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Venerdì, 26 Aprile 2024
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Parma, è veramente un'impresa: sotto il diluvio non si annega

D'Aversa a fine partita polemico: "Qui si respira un'altra aria". Reazione e punto conquistato: ripartire da qui

La corsa per andare ad abbracciare Alessandro Bastoni mentre stringeva i pugni e li alzava al cielo in segno di orgoglio è stata l’immagine più sentita che Roberto D’Aversa ha regalato durante un week end zuppo di emozioni. La pioggia che si è abbattuta su Parma non ha certo fatto annegare il condottiero di una nave che sembrava alla deriva ma che in seconda battuta non ha perso la rotta ed è arrivata quasi in porto. Certo, c’è ancora un po’ di mare da fare prima di gettare l’ancora e rilassarsi per prepararsi a esplorare altre rotte, ma quello che ci ha lasciato Parma-Samp è l’immagine di uno spirito di gruppo, di una squadra, che difficilmente si sente vinta pure se di fatto lo può sembrare. E che davanti a chi è più forte (la Samp era più forte), difficilmente china il capo, soprattutto in questo periodo in cui arrendersi significherebbe ‘morire’ sportivamente parlando.

Il tempo a disposizione per curare eventuali ferite non c’è, quindi bisogna uscire da ogni battaglia cercando di perdere meno uomini possibili e soprattutto lasciando intatte le distanze con le truppe nemiche. Il punto, il quinto consecutivo, raggranellato dal Parma domenica è pesante. Il pari spettacolare, almeno per uno spettatore neutro, tra Parma e Sampdoria non ha restituito solo l’immagine solida e forte di una squadra unita. Si sa che nella nostra epoca si cavalca l’onda mediatica e si tende a considerare tutto quello che c’è dopo la partita come parte integrante della stessa. Le interviste, ad esempio, lo sono in quanto hanno un legame conseguente con le gare. I protagonisti raccontano quello che succede nei novanta minuti, portano in piazza i loro stati d’animo e le emozioni vissute durante la gara. Una gara (Parma-Samp) tesa dal punto di vista della valenza del risultato, piena di significato (non solo per lo splendido gemellaggio che lega due piazze storiche del pallone) ma soprattutto per la posta in palio.

Che pesava più per il Parma, diciamo la verità, che non per la Samp. E alla fine, a punto raggiunto e sconfitta evitata, Roberto D’Aversa ha voluto sottolineare con forza la valenza di quello che la sua squadra con lui al timone sta facendo: non tanto per lui, che vive di lavoro e sa stare sotto pressione – volendolo citare -, quanto per la squadra, che assieme al suo allenatore (lo diciamo noi) sta costruendo qualcosa di notevole, un qualcosa che può essere definita un’impresa. “Sì ma qui si respira un’altra aria” ha detto D’Aversa nel post partita, volendo sottolineare con un pizzico di ironia come spesso l’insoddisfazione dell’ambiente si ripercuota su una squadra in difficoltà dal punto di vista numerico - o così lo abbiamo inteso noi -. E che certo non brilla per il temperamento d’acciaio. E va bene che i tifosi del Parma sono dei palati fini, abituati a grandi palcoscenici, ma può capitare cha ci si debba sporcare le mani e alle volte soffrire.

Ebbene, rivendicare i caratteri dell’impresa (tornando al tecnico) è nel lecito diritto di un allenatore che è arrivato senza la fanfara e la precedenza di un’eco pesante che lo anticipasse, di cui per esempio gode chi ha raccolto meno di lui. Ma anzi, con lo scetticismo di aver allenato solamente un anno e mezzo. Nella diffidenza generale si è imposto con i risultati e i numeri che lo hanno fortificato, gli stessi che hanno permesso alla proprietà di complimentarsi con lui (e tra loro) per gli ottimi risultati raggiunti. A volte andando anche oltre (vedi la vittoria del campionato di Serie B, non prevista ‘direttamente’ ma cercata). Certo, davanti agli ultimi numeri si è autorizzati (ci mancherebbe) a storcere il naso, perché i numeri dicono che su sedici partite il Parma ne ha vinte solo due e che peggio ha fatto solo il Chievo nel girone di ritorno. Ma se i numeri sono l’unica cosa che nel calcio rimane attendibile, allora gli stessi dicono che il Parma è a un passo dal traguardo prefissato a inizio campionato, che non perde da cinque partite, che staziona a più sei dall’Empoli (con lo scontro diretto a favore) a tre giornate dal termine e che ha dietro squadre come Udinese e Genoa.

A quaranta punti, due in più rispetto al Parma c’è la Fiorentina di Muriel e Chiesa, quella che è stata prima di Pioli e ora di Montella, la Fiorentina che pensa a Faggiano per ricostruire e ripartire dopo un’annata grigia in cui ha speso quattro volte la somma spesa dal Parma per rinforzarsi. Grigia come l’umore che domenica aleggiava sullo Stadio Tardini anche dopo una rimonta ottenuta con gli sforzi di una squadra che si è ritrovata ancora più unita sotto il diluvio dei fischi che le sono piovuti addosso a metà tempo, quando si trovava sotto nel punteggio. Gli stessi che i ragazzi di D’Aversa hanno saputo trasformare in applausi a fine partita. Con la Curva che era perfettamente a conoscenza dell’importanza del risultato e che ha esultato con D’Aversa mentre correva sotto di lei per issare in alto la bandiera dell’orgoglio di chi non molla mai.

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