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Cronaca

Cosi l'Ndrangheta emetteva fatture false attraverso tre società di Parma

Ecco come avveniva il 'postagiro' dei soldi

Sulla carta erano società attive a Parma - nel campo dell'edilizia, della meccanica e commercio di autovetture - ma in realtà erano società di comodo che, secondo quanto emerso dalle indagini dell'operazione Chrysalis portata avanti dalla guardia di finanza e dai carabinieri, sarebbero state utilizzate dall'Ndrangheta, in particolare dalla cosca emiliana, tra il 2016 e il 2019 per l'emissione di fatture false, per operazioni inesistenti. Secondo la ricostruzione degli investigatori anche se le società avevano ufficialmente degli amministratori questi sarebbero stati solo dei prestanome. La gestione concreta di tutte le società sarebbe stata portata avanti da un 51enne calabrese, residente a Cadelbosco Sopra, in provincia di Reggio Emilia ma a pochi chilometri da Parma, considerato vicino alla criminalità organizzata.

Ma qual'era il vantaggio, per l'organizzazione criminale, che derivava dall'emissione delle fatture false? Si parla di operazioni per 10 milioni di euro. In sostanza questo meccanismo consentiva ai beneficiari di evadere le imposte sui redditi e l’Iva e all'organizzazione criminale di crescere sempre di più, oltre all'arricchimento dei singoli affiliati. Se emetto una fattura ma l'operazione non è mai avvenuta riesco ad evadere l'Iva, oltre le imposte sul reddito. Con questo meccanismo che sarebbe andato avanti per tre anni il 51enne sarebbe riuscito a guadagnare 2.5 milioni di euro. Una cifra che equivale al valore delle imposte evase. 

Come avveniva il 'postagiro' 

Nel concreto il meccanismo che stava alla base del giro di fatture false - secondo quanto ricostruito dal Nucleo di Polizia Economico Finanziaria della guardia di finanza di Reggio  Emilia - era molto semplice. Ogni giorno, le società ricevevano alcuni bonifici con la causale per un'attività o un servizio che in realtà non veniva mai effettuato. Anche perchè le aziende non avrebbero avuto i mezzi per poterli svolgere ma sarebbero state create ad hoc proprio allo scopo di creare il meccanismo illecito. Alcune persone si occupavano poi di ritirate il denaro in contanti dagli uffici postali: i soldi venivano subito restituiti a chi aveva disposto il bonifico. 

Case e auto di lusso: com'è nata l'inchiesta 

L’indagine, denominata Chrysalis, ha portato al sequestro di 2.5 milioni di euro, a 15 avvisi di garanzia con l'ipotesi di accusa di frode fiscale agli amministratori e ai prestanome delle società coinvolte. Queste persone sono accusata in concorso e a vario titolo di emissione e utilizzo di fatture per operazioni inesistenti e infedele dichiarazione dei redditi. Ci sono state perquisizioni, oltre che a Parma anche Reggio Emilia, Torino, Genova e Crotone.  Tutto è nato dagli accertamenti svolti sul conto corrente del 51enne calabrese, che vive a Castelnovo Sopra, tenuto sotto controllo dalla finanza perchè ritenuto vicino alla cosca emiliana dell'Ndrangheta. Il suo tenero di vita si era alzato negli ultimi anni: aveva acquistato una casa di alto valore economico, oltre a diverse auto di lusso e di grossa cilindrata. Da qui gli investigatori hanno ricostruito il giro delle fatture false. 

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