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L'INTERVISTA

Buffon a cuore aperto: "L'idea di tornare a Parma è stata clamorosa"

L'ex capitano crociato ai canali ufficiali: "Spero di non aver deluso i tifosi come uomo e come sportivo. Ho spinto sempre per evitare loro le delusioni della sconfitta. Ho in mente l'abbraccio post Cagliari: lo porterò sempre con me"

"L'altro giorno leggevo una frase bellissima di Pirandello, non so perché è saltata fuori ma l'ho presa subito. Diceva: 'Nel corso della tua vita incontrerai molte maschere e pochi volti'. Io ho la presunzione di poter dire che chi ha incontrato me ha incontrato un volto. La vera vittoria di un uomo è questa". Si chiude così l'intervista confezionata dal Parma a Gigi Buffon. La carriera leggendaria del portiere più forte di sempre si è aperta e chiusa a Parma. Una favola lunga ventotto anni, "un risultato incredibile e quasi impensabile per il livello di performance che ho mantenuto in questi anni - spiega Buffon ai canali ufficiali del club - che dà il reale valore a quello che ho fatto. Se mi guardo indietro sono volati".

Tutto e cominciato a Parma, nel 1995. Il big bang di Buffon è partito da lì: ''Parma e la gente di Parma la ringrazierò sempre, perché mi ha dato tanto in questi anni. Il 19 novembre 1995  tutto è cominciato da lì.. È stato quello il momento in cui il mondo calcistico ha imparato a conoscere Buffon, l'inizio di un percorso, di una camminata, di una corsa incredibile senza mai tirare il fiato. In questi 28 anni, nella mia storia calcistica e sportiva, ho scritto anche una parte di storia della nostra nazione. Riuscire a caratterizzare e catalizzare le emozioni e i sentimenti di parte della gente sportiva italiana è stata una grandissima gratificazione". 

Come è nata la decisione di smettere? "Parte già dall'anno scorso, nel quale ho fatto sette mesi importantissimi a Parma, di grandissimo valore. Poi da febbraio devo dire che ho cominciato ad avere qualche fastidio reiterato. E dentro di me ho pensato che bisognava cogliere questi segnali. Il mio obiettivo, uno dei motivi per i quali sono tornato a Parma, era quello di riportare il club in Serie A. Mi sono detto di continuare alla fine dell'anno, anche sulla base del contratto che avevo. Se invece fosse diventata una cosa singhiozzante, ne avrei preso atto e sarei tornato indietro. Questa appena conclusa è stata una stagione difficile, almeno all'inizio. Sono partito in ritardo, poi mi sono fermato, sono rientrato. Nel 2023 ho trovato una bella continuità, saltavo qualche partita come da programma. Serviva anche per dare a Chichizola un po' di continuità e la possibilità di sentirsi sempre pronto. Mi ero preparato in maniera perfetta per i PlayOff, mi accorgevo di stare molto bene. Fisicamente e mentalmente. Negli ultimi venti giorni avevo ritrovato una grande lucidità, dovuti allo stimolo dei PlayOff. Sognavo di chiudere questo percorso con la Serie A. A Cagliari era cominciata benissimo, poi a fine primo tempo ho sentito quel fastidio al polpaccio: mi si è infranto il sogno, perché certe sensazioni sono difficili da spiegare se non sei stato sul campo e dentro l'arena, ma avevo la percezione di essere in una condizione psicofisica perfetta, non temevo che potessimo perdere né subire gol. E quando pensi questo stai bene. L'infortunio e la conseguente sconfitta con il Cagliari, con conseguente eliminazione dai PlayOff non mi ha aiutato a tornare indietro. Bisogna essere un po' fatalisti: credo che la vita sia stata molto benevola con me, ogni tanto ti lancia dei segnali che devi essere anche bravo a cogliere. L'idea di ricominciare di nuovo con una preparazione in salita, per la serietà che penso di aver sempre avuto e per il rispetto che ho avuto degli altri, non mi andava giù. Credo che quella presa fosse l'unica decisione giusta". 

