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Da Bologna a Fidenza per le Ammistrative: Matteo Lepore inaugura la campagna elettorale del Pd

L’introduzione di Marco Gallicani al dibattito è stata una scusa per fare qualche riflessione sulla politica locale italiana in un parallelo tra una città metropolitana come Bologna ed una piccola città come Fidenza

Matteo Lepore, Sindaco di Bologna, ha aperto la campagna elettorale del Partito Democratico per le amministrative del giugno prossimo dialogando con il Sindaco Andrea Massari e il vicesindaco Davide Malvisi, un appuntamento che conclude il gran lavoro di rielaborazione collettiva del programma e lancia l’ultima fase della campagna elettorale, quella dove gli ideali devono incontrare il consenso di chi vota.

L’introduzione di Marco Gallicani al dibattito è stata una scusa per fare qualche riflessione sulla politica locale italiana in un parallelo tra una città metropolitana come Bologna ed una piccola città come Fidenza.

Si può fare i sindaci in tanti modi, privilegiando l’attività amministrativa o quella puramente simbolica, organizzando convegni o pulendo le strade. La stragrande maggioranza dei Sindaci italiani governa città così piccole che il loro mestiere si risolve nell’organizzare il geometra e il ragioniere del Comune, eletti in posti così distanti dai centri di offerta di servizi essenziali che solo se ci si vive si può capire perchè sono soggetti a spopolamento. Ma l’arte della politica nasce dalla cultura, non dalla tecnologia, dalla capacità di organizzare ed elevare a migliori sorti