno studiando quali azioni mettere in campo. La Fiom ha la maggioranza della Rsu e sta gestendo la vertenza sindacale: un gruppo di lavoratori si dice preoccupato per il futuro dell'azienda e sollecita il sindacato ad una risposta ferma. 

"Per la terza volta in tre anni -si legge in una nota di alcuni lavoratori - la CFT licenzia. L'ennesima procedura di mobilità avviata dall'azienda di Parma ha il sapore dell'atto finale, del suicidio di una realtà ex leader del proprio settore. La storia imprenditoriale di Roberto Catelli, titolare e presidente, parla chiaro: 15 anni fa prendeva in mano le redini dell'azienda fondata dal padre Camillo nell'immediato dopoguerra e cominciava una devastazione fatta di continui licenziamenti e ridimensionamenti che non si è mai arrestata, lasciando una lunga scia di sangue ed una profonda cicatrice nella comunità parmigiana, costituita ad oggi da oltre trecento licenziamenti. 

Lo scorso 13 giugno, ad un anno dall'accordo che ha visto una ventina di lavoratori uscire definitivamente dall'azienda con un incentivo, la CFT comunica ai sindacati l'apertura ufficiale delle procedure di mobilità per ulteriori 64 unità sui 192 rimanenti tutt'ora in forza, con chiusura quasi totale dei reparti produttivi e conseguenti esternalizzazioni e delocalizzazioni. Sarebbe la fine della secolare, pluridecorata e globalmente apprezzata impiantistica agroalimentare di Parma, orgoglio della "Food Valley", un patrimonio fatto di maestranze esperte, qualificate e professionali, non facilmente rimpiazzabili sul mercato. 

Nel 2010 il padrone fu costretto a ritirare le annunciate 48 mobilità grazie alla forte risposta dei lavoratori che operarono una sorta di strettissimo embargo con chiusura totale dei cancelli costringendo il padrone a più miti consigli. Questa volta per impedire che ciò potesse ripetersi, dopo aver svuotato i reparti portando in altri siti le macchine e i quadri elettrici in costruzione, viene assoldata tramite agenzia una squadra di guardie private col compito di sorvegliare l'ingresso principale e impedire che nel perimetro dell'azienda i lavoratori possano tenere assemblee non autorizzate e forme di protesta organizzate, di fatto limitando fortemente l'agibilità sindacale. 

La reazione della FIOM-CGIL, che ha nelle R.S.U. della CFT la maggioranza, si è concretizzata, seppur tardivamente, con uno sciopero di 4 ore con presidio ai cancelli della fabbrica, partecipato anche da numerosi delegati di altre aziende metalmeccaniche della provincia, sfociato poi nell'interruzione di una arteria stradale adiacente lo stabilimento. Una iniziativa sicuramente riuscita, ma che non risolve la questione degli esuberi. La convocazione di uno sciopero provinciale di categoria, meglio se generale, ci pare quantomeno dovuto vista la gravità dell'atto intimidatorio, ed uno stretto coordinamento con altre realtà del territorio in lotta sarebbe auspicabile. Il tutto in tempi brevissimi perché mai come in questo caso il fattore tempo è determinante.

La CFT ha una seconda divisione chiamata "CFT Packaging" che non ha grossi problemi di mercato e commesse e nell'ultimo anno pare abbia addirittura assunto del personale.  "Se così fosse, ci potrebbero essere gli estremi per un esposto alla magistratura. Sarebbe chiaramente une violazione delle leggi vigenti e rivendicare che eventualmente la divisione Packaging assorba il personale in esubero nella divisione Processing è una delle proposte delle quali la FIOM dovrebbe farsi carico insieme ovviamente al ritiro delle procedure di mobilità e l'utilizzo di tutti gli ammortizzatori sociali alternativi, strumenti dei quali, per altro, la CFT non ha mai fatto uso preferendo i licenziamenti collettivi ai contratti di solidarietà, la cassa  integrazione speciale, etc..

Un immediato coinvolgimento dei lavoratori del Packaging, che hanno nella lotta dei loro colleghi di Parma un riferimento che potrebbe a breve interessarli, è fondamentale per le sorti della vertenza che, se vittoriosa, fungerebbe da importante deterrente per il padrone. La FIOM ha una grande responsabilità nella lotta appena iniziata, i lavoratori della CFT e di tutta Parma attendono e osserveranno con attenzione quello che la segreteria provinciale sarà in grado di mettere in campo per opporsi a tanta offensiva arroganza che rischia di diventare un pericoloso precedente per la città e la provincia. Il padrone della CFT, fra l'altro vice presidente dell'Unione Parmense degli Industriali, vuole lanciare un sinistro messaggio, sta ai lavoratori e alla FIOM rispondere in maniera ferma e adeguata. 

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