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Parma, che ti succede? Lento e prevedibile, non sa più vincere

Contro il Genoa un ulteriore passo indietro nel gioco. Poca brillantezza e tanta confusione, Valdes impreciso, Biabiany disordinato, Lucarelli impacciato. Unico sorriso Ninis

Cinque partite, tre punti, sei gol subiti, appena tre quelli fatti. La fotografia del girone di ritorno del Parma è questa, e non è bellissima se si considerano i buoni propositi di inizio anno, tradotti in sogni europei a stagione in corso. Attenuante, ma fino a un certo punto, è il calendario, che ha riservato nel giro di tre giornate, Juventus, Napoli e Fiorentina, con il Milan che aspetta nella prossima sfida. Prove difficili, senza dubbio alcuno e detto pure che una flessione, nel corso di un campionato, ci può stare. Ma il dato allarmante, quello emerso nella partita contro il Genoa e, in parte, scaturito anche nel secondo tempo di Firenze, è che il Parma sembra volersi accontentare. Accontentare di un buon piazzamento in classifica, accontentare e fare il "solito compitino" e accontentarsi di un posto nell'anonimato, senza schiacciare il piede sull'acceleratore quando si trova su una strada spianata, senza traffico. E' stata un po' la costante di questa stagione, fin qui piena di occasioni perse, come quella di domenica all'ora di pranzo. Con l'aggravante di un gioco poco fluido, anzi bloccato dalla lunghezza tra i reparti e dal ritmo bassissimo di impostazione. Gente che fino a qui aveva fatto la differenza, Valdes in testa, sembra aver cambiato mestiere (sicuramente registro). Appesantiti, stanchi, poco lucidi, i gialloblù sono lontani anni luce da quelli visti fino a dicembre. Colpa della preparazione forse, ma certe distrazioni possono avere conseguenze importanti. E meno male che non si lotta per mantenere la categoria. La stanchezza mentale, oltre che fisica, mostrata contro la Fiorentina nel secondo tempo, Amauri e compagni se la sono trascinata: errori in fase di appoggio ne sono la testimonianza. Soffocata da un centrocampo a cinque, che ha trovato supporto in Bertolacci guastatore e costruttore, la mediana del Parma è apparso il reparto più in difficoltà. Poco filtro e troppa distanza dall'attacco, un altro nodo che Donadoni deve sciogliere (e forse avrebbe potuto fare) con l'ingresso di Sansone, giocatore altro rispetto ad Amauri e Belfodil, a volte pigri nel cercare lo scatto, e altre troppo amanti della palla. La rinuncia al cambio può essere letta: come un tentativo di proteggersi e non scoprirsi da parte di Donadoni. Contro tre difensori massicci, come erano quello del Genoa, il brevilineo Nicola se la sarebbe potuta giocare diversamente; come un modo di accontentarsi del punticino, cercando di sbloccare la gara con qualche calcio piazzato o una mischia, come quelle prodotte a un passo dal triplice fischio. Ma questa volta non è andata bene e il punto, dopo la battaglia nell'arco dei novanta minuti, dopo due pali colpiti da Bertolacci e dopo il gioco visto sul campo, può essere considerato prezioso. In fondo un "uno" è sempre meglio che uno "zero". «Abbiamo un sogno» aveva detto Leonardi verso gli ultimi giorni del calciomercato. Ma se non si cambia registro, beh, questo è destinato a rimanere tele.

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