rotate-mobile
Economia

Sostenibilità: l'impegno di Barilla per filiere sempre più green

Pomodoro e basilico si contraddistinguono per la loro origine italiana, per la profonda integrazione con gli agricoltori del territorio e per l’alta specializzazione e competenza nelle tecnologie di trasformazione del sughificio di Rubbiano

Luglio e agosto sono ormai finiti ma non si ferma la raccolta dei pomodori e basilico per la produzione di sughi, salse e pesti di Barilla, che, assieme alla pasta, garantiscono quasi il 60% del fatturato del Gruppo di Parma che di questo settore è leader in Italia e in Europa continentale. E proprio vicino Parma, nello stabilimento di Rubbiano, si concentra la produzione di sughi e pesti Barilla. Qui, in piena Food Valley, vengono trasformati ogni anno l’equivalente di oltre 60mila tonnellate di pomodoro e 6.700 di basilico, coltivati in Italia e anche nei campi a pochi chilometri dal sughificio.

“Per noi di Barilla l’attenzione alle materie prime è fondamentale per portare nelle case degli italiani, e non solo, il buon cibo. Solo con ingredienti di qualità si può avere cibo di qualità - afferma Cesare Ronchi, direttore Acquisti Materie Prime del Gruppo Barilla - Oggi la sostenibilità è fondamentale per garantire anche la qualità organolettica delle materie prime, in questo caso il basilico e il pomodoro. Già dalla fase di coltivazione si deve prestare attenzione al pianeta, i campi agricoli e le persone. Per questo usiamo solo ingredienti che rispecchino i nostri valori. E a questo nostro modo di fare impresa, aggiungiamo poi il saper fare nel trasformare il pomodoro e il basilico in sughi, pesti e salse, amati e apprezzati in tutto il mondo”.

Pomodoro e basilico utilizzati da Barilla si contraddistinguono per la loro origine italiana, per la profonda integrazione con gli agricoltori del territorio (nel 2023 sono 19 le aziende agricole che collaborano con Barilla nella filiera del basilico) e per l’alta specializzazione e competenza nelle tecnologie di trasformazione del sughificio di Rubbiano, dove questi ingredienti vengono lavorati replicando su larga scala i principi di una grande cucina di casa. Non solo. Per il basilico è nata la Carta del Basilico, un disciplinare per la coltivazione sostenibile, mentre per i pomodori Barilla si impegna ad acquistare esclusivamente quelli con certificazione di buone praticole agricole. E il 100% delle confezioni di salse, sughi e pesti è progettato per il riciclo.

Grazie alla certificazione Iscc Plus e alla 'Carta del Basilico', per tutto il basilico del Gruppo, coltivato in Italia, prevalentemente nella Pianura Padana, viene garantita la protezione della biodiversità e il mantenimento delle buone condizioni agronomiche e ambientali. Inoltre, questo disciplinare mette al centro accordi di filiera triennali che consentono a Barilla di garantire la qualità e la quantità del basilico acquistato e agli agricoltori di pianificare il lavoro e gli investimenti per l’innovazione dell’intera filiera di coltivazione. In Italia, inoltre, i vasetti di Pesto Barilla alla Genovese sono stati da poco dotati in etichetta di un QR Code che consente ai consumatori di conoscere luogo di coltivazione, azienda agricola coinvolta, data di raccolta nonché luogo e data di trasformazione del basilico. Sviluppato in collaborazione con la piattaforma specializzata Connecting Food, il sistema di tracciabilità in blockchain di Barilla coinvolge tutti gli attori della filiera del basilico: 50 unità operative, 19 aziende agricole e 6 fornitori, oltre allo stabilimento di Rubbiano.

Per quanto riguarda il pomodoro per il mercato italiano ed europeo, Barilla acquista la materia prima da produttori locali che trasformano pomodori 100% Made in Italy, da agricoltori operanti prevalentemente in Pianura Padana. L’unica modalità di raccolta dei pomodori è quella meccanica. La qualità e la sostenibilità della produzione nascono da un rapporto più che ventennale con diversi fornitori. Inoltre, Barilla si impegna ad acquistare esclusivamente pomodori con certificazione di buone praticole agricole, come ad esempio Global Gap o disciplinari di produzione integrata regionali.

Standard elevati di qualità, tecnologia 4.0, sicurezza alimentare, sostenibilità e forte spinta all’internazionalizzazione, grazie ad investimenti, dal 2012 al 2022, di 120 milioni di euro: sono solo alcuni dei punti rilevanti che caratterizzano il sughificio di Rubbiano. Inaugurato nel 2012, dà attualmente lavoro a più di 300 persone e si sviluppa su una superficie totale coperta di circa 30.000 mq, con la produzione che replica su scala industriale i principi di una grande cucina di casa. Qui le materie prime vengono lavorate appena raccolte per preservarne dolcezza e sapore intenso. Il basilico, in particolare, viene tagliato al mattino per mantenerne intatte le caratteristiche organolettiche (quando è alto circa 30cm perché così si può cogliere la parte più ricca di aroma) e, una volta portato nello stabilimento di Rubbiano entro due ore dalla raccolta dove subisce più di 100 controlli al giorno, viene lavorato a freddo per mantenerne intatta tutta la freschezza e il profumo. I sughi e le salse vengono portati a una temperatura compresa tra i 92 e i 95 gradi e versati nei vasetti, che prima di esser riempiti vengono sottoposti a trattamento termico con aria calda. In questo modo si garantisce un prodotto 100% sicuro, senza coloranti e conservanti.

Si parla di

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Sostenibilità: l'impegno di Barilla per filiere sempre più green

ParmaToday è in caricamento