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Animal voice

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A cura di Giada Bertini

New York in prospettiva animalista

Dopo un viaggio a New York, qualche suggerimento rivolto soprattutto a chi vive il viaggio e il mondo in prospettiva animalista

Non credo esista “un posto migliore” a New York, dove ovunque c’è quasi tutto di tutto e ogni possibile combinazione di idee ha preso vita diventando cultura, un locale, un servizio offerto ad ospiti e cittadini, un progetto e così via. Seppur si arrivi come “Visitor” (già in aeroporto si è distinti dai “Resident”), la Grande Mela andrebbe esplorata essendo tutto tranne che un turista, principio valente per il viaggiare in quanto tale, mixando il proprio istinto a quel minimo di pianificazione indispensabile prima di ogni percorso.  Si dice che gli americani siano privi di senso animalista rispetto gli europei, eppure ho visto un tassista schivare un ratto per la strada, persone dare cibo corretto ai piccioni nei parchi (non il pane, che non fa propriamente bene!), molte persone a spasso con il cane (anche se avere un animale da compagnia non basta a confermare amore per gli animali) e ricorrente in tv la campagna dell’ASPCA, American Society for the Prevention of Cruelty to Animals (www.aspca.org), associazione animalista americana, fra cui anche: PETA, People for the Ethical Treatment of Animals (www.peta.org), che ha uffici nel Regno Unito, India, Germania, Olanda e Asia, la National Animal Control Association (www.nacanet.org) e l’American Veterinary Medical Association (www.avma.org). Certamente, come in ogni Paese, i punti favorevoli non bastano a compensare quelli carenti, basti pensare alle leggi americane sul randagismo, per cui se un animale non viene reclamato dopo qualche settimana può essere soppresso e circa 4 milioni di cani e gatti all’anno sistemati nei canili vengono giustiziati. D’altro canto però, l’opposizione morale degli americani ai test scientifici sugli animali è cresciuta secondo uno studio condotto da PETA e dalla Western Governors University, presentato all’annuale meeting della American Association for the Advancement of Science, svoltosi a Chicago a febbraio 2014: i ricercatori hanno mostrato come nel 2013 il 41% degli americani abbia giudicato i test medici su animali moralmente sbagliati. Tutto il mondo avrebbe da migliorare in senso animalista, come prospettiva che coinvolge non solo gli animali, ma il prossimo, inteso come tutto ciò che vive. Un punto di vista che permette di cogliere il nuovo con occhi e mente aperti pronti ad assorbire l’altro, inteso nella sua alterità, senza dare a priori connotazione negativa ai propri pregiudizi, ma entrando in contatto con il diverso arricchendosi. Per questo a New York ho colto colori di “augelli” che non avevo mai veduto, notato l’atteggiamento dei colombi, che si mantiene spavaldo indipendentemente dal luogo di permanenza, e che c’è qualcosa di armonico nella perfezione dei balzi degli scoiattoli a Central Park. Ma se avete opportunità, visitate il Woodstock Farm Animal Sanctuary, rifugio per mucche, maiali, polli, tacchini, anatre, capre, conigli salvati da casi di abuso, incuria e abbandono, provenienti da fattorie urbane, laboratori, salvati da rituali religiosi e dalla macellazione. L’orfanotrofio si pone l’obbiettivo di educare le persone circa il trattamento degli animali, anche di quelli (purtroppo) allevati per diventare cibo, facendo conoscere gli effetti  del moderno agribusiness su animali, ambiente e salute umana. Oltre il lato etico, il santuario, completamente “green”, è dotato di un pannello solare che fornisce l’energia, e tutti i materiali sono riciclati. Ora cambiando registro, devo dare qualche informazione di carattere generale. Retorico, ma sappiate che per entrare negli USA è necessario seguire un iter burocratico(https://www.viaggiaresicuri.it/?stati_uniti_america), banale, “but, you’ve to know a little of english”… La pronuncia straniera probabilmente non impedirà (agli italiani) di essere comunque targati con “Pizza, Milan, Spaghetti”… Siate sempre gentili con gli americani (“la maggior parte delle dispute nasce per mancata cordialità”). Munitevi di cartine dettagliate, oltre ogni Street ed “Ave” principale, o di una guida (ottima la Lonely Planet), inoltre ho imparato che oltre al taxi, “go walking” e la metro (https://www.mta.info/nyct/maps/subwaymap.pdf) sono mezzi altrettanto validi. Vorrei fornire un link che mi è stato di supporto (https://blog.edreams.it/cose-da-fare-a-new-york/), così da farvi giungere alla mia stessa conclusione, ossia che  per quanto si possa programmare, alla fine l’indole naturale del viaggiatore prende il sopravvento, e una volta arrivati finirete sistematicamente per demolire lo schema di informazioni che avete elaborato in anticipo ed a costruirne uno giorno per giorno con gli spunti raccolti durante il viaggio. Sappiate ad esempio che il CityPass non è indispensabile, in quanto si può entrare in alcuni musei (MoMa, MET, Guggenheim, Neue Gallerie, The Morgan Library & Museum e la Biblioteca pubblica) in orario gratuito, scegliendo una fascia giornaliera che non costringe a code interminabili o selezionando attrazioni che non richiedono costi di ingresso. Andate a New York nei mesi invernali solo se avete qualche gene artico o sovietico (là si toccano i meno 10 gradi sotto 0), alloggiate a Times Square se siete amanti del caos perenne, mentre a Midtown se volete una posizione strategica. Oltra a Manhattan, meritano di essere visitati anche Brooklyn ed il Queens: Williamsburg è un quartiere del vintage e degli hipster a Brooklyn, fate tappa a Coney Island (nella punta meridionale), dove il paesaggio desolato e sublimemente inquietante per qualche leopardiano contemporaneo sarebbe sponte ideale per ciò che il Poeta della luna vide oltre “l’ermo colle”, e anche a Long Island, seconda isola statunitense per superficie (escludendo le Hawaii), sede del fatto di cronaca conosciuto come Amityville Horror (1974) e degli omicida Joel Rifkin e Robert Dchulman, in cui tutt’ora rimane irrisolto il caso di un killer seriale che avvolge di mistero Gilgo Beach (per gli appassionati di Criminologia!). Non posso non citare il giro sullo Staten Island Ferry, traghetto gratuito in servizio 24 ore su 24 che va dalla città di NY a Staten Island e viceversa, donando magnifica vista della Statue of Liberty. Sta quindi all’atteggiamento adottato distinguervi dalla posizione di partenza come semplici turisti! Per l’orientamento vegetariano e vegano, ci sono molti ristoranti e take away che offrono cucina di questo tipo (e non è difficile chiedere qualcosa che non sia un cadavere nel piatto al ristorante). Se scegliete di viaggiare con i vostri animali, accertatevi che l’Hotel sia predisposto ad accoglierli (https://www.tripadvisor.it/Hotels-g60763-zfa9-New_York_City_New_York-Hotels.html), ma informatevi anche sulle compagnie di volo che li trasportano, e soprattutto, sulle condizioni (https://www.lacuccia.net/notizie_utili/compagnie_aeree.htm). E per viaggiare e stare al mondo: OPER YOUR MIND!

  

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