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FINISCE UN’ERA

Buffon, la fine di un'era

Lascia il calcio un mito che ha infranto ogni record sfidando il tempo, l'unico avversario capace di costringerlo alla resa

Il tempo è scaduto pure per un supereroe che, proprio con il tempo, sembrava aver stretto una specie di legame eterno. Saluta anche l’ultimo campione del Mondo rimasto in attività, uno che ha sfidato tutti, anche Crono: l’unico che l’ha vinto, a 45 anni. Gigi Buffon ha appeso i suoi guantoni al chiodo, gli stessi che hanno stretto sogni, asciugato lacrime, brandito orgoglio e speranze. Le sue, quelle di milioni di tifosi, di migliaia di sportivi che anche solo per un giorno si sono sentiti un po’ Buffon. Dei bambini, che nelle loro formazioni ideali sui quaderni della scuola, sui loro diari, partivano sempre dal suo nome. Dei più grandi, che si sono esaltati vedendolo volare da un palo all’altro. Dei tifosi del Parma che con lui hanno sognato in passato e sono tornati a sognare dopo il suo ritorno. E’ finita l’era di chi ha cambiato faccia al ruolo del portiere, di chi ha infranto record, giocando per più di ventotto anni, 10mila giorni, 657 partite in Serie A (nessuno come lui), con annesso record di imbattibilità: 974’ senza subire gol. 176 partite in Nazionale, 80 con la fascia al braccio. 

Gigi Buffon - foto LaPresse-3

È difficile celebrare i miti, soprattutto nel calcio: se dei portieri ricordi le parate, dei difensori le entrate e degli attaccanti i gol, dei miti è complicato parlare. Buffon è stato ed è un mito. Saluta un campione che al calcio ha chiesto tanto e dato tantissimo, portandosi a casa 10 scudetti con la Juventus, 6 Coppe Italia (una con il Parma), 7 Supercoppe Italiane (una con il Parma), una Ligue1 e una Coppa di Francia (con il Psg), una Coppa Uefa (con il Parma), un Mondiale, un Europeo U21, un trionfo ai Giochi del Mediterraneo e un campionato di Serie B con la Juventus. Ci aveva riprovato a Parma, nella sua Parma, nella città che lo ha lanciato da ragazzino, protetto e riabbracciato da uomo, quando era ora di chiudere il cerchio che purtroppo è rimasto aperto. Peccato, sarebbe stata la conclusione di una carriera perfetta, comunque strepitosa: leggendaria. Maledetto tempo, groviglio di memorie e ricordi impressi nelle memorie di padri e figli: tre decadi segnate da mani giganti che hanno respinto ogni tipo di pallone, intimorito avversari di tutto il mondo e vinto anche il male oscuro della depressione. Buffon ha segnato epoche diverse, con il suo addio al calcio sono tramontati, di colpo, i sogni di un tempo che non ritorna. Vittorie e sconfitte, sorrisi e lacrime, esultanze e cadute che hanno fatto rumore. Nel giorno dell'addio, tutti in piedi davanti a Gigi Buffon, monumento di un calcio che per ventotto anni è stato il suo, quello che ha visto Superman per la prima volta completamente nelle fattezze dell'uomo: faccia da guascone, occhiolino e sorriso che riempie il viso. Pollice alto, l’altra mano aperta che stavolta non serve a deviare nessun pallone. Si muove da destra a sinistra per salutare: perché il tempo è scaduto pure per lui, per Gigi Buffon, uno che con il tempo sembrava aver stretto una sorta di legame eterno. 

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