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Questo Parma malato preoccupa: la proprietà pretende una sterzata

Dopo la partita contro il Mantova la dirigenza e i vertici societari hanno avuto un faccia a faccia. C'è accordo su tutta la linea ma certe scelte vanno riviste. Bisogna cambiare marcia e subito

Non capita tutte le domeniche sui campi da calcio vedere una squadra che vince e che nello stesso tempo viene subissata di fischi al novantesimo. Fischi che, ahinoi, hanno superato i decibel degli applausi sabato sera, quando al Tardini è andato in scena un altro brutto Parma.

PROBLEMA PSICOLOGICO? - Che tende a peggiorare giorno dopo giorno. Per evitare che questo processo si intensifichi ogni maledetta domenica, beh, c’è da lavorare tantissimo ancora, nonostante l’inverno sia alle porte e normalmente di questi periodi le squadre, se non completamente rodate, mostrano parecchi segni di miglioramento e vanno, come si dice, in fiducia. Anche quelle che sono state costruite ex novo. Aspetti che a Parma, quest’anno, faticano ad emergere. Le facce tristi di tutto l’ambiente, squadra, allenatore, proprietà e tifosi, sono sintomatiche di parecchie cose che non vanno, a dispetto di quello che una decina di giorni fa, il presidente Nevio Scala andava decantando nell’acclamatissima conferenza stampa congiunta. Stretto in mezzo ad Andrea Galassi e Lorenzo Minotti, la triade ribadiva un concetto importante: “C’è poco da migliorare in questa squadra” e, a chi chiedeva se il problema, o uno dei tanti, fate voi, fosse psicologico, loro rispondevano picche. “Pensiamo di parlare in italiano – diceva Minotti – e non ci sembra di aver detto una cosa del genere, non è così”. Ditelo al povero Gigi che, anche nel dopopartita di Mantova, con l’1-0 strappato e difeso (male) con le unghie e con i denti sul campo, si è presentato in conferenza stampa dicendo che probabilmente la squadra soffre il Tardini in questo momento. E ha tirato in ballo la pressione, elemento riconducibile all’aspetto psicologico. E qui, italiano a parte, c’è poco da capire.

PEGGIORAMENTI - Restano invece irrisolti gli altri misteri di questo Parma 2.0 che non riesce proprio a partire, o meglio a capire come fare per partire, nonostante si trovi a tre punti dalla vetta. I diciotto dei crociati rispetto ai ventuno del Bassano sono una sciocchezza, una partita di differenza, uno scontro diretto. Ma non è questo il problema. O meglio, è l’ultimo di una lunga serie. Sì perché quello principale, per ora, è che il Parma non sta costruendo. Non sta migliorando, anzi peggiora di partita in partita e preoccupa tutti: giocatori, allenatore e società. Niente sicurezza in quasi nessuno dei propri interpreti, nessuna filosofia di gioco, idee pochissime e per niente entusiasmanti. Dopo i novanta e passa minuti contro il Mantova, valsi altri tre punti, nessuno ha esultato e nessuno era felice. Facce tristi, da funerale dopo una vittoria, non è possibile vederne. Ma a Parma c’erano. I giocatori sono andati a salutare la curva consapevoli che quello offerto era uno spettacolo rimborsabile e quella che era una vittoria si è trasformata quasi nell’immagine di una sconfitta difficile da accettare. Dopo il vantaggio, il Parma ha tirato in porta una volta con Nunzella,  (non che prima lo avesse fatto di più) e ha gestito male qualunque situazione.

INCONTRO CON LA PROPRIETA' - E questa mancanza di lucidità, questa fragilità e questo spaesamento ha destato sospetti anche nella proprietà che, dopo la gara, ha voluto incontrare lo staff tecnico per fare un altro punto sommario di una situazione poco edificante. Una riunione chiusa, interna, per capire in che direzione andare. Soprattutto per il futuro. Ma davvero ci sono i margini di miglioramento? Si sarà chiesta la proprietà che comunque ha voluto dare un segnale. Così non può andare avanti. Nonostante dieci giorni prima, alla cena di Monte delle Vigne, l’incontro avesse prodotto rassicurazioni. L’unità di intenti di Scala e dei suoi uomini per cui vale il principio o tutti o nessuno, forse è stata messa in discussione per la prima volta. E per la prima volta la dirigenza è chiamata a dare un segnale importante di svolta, altrimenti si metterà male.

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