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Cornocchio, Reggio chiede di trattare 450 mila tonnellate di rifiuti

Sulla richiesta di pretrattamento dei rifiuti al Cornocchio per i prossimi 3 anni si è espresso l'assessore provinciale Castellani: 'Reggio in emergenza'. Ma il collega Tutino smentisce: 'A Reggio non c'è nessuna emergenza'

"La Provincia di Reggio Emilia è in emergenza, anni fa ha deciso di spegnere l'impianto di incenerimento nell'illusione di risolvere il problema dello smaltimento con il sistema di trattamento biologico e pensando di farcela con le sue discariche. Ha predicato bene e razzolato male, noi ora abbiamo il dovere di riflettere sulla lettera di richiesta di aiuto, consapevoli che una provincia così vicina a noi non può essere lasciata sola in condizioni di emergenza". Così l'assessore provinciale Giancarlo Castellani spiega alla stampa le ragioni della lettera ricevuta pochi giorni fa dalla Provincia di Reggio Emilia con cui si chiede di utilizzare l'impianto del Cornocchio per il pretrattamento dei rifiuti urbani della provincia reggiana. Ogni anno la provincia di Reggio produce 150 mila tonnellate di rifiuti indifferenziati, che dovrebbero ricevere un pretrattamento prima di finire in discarica, con impianti di cui non è dotata. La richiesta è di portare a Parma nei prossimi tre anni 450 mila tonnellate di rifiuti urbani prodotti dalla provincia di Reggio a partire dal luglio 2014. Il percorso dei rifiuti, stando alla lettera inviata alla Provincia, dovrebbe essere quello di arrivare all'impianto del Cornocchio per il pretrattamento per poi tornare a Reggio Emilia e finire nelle discariche. Ancora da verificare se l'impianto del Cornocchio, da tempo non più attivo, possa essere nuovamente in funzione e adeguato allo scopo.

LA REPLICA DI TUTINO: 'A REGGIO NESSUNA EMERGENZA'. "Reggio non sta vivendo -scrive l'assessore all'Ambiente della Provincia di Reggio Emilia Mirko Tutino- e non ha mai dovuto affrontare, alcuna emergenza rifiuti. Così come non ha dovuto chiedere aiuto ad altre Province per smaltire i propri rifiuti. Molto semplicemente, anche alla luce dei flussi previsti dal Piano rifiuti della Regione Emilia-Romagna, è emersa la possibilità di svolgere una attività di selezione secco-umido del rifiuto residuo raccolto nella nostra provincia in un impianto del territorio parmense. L’ipotesi di portare questi rifiuti a Parma per poi smaltirli a Reggio Emilia una volta selezionati, non appare alla Provincia ed ai Comuni reggiani come la migliore soluzione possibile: per questo si è chiesto al Ministero dell’Ambiente di considerare come piena attuazione delle normative nazionali il piano di sviluppo del porta a porta in corso (siamo già a 150 mila cittadini coinvolti ed entro fine anno saranno 200 mila) e la realizzazione del Tmb prevista entro il 2016, così come fatto anche dalla Regione Toscana. Nell’attesa di una risposta da parte del Ministero, e per puro eccesso di cautela, nelle scorse settimane – nell’ambito di una normale collaborazione istituzionale di cui, per altro, la Provincia di Parma ha sempre beneficiato – abbiamo pertanto chiesto di valutare la possibilità di utilizzare l’impianto Iren di Cornocchio. Ma questo, ribadisco, non significa affatto che Reggio Emilia sia in difficoltà, e tanto meno in emergenza, nella gestione dei propri rifiuti. Mi stupisce questa lettura da parte dell'assessore provinciale di Parma, anche perché il Piano rifiuti adottato dalla Regione a febbraio ha già previsto che - nella fase di costruzione del Tmb - si faccia la selezione dei rifiuti di Reggio a Parma per poi smaltirli negli impianti di Reggio. Ribadisco, per la Provincia e per i sindaci si dovrebbe fare diversamente, per cui davvero non comprendo come sia possibile dare a un passaggio meramente tecnico un valore di questo genere, soprattutto se si considera che negli ultimi quindici anni Reggio ha smaltito - che é cosa ben diversa dalla semplice selezione di rifiuti - un milione di tonnellate di rifiuti provenienti da Parma. Come già capitato in passato, credo che il dibattito politico tra Provincia e Comune di Parma coinvolga impropriamente Reggio Emilia. Forse sarebbe ora di fare qualche passo avanti e lavorare insieme per una programmazione regionale di qualità. Anche perché il ruolo delle singole Province e dell'autosufficienza provinciale, se leggo bene la cronaca odierna, é destinata comunque ad essere superata". 

CASTELLANI: 'VALUTEREMO LA RICHIESTA'. "Abbiamo risposto chiedendo un incontro per valutare la richiesta ma ci sono tanti punti da valutare, come il fatto che Reggio Emilia non prevede di aumentare neanche dell'1% la differenziata. Dalla Provincia ci sarà comunque l'impegno a far si che nell'impianto di termovalorizzazione di Parma possano essere conferiti solo i rifiuti urbani e speciali prodotti dalla provincia di Parma". Una situazione complessa quella della gestione dei rifiuti nel territorio, che secondo Castellani sarebbe stata più volte oggetto di proclami. "E' facile parlare di rifiuti, pensando di raggiungere il 100% dello smaltimento, ma nei fatti la realtà è diversa. Noi abbiamo sempre agito pensando alla sicurezza dei cittadini". Tra gli obiettivi della Provincia la riduzione dei costi sulle tariffe di smaltimento da 170 euro a tonnellata a 154 euro secondo quanto stabilito dall'assemblea locale rifiuti Atersir. Secondo quanto riferito da Castellani, questa riduzione comporterebbe un risparmio per la cittadinanza attorno a 1.220.000 euro all'anno sulle spese di smaltimento per incenerimento. A livello provinciale, senza contare il capoluogo, la raccolta differenziata ha raggiunto nei 46 comuni il 72%, un dato incoraggiante secondo Castellani considerato l'obiettivo nazionale del 65%. Parma invece si attesta al 53,6%. "Abbiamo introdotto la tariffazione puntuale sperimentandola già su 5 comuni del territorio. Il termovalorizzatore è un impianto non in contraddizione con la differenziata ma complementare per riuscire a smaltire rifiuti non riciclabili".

E sulla questione del teleriscaldamento la presa di posizione di Legambiente che ritiene non ci siano le condizioni per un'autorizzazione all'avvio a pieno regime dell'inceneritore e invita il Comune di Parma, la Provincia di Parma e i Comuni del distretto a opporsi ad Iren e a far mantenere attiva una sola linea dell'impianto di Ugozzolo. "Non ci sono le condizioni sostanzialmente per due motivi: il primo è la mancanza del teleriscaldamento. Allo stato sembra esistere solo un collegamento tra forno inceneritore e tubazioni in via Paradigna ma non sarebbe stato completato l'allaccio alla rete pre-esistente". Secondo quanto riferito da Castellani il teleriscaldamento sarebbe parzialmente attivo e sul tema si discuterà a breve nella conferenza di servizi. "Legambiente ragiona solo sulla base di rifiuti urbani, mentre invece l'impianto lavora anche su rifiuti speciali delle aziende del territorio, come rifiuti ospedalieri o prodotti industriali, ad alto potere calorifero".

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