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Fontevivo, Cgil Fidenza e Parma: "Nuovo polo logistico: ricadute e criticità"

I sindacati: "Occorre pervenire ad un protocollo di regolamentazione della logistica sotto il profilo della sostenibilità ambientale e contrattuale condiviso da tutti i portatori di interesse"

Intervenire da parte del sindacato dei lavoratori nel merito di un nuovo insediamento produttivo è stato nel passato, e in parte continua ad essere, delicato dovendo contemperare i possibili vantaggi legati all’apertura di nuove opportunità occupazionali con problematicità legate ad una potenziale insufficiente attenzione alla tutela dell’ambiente e della salute di chi vive nel territorio.

Esempi critici a riguardo sono ancora oggi sotto gli occhi di tutti e questo dovrebbe metterci in una posizione di massima attenzione riguardo al rispetto delle normative di riferimento, evitando valutazioni sulla base di elementi parziali.

Negli anni passati tra la Regione Emilia Romagna e le parti sociali, compreso il sindacato dei lavoratori, sono stati firmati protocolli, quali ad esempio il Patto per il lavoro e il clima siglato nel 2020. Questi hanno contribuito ad una maggiore larghezza di visione e ad un impegno da parte di tutti soggetti, pubblici e privati, firmatari di quel protocollo, ad attenersi con maggior rigore ad obiettivi di compatibilità ambientale che sono, o dovrebbero essere, regole primarie e condivise da tutti.

Questi impegni ci vincolano ad una maggiore attenzione rispetto a progetti in atto e nello specifico in quello relativo al Polo logistico nel territorio comunale di Fontevivo. La CGIL di zona di Fidenza, in raccordo con la CGIL di Parma, ha da subito seguito con attenzione l’iter del procedimento. Da subito ha sollecitato l’Amministrazione Comunale a prestare molta attenzione al rispetto delle regole e dei programmi urbanistici e a considerare in maniera ampia le ricadute del progetto sul territorio, nonché a valutare i molteplici pareri non separatamente ma nel loro combinato disposto, sul territorio e sulle persone interessate da vicino, ricercando sempre eventuali possibili alternative rispetto a progetti apparentemente monolitici e prestando il massimo ascolto al giudizio e alla sensibilità delle persone.

Nel caso in oggetto, risulta che fra l’altro convergano criticità più volte esplicitate in sede di Conferenza dei Servizi e non solo. Infatti, nella sua formulazione attuale, le previsioni del piano contrasterebbero con i contenuti del PSC e con le prescrizioni del Piano territoriale di coordinamento provinciale. Quindi la messa in opera del progetto non solo sembrerebbe non conforme alle indicazioni della pianificazione provinciale e comunale e alle regole di programmazione territoriali da applicarsi doverosamente in questi casi, ma impatterebbe anche sulla trasformazione di un ambiente già profondamente compromesso. Da qui sembra appunto discendere il giudizio negativo dato dalla Conferenza dei Servizi al progetto.

A quanto pare il giudizio negativo non riguarda la qualità del progetto stesso, né l’alta qualità delle strumentazioni operative adottate, tecnicamente avanzatissime e nemmeno le ricadute occupazionali derivanti. Tant’è che viene da chiedersi, quale legittima riflessione, se sia fattibile e non scandaloso ricercare alternative logistiche a quel progetto che siano funzionali alle esigenze delle imprese, alla “buona occupazione”, all’equilibrio ambientale, già molto precario in quel territorio, e allo sviluppo rispettoso della qualità della vita dei residenti oltre che di un lavoro dignitoso nell’applicazione dei contratti, che riconosca salari equi e salvaguardi la salute e la sicurezza dentro e fuori i luoghi di lavoro.

In ultima analisi, la CGIL di zona di Fidenza, condividendo quanto espresso con la CGIL di Parma, ritiene che, in considerazione del processo che porta il territorio parmense ad essere un tassello del sistema logistico regionale, sia indispensabile pervenire ad un protocollo di regolamentazione della logistica sotto il profilo della sostenibilità ambientale e contrattuale condiviso da tutti gli stakeholders locali, le imprese, le istituzioni e le organizzazioni sindacali comparativamente più rappresentative.

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