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Strutture ospedaliere di Parma, in arrivo più di 30 milioni di euro di nuove risorse

Con l’approvazione formale del bilancio consuntivo regionale da parte della Giunta, nella seduta di oggi, nel pieno rispetto dei termini di legge, viene salvaguardato l’equilibrio finanziario del sistema sanitario dell’Emilia-Romagna

I bilanci consuntivi 2022 delle Aziende sanitarie tornano in equilibrio, grazie alla Regione, che attraverso il proprio bilancio, per il terzo anno consecutivo, deve fronteggiare l’esorbitante aumento dei costi dovuti al Covid, ai rincari dell’energia e dei prezzi, coprendo i mancati trasferimenti nazionali.

Sono 29 i milioni destinati al nuovo Polo chirurgico dell’emergenza Urgenza dell’Ospedale Maggiore di Parma. Inoltre, sono previste opere di miglioramento strutturale nella Casa della Salute di San Secondo (PR) per 1,3 milioni, e di adeguamento dei corpi di fabbrica 5-6 dell’Ospedale di Borgo Val di Taro, sempre in provincia di Parma, per 4 milioni.

Con l’approvazione formale del bilancio consuntivo regionale da parte della Giunta, nella seduta di oggi, nel pieno rispetto dei termini di legge, viene salvaguardato l’equilibrio finanziario del sistema sanitario dell’Emilia-Romagna. Nonostante da parte dello Stato non siano stati riconosciuti i finanziamenti dovuti, attraverso risorse proprie e le manovre messe in atto: a partire dall’accantonamento di fondi regionali extra-sanitari – per 85 milioni di euro – e dall’utilizzo dell’avanzo vincolato.

Tra mancati riconoscimenti dei costi Covid e maggiori spese energetiche, il ‘soccorso’ regionale a copertura dei fondi nazionali non corrisposti, nel triennio 2020-2023 assomma ormai a 1 miliardo di euro.

Chiusa la partita relativa al 2022 grazie a questo ennesimo sforzo, da Viale Aldo Moro riparte immediatamente la battaglia col Governo centrale per il rifinanziamento del sistema sanitario pubblico da parte dello Stato: le risorse stanziate da Roma per il 2023, infatti, solo nominalmente possono essere considerate in aumento, mentre in termini reali non copriranno l’aumento dei costi dovuti ad energia ed inflazione, determinando un secco arretramento del SSN. Non è un caso che da quest’anno la spesa sanitaria rispetto al PIL torni costantemente a ridursi anche nelle previsioni del Governo. Se l’emergenza pandemica doveva rappresentare uno spartiacque e l’uscita dal Covid l’occasione di un grande rilancio del Servizio sanitario nazionale – il rapporto tra spesa sanitaria e Pil aveva superato la soglia del 7% e determinato la risposta eccezionale del PNRR, con 19 miliardi destinati proprio agli investimenti in Sanità – la conclusione della Regione Emilia-Romagna è che, a conti fatti, rischi invece ora di essere archiviata solo come una parentesi, senza che venga tratto alcun insegnamento.

Ma le motivazioni economiche sono solo una parte della vertenza che le Regioni – l’Emilia-Romagna in primis, avendo un servizio pubblico più esteso – hanno aperto nei confronti del Governo. Non meno significativa è la carenza strutturale di personale medico e sanitario, dovuto ad una programmazione largamente sottostimata nel tempo. Il paradosso di non avere a disposizione i medici necessari nel momento in cui non si riescono a riportare sotto controllo le liste d’attesa in sanità sta producendo effetti particolarmente negativi: in generale e, in particolare, laddove i cittadini sono abituati a vedere nel sistema pubblico una garanzia di qualità, appropriatezza e giustizia sociale.

