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IL PERSONAGGIO

La telefonata alla madre, l'abbraccio con Pizzi: Camara, gol d'antologia e ora aspetta il rinnovo

La rete capolavoro lancia la fuga del Parma. Dedicato ai compagni: nello spogliatoio grande clima di festa. Il centrocampista ivoriano ha fatto saltare di gioia Fabio Pecchia a fine gara

È arrivato fino ad Abodo, quel pallone che Drissa Gui Camara ha calciato con tutta la sua forza, infilandolo alle spalle di Joronen. L'urlo di gioia, sovrastato dal boato del Tardini, si è sentito fin nel distretto di Abidjan, nel cuore dell'Africa dove il calcio, come nel caso di Drissa Gui, può salvarti la vita nel nome di Yaya Touré o Gervinho, idoli di Camara. Minuto 100 di una partita tirata: il Venezia ha appena sfiorato il vantaggio con un colpo di testa di Altare passato davanti a Chichizola e spentosi fuori. In una delle ultime azioni, il Parma si è spinto in avanti e sta battendo un angolo. La palla viene messa fuori dalla difesa lagunare e arriva di poco oltre l'area di rigore dove ben appostato, come uno che sta aspettando il suo destino, c'è Drissa Gui Camara, classe 2002, ivoriano di nascita ma parmigiano d'adozione. Uno sguardo al cielo mentre controlla il pallone che scende, poi la gamba destra che parte e colpisce bene, troppo bene la sfera fino a spedirla con un arcobaleno in porta. Da lì è stata tutta una danza: una coupé-décalé, un misto di acrobazie e movimenti freestyle in cui Drissa Gui e soci si sono esibiti.

LA FUGA

Coupé-décalé: prendi e porta a casa, tradotto. Prendi tre punti e infilali nel granaio: fanno volume, sono importanti. Chissà se Camara, sommerso dai compagni nell'abbraccio finale, ha avuto il tempo di rendersene conto del suo capolavoro. Il suo destro è stato così forte che ha mandato un messaggio chiaro al campionato. Il Parma è in fuga, anche se nessuno lo dice. Pecchia cerca di tenere basse le ali dei suoi, ma è stato il primo che ha stretto i pugni e ha esultato come se il gol l'avesse segnato lui: "Sono contento per Camara, se lo meritava. Sono contento per la vittoria e per il gol, ma ancora manca tanto", dirà a fine gara. Insomma. Mancherà pure tanto, ma il suo Parma in 23 partite ne ha vinte 14, ha segnato 43 gol e ha accumulato 48 punti. Tanta roba. Merito anche di Camara, che per la gioia si è levato la maglia e si è preso la copertina. A fine partita, è volato fuori dallo Stadio Tardini per chiamare subito la mamma che vorrebbe portare in Italia. Il padre non c'è più, dal 2018, ma vive nel suo cuore. Ad Abodo, nel distretto di Abidjan, abita il resto della sua famiglia: madre, quattro fratelli e una sorellina più piccola. Lì la terra è mista: gialla e rossa, ogni volta che può Drissa Gui ci torna.

ALLE ORIGINI DI DRISSA

Ci è tornato a Natale, ci è tornato in estate. Ci sono i suoi affetti, i suoi ricordi. Lì è rimasto un pezzo grande di Drissa Gui che non potrà mai essere trascurato. Parte del suo stipendio va ai suoi cari, la sua è una vita semplice. Calcio e poche altre distrazioni. Come quando abitava lì. Il campetto in terra, il Maracanà, era un diversivo importante. Dentro c'erano pietre e sassi. Ciottoli che Drissa Gui e i suoi amici dribblavano a piedi nudi. Anche a Parma è arrivato senza scarpe da calcio: le prime gliele ha regalate il presidente dell'Audace, la fucina che ha tirato su Sandro Melli. Donategli da Luigi Mavilla, assieme a una tuta e a dei vestiti per allenarsi. Era appena arrivato dalla Costa d'Avorio in mezzo a uno di quei tanti viaggi della speranza, organizzati da un sedicente agente finito nei guai con l'accusa di immigrazione clandestina che ha coinvolto 5 giovani promesse ivoriane tra i 13 e i 17 anni, portati in Italia attraverso documenti prodotti in Costa d'Avorio che attestavano falsi rapporti di parentela tra gente del posto e residenti in Italia per una pratica di ricongiungimento familiare. Dormiva in via Galimberti, il suo talento ha rischiato di essere oscurato dalla nebbia. Perché quella sera di fine gennaio 2017, nella sfida tra Audace e Colorno, Camara ha giocato il terzo tempo e Fausto Pizzi, allora ex responsabile del Settore Giovanile del Parma lì per lui, era praticamente andato via alla fine del secondo. Poi viene richiamato da un dirigente che gli aveva appena sussurrato: "Sta per entrare Camara, resta".

Pizzi e Camara si abbracciano dopo il gol-2

IL SUO MENTORE

Meno male che è rimasto. Numeri da circo e gol che gli valgono il Parma. Da quel momento non vedrà la sua famiglia per anni, stringerà i denti, supererà gli infortuni (l'ultimo nell'estate scorsa, proprio sulla terra battuta di Abodo dove - quando torna - si diverte a sfidare i suoi amici e a segnare tanti gol in campi sgangherati dove c'è l'essenza di quella terra. Il professor Lasse Lempainen, un luminare finlandese che cura i migliori calciatori del mondo, gli ha ricostruito il tendine del retto femorale il 30 giugno. Oggi è a posto. Aspetta una chiamata dal Parma per il rinnovo del contratto che scade nel 2025. Per ora nessun avviso da parte del Club. Ma Drissa è sereno, attende perché vorrebbe continuare a Parma. Non ci pensa, adesso ha intesta solo un obiettivo: vincere con questo club. E dopo la partita decisa da lui, nel piazzale del Tardini c'erano alcuni tifosi francesi che lo hanno osannato: avevano appena comprato la sua maglia allo Store. C'era pure Fausto Pizzi, al quale deve tanto. Un abbraccio tra i due e una promessa. Quella di riportare il Parma in Serie A. Ieri, grazie al gol di Drissa Gui, la squadra si è avvicinata un po' di più all'obiettivo. Con quel pallone così forte che è arrivato fino ad Abodo. 

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