Ed è li che Gigi ha versato lacrime per il Parma. "Sono state il risultato di una serie di emozioni. In quel momento erano di dispiacere, per non aver regalato a Parma, ai suoi tifosi alla gente, la Serie A. E poi per l'emozione, nonostante la delusione, di vedere i nostri tifosi che avevano capito lo sforzo profuso e avrei voluto che quell'abbraccio non finisse mai. Emozionalmente molto forte. Parma e la sua gente la ringrazierò sempre, perché mi ha ridato in questi due anni  davvero tanto. Sotto ogni aspetto. Spero di non averla delusa. Perché alla fine sportivamente parlando gli obiettivi erano altri, però personalmente i motivi per i quali sono tornato, tra i motivi, c'erano molto più importanti del risultato sportivo. E io in quei motivi e per quei motivi, ho fatto un certo tipo di scelta senza rimanerne deluso. Sono ancora oggi felicissimo di averla fatta e la rifarei mille volte".

Il rapporto con Krause: "Posso solo ringraziare il presidente. È una delle migliori persone che ho conosciuto nel calcio. Perché, al di là delle idee condivisibili o meno, ha un entusiasmo che contagia, è una persona vera che ha visione. Mi affascina, ha una grande credibilità. Posso solo dirgli grazie, come pure ai direttori. In questo mese ogni dieci giorno si faceva una riunione, in cui mi hanno fatto sentire dentro. Tutta questa vicinanza non dovuta mi ha dato idea dello spessore delle persone. Grazie per avermi regalato un sogno. A 43 anni l'idea di tornare a Parma e giocare per questi colori, per questa gente, ricominciare da capo e riavvolgere il nastro è stato clamoroso. Spero di non averlo deluso come sportivo e come uomo". 

I tifosi? "Secondo me hanno sempre percepito in me qualcuno che interpretava il ruolo del portiere, del giocatore, in un modo diverso. Perché secondo me loro si sono sempre sentiti rappresentati da me per il modo nel quale mi sono espresso in campo, per quanto ho sempre tenuto alle maglie per le quali ho giocato. Difendere determinati colori significa portare rispetto alla gente che ti viene a vedere. Ho fatto tredici anni al Parma, venti anni quasi alla Juventus: non ho mai baciato scudetti né gesti eclatanti, ma senza farli il tifoso aveva la percezione di quanto tenessi a questi colori e quanto rispettassi i sentimenti"

Ringraziamenti? "Con migliaia di persone ho condiviso qualcosa di importante. Posso solo ringraziare i miei compagni. Se sono diventato qualcuno molto merito è anche loro, se ho vinto qualcosa è merito anche loro. I presidenti che hanno investito in me, i tifosi che mi vedevano come un guardiano della loro fede. Da sportivo le delusioni le ho avute nelle sconfitte, perché il dispiacere, la frustrazione e il malessere si sviluppava sui miei tifosi. Ho spinto per non deludere loro".

Si chiude quella che è stata una delle pagine più intense del calcio, della vita di un uomo che ha saputo cambiare il ruolo di portiere. "È stata una magia bellissima perché mi ha permesso di mettere dentro chi sono io. Quando entravo in campo mi sentivo completamente disinibito. Veniva fuori quello che sono, il campo è stato l'unico luogo in cui mi sono espresso per quello che sono. Finisce quello, ma devo essere sincero: non ho nessun cruccio, non ho nessun ripensamento e neanche un dispiacere. Questa è la cosa che mi fa felice. Non ho paura del dopo, per tanti motivi: perché ho una bellissima famiglia, ho dei  figli per i quali devo spendermi un po' di più, una bellissima moglie con la quale sono in sintonia, o ancora dei genitori che vanno più sostenuti in questo momento e poi delle sorelle, dei nipoti. La polisportiva Buffon prosegue". 

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