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Cronaca Oltretorrente / Strada Massimo D'Azeglio

Ospedale Vecchio, il giudice nega il sequestro preventivo

L'istanza è stata respinta perché il gip, pur avendo rilevato "anomalie nella procedura", non ha ritenuto che queste "configurino il reato di abuso di ufficio". La Procurà proporrà appello

Il gip del tribunale di Parma, Maria Cristina Sarli, ha respinto la richiesta di sequestro preventivo del complesso monumentale dell'Ospedale Vecchio presentata dalla Procura nell'ambito di un'inchiesta per abuso d'ufficio che coinvolge 11 assessori della Giunta del sindaco (oramai dimesso) Pietro Vignali. L'istanza, stando al procuratore capo Gerardo Laguardia, è stata respinta perché il gip, pur avendo rilevato "anomalie nella procedura", non ha ritenuto che queste "configurino il reato di abuso di ufficio". Il magistrato ha spiegato inoltre che la Procura è intenzionata a proporre appello nei confronti della decisione. Alla Procura adesso tocca agire entro il termine previsto di legge di dieci giorni.

Nel frattempo, con l'istanza di sequestro respinta, i lavori nel complesso della centrale via D'Azeglio possono riprendere, anche se, già prima delle dimissioni, il sindaco Vignali aveva affermato che sarebbe stato necessario ripensare l'intervento dell'ospedale vecchio, prediligendo una destinazione pubblica della struttura. Tra gli indagati figurano anche Paolo Pizzarotti, titolare dell'omonima impresa edile, il suo dirigente Aldo Buttini, e l'ingegnere del Comune Giampaolo Monteverdi.

I componenti della Giunta Vignali indagati sono: il vicesindaco Paolo Buzzi, Giorgio Aiello (Lavori pubblici), Gianluca Broglia (Bilancio), Lorenzo Lasagna (Welfare), Cristina Sassi (Ambiente), Francesco Manfredi (Urbanistica), Paolo Zoni (Commercio), Luca Sommi (Cultura), Davide Mora (Viabilità), Giuseppe Pellaccini (Patrimonio immobiliare), Fabio Fecci (Sicurezza). Tutti indagati per aver firmato una delibera di Giunta con la quale si provvedeva ad assegnare i lavori da eseguire nel complesso. Non sono indagati l'ex sindaco Vignali e l'assessore alla Scuola Giovanni Paolo Bernini (ai domiciliari per un'altra inchiesta aperta alla Procura) unici a non aver firmato la delibera incriminata.

LA SODDISFAZIONE DI PAOLO PIZZAROTTI
Paolo Pizzarotti, presidente della Pizzarotti & C., con una nota si è detto soddisfatto delle decisioni prese dalla magistratura e ha ribadito di aver agito nel pieno rispetto della normativa di settore. L'impresa, ha infatti sottolineato, "si è aggiudicata legittimamente l'indetta procedura di gara ad evidenza pubblica e ha altresì operato, per quanto di sua competenza, nel rispetto della normativa per la tutela degli immobili storico-artistici". A conferma di ciò, "la giustizia amministrativa aveva già in precedenza riconosciuto il corretto operato degli attori della procedura, respingendo i ricorsi presentati da terzi e associazioni". Mentre, si conclude la nota, "con riferimento al contenuto della convenzione sottoscritta tra il Comune e l'impresa, la sua regolarità viene testimoniata dall'esistenza di numerosi esempi di convenzioni per concessione contenenti, tutte, apposite clausole revisionali".

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