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Martedì, 30 Aprile 2024
Politica

Europa Verde: l’aeroporto cargo si può fermare

Il nuovo consiglio comunale dovrà deliberare su conformità urbanistica, viabilità alternativa e mitigazioni ambientali. E potrà dire no. Costi nascosti per almeno 20 milioni di euro

Ieri sera al circolo arci Toscanini, i candidati di Europa Verde hanno spiegato bene, in modo competente, chiaro ed inequivocabile, carte alla mano, tutti gli aspetti economici, ambientali, tecnici relativi all’allungamento della pista dell’aeroporto Verdi. Una serata informativa che ha dato modo di chiarire come il progetto di trasformazione in cargo si possa ancora fermare. In proposito molte saranno le delibere che dovranno passare al vaglio del nuovo consiglio comunale che, quindi, potrà negare i permessi. Non ci sono alibi. E i cittadini, col loro voto alle elezioni, devono essere consapevoli di questo. “Ora c’è un appiattimento di tutti contro l’aeroporto, salvo poi sentire dei distinguo. - ha esordito Enrico Ottolini, candidato sindaco - ma noi più di altri abbiamo le carte in regola: nell’ultimo anno abbiamo fatto interrogazioni in Regione e alla Commissione Europea perché siamo un partito presente a più livelli.

Ben vengano i ripensamenti di altri, ma va precisato che non siamo nella coalizione di centrosinistra proprio per il tema dell’aeroporto e delle infrastrutture, sulle quali vi è un approccio fossile, che vuole tutte le opere, mentre è il cambiamento climatico a dirci che dobbiamo fermarci, prima ancora che le norme UE. La cosa importante da sapere è che il consiglio comunale che sarà eletto avrà tutta la possibilità di fermare l’aeroporto e dare un segnale alla Regione che a Parma, le scelte che vengono fatte a Bologna, non sono scelte condivise.”. “Il progetto di sviluppo dell’aeroporto – ha affermato il capolista Nicola Dall’Olio - presuppone tra allungamento pista e nuovi hangar, 140 000 mq di suolo che verrà impermeabilizzato. Secondo punto: la simulazione delle aree di rischio vede l’autostrada A1 ricadere nella zona A, di massimo rischio, mentre in zona B c’è la Tav e parte dell’abitato di Baganzola, con le scuole. Nella zona sud, la fascia di rischio si estende su tangenziale, ferrovia storica e sul quartiere Crocetta, in cui lambisce un centro commerciale. E il rischio di un fuori pista c’è, come dimostra l’aereo cargo che sei anni fa sfondò le recinzioni di Orio al Serio finendo in tangenziale”.

Gli esponenti di Europa Verde hanno elogiato le associazioni (No Cargo, Legambiente, WWF, Ada) che da anni studiano le carte dell’aeroporto e producono osservazioni e ricorsi al Tar. Un plauso ancor più rilevante è andato agli uffici tecnici comunali che hanno rilasciato pareri di pertinenza molto puntuali che evidenziano tutte le lacune e i ritardi di Enac e Sogeap. Mancano il nuovo piano di rischio, il piano di interramento delle linea ad alta tensione, la mitigazione del rumore, l’invarianza idraulica e soprattutto mancano i progetti per la viabilità alternativa. Su strada Parma rotta e viale delle Esposizioni si allungherebbe la pista e, dunque, sono strade che spariranno ma, prima di poterlo fare, va approvata e realizzata nuova viabilità che colleghi le Fiere al casello dell’autostrada. Tutto questo ancora non c’è. “E c’è un piccolo particolare – chiosa Dall’Olio – che finora è sfuggito a tanti, benché il servizio patrimonio del Comune lo abbia evidenziato. Via delle Esposizioni è strada pubblica e quindi andrebbe sdemanializzata per essere ceduta ai privati. Su questo è obbligatorio il voto del consiglio comunale.

Basterebbe questo per fermare l’aeroporto”. Peraltro una delibera più importante a cui sarà chiamato il prossimo organo consiliare del Comune è quella della conformità urbanistica. Ossia il recepimento del PSA dell’aeroporto nel PSC (ora PUC) del Comune. Anche su questo il consiglio comunale potrà dare il suo diniego. Il paragone con l'inceneritore di dieci anni fa è una mistificazione: quello era appaltato e assegnato. Per questo progetto vi sono ancora molti passaggi deliberativi da effettuare. Infine la questione dei costi e dei fondi. I 12 milioni stanziati per l’ampliamento non vengono dalla Regione Emilia-Romagna che ha sì dato il suo assenso, ma i fondi sono del Ministero delle infrastrutture e, di fatto, sono fondi europei, su cui l’Europa può intervenire se l’opera è in contrasto con gli obiettivi di neutralità climatica.

Poi ci sono 8 milioni stanziati da Sogeap, per lavori interni. “Ma, come abbiamo visto – ribatte Dall’Olio - mancano voci importanti per costi da affrontare che stanno fuori dal sedime aeroportuale, dalla linea alta tensione da interrare alle nuove strade, alle opere di compensazione e mitigazione ambientale. L’importo vero è come minimo il doppio dei 20 milioni previsti. Chi li stanzierà? Queste spese, in base alla legge, li deve affrontare il privato, non il pubblico”. Nel dibattito che è seguito, molti interventi hanno posto l’accento sui pesanti effetti di trasformazione del territorio in capannoni e logistica, con lavoro sottopagato e con il rischio di perdere la vocazione agroalimentare della food valley. “E quando avremo cementificato tutto? Ordineremo i pomodori su Amazon e arriveranno in cargo” ha detto un cittadino, con una battuta amara.

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