È in questo quadro che la Regione Emilia-Romagna, a fronte appunto della vertenza aperta col Governo insieme alle altre Regioni, intende rilanciare il proprio impegno a tutela del diritto alla salute come universale. Da qui anche la sfida dell’innovazione, a partire dai nuovi bisogni dei cittadiniche necessitano di nuove risposte. Ed è su questo terreno che ha aperto un confronto a tutto campo con il mondo della sanità, dalle organizzazioni sindacali ai professionisti, con gli amministratori locali attraverso le CTSS – Conferenze territoriali sociosanitarie – e la sanità privata che collabora nel sistema regionale. Fino al Patto per il lavoro e per il Clima, riunitosi ieri in Regione proprio per condividere il quadro delle criticità ma anche le fondamenta su cui costruire il nuovo edificio della sanità regionale del futuro. Con l’ambizione che da qui possa venire un contributo di progettualità per l’intero Servizio sanitario nazionale.

E poi il potenziamento della telemedicina e del servizio telefonico, per la gestione delle chiamate di soccorso. Vero e proprio snodo da rafforzare e qualificare per governare la miriade di bisogni differenti, ciascuno dei quali merita una risposta appropriata e nei tempi giusti.

È su questa progettualità che l’assessorato regionale alla Sanità, muovendo anche da un atto di indirizzo generale votato dall’Assemblea legislativa di fine dicembre 2022, sta elaborando con i tecnici delle Aziende una proposta organica su cui intende aprire un confronto a tutto campo con la comunità regionale.

Queste solo alcune delle principali novità della riforma, che comprende di pari passo anche la riorganizzazione dell’assistenza ospedaliera e di quella domiciliare e che vede l’Emilia-Romagna prima Regione in Italia impegnata a ripensare l’organizzazione sanitaria, con un modello ambizioso che potrà fare da apripista a livello nazionale.

La proposta sarà infatti portata in Conferenza delle Regioni e delle Province autonome, nell’ambito della Commissione nazionale salute.

Dal completamento del Materno Infantile di Reggio Emilia (MIRE) al nuovo Polo Chirurgico-Diagnostico dell’Emergenza Urgenza dell’Ospedale Maggiore di Parma, dal nuovo ospedale di Carpi alla nuova Maternità e Pediatria dell’Ospedale Maggiore di Bologna, dai lavori antisismici e di miglioramento strutturale alla dotazione di nuove tecnologie per tutte le Aziende sanitarie – solo per citarne alcuni – sono nove gli interventi finanziati con le risorse nazionali da Parma alla Romagna. Il nuovo ospedale di Piacenza sarà oggetto dei prossimi investimenti di edilizia sanitaria, a copertura di un costo di circa 300 milioni di euro.

Altri cinque interventi sono finanziati con 191,37 milioni di euro di fondi Inail. 

Riforma Emergenza Urgenza

Il nuovo modello, messo a punto dal Coordinamento regionale per l’emergenza-urgenza ospedaliera e territoriale, prevede di ridurre la pressione sui Pronto soccorso incentivando i cittadini che presentano urgenze a bassa complessità (codici bianchi e verdi) – attraverso un primo contatto telefonico qualificato con gli operatori della sanità – verso i nuovi Centri di Assistenza e Urgenza che saranno distribuiti sul territorio e funzioneranno generalmente notte e giorno; o, in alternativa, riceveranno aiuto direttamente al proprio domicilio dalle equipe medico-infermieristiche.

Un’organizzazione, questa, che permette di rendere più tempestivi gli interventi in ospedale e di agevolare i cittadini fornendo loro le cure adeguate nei centri più vicini, senza lunghe attese o addirittura a casa.

Al tempo stesso, riducendo il più possibile gli accessi impropri al Pronto Soccorso. Nel 2022, il 66% degli accessi al PS in Emilia-Romagna, che complessivamente sono stati circa 1.750.000, ha riguardato infatti codici bianchi o verdi, che nella quasi totalità (95%) non hanno avuto bisogno di ricovero e avrebbero potuto essere gestiti da altre strutture.

Altro obiettivo, considerando che il 76% dei cittadini – sempre nel 2022 – è arrivato autonomamente al PS, è quello di arrivare a mediare il 99% degli accessi tramite il 118, consentendo la presa in carico precoce e la corretta distribuzione dei pazienti.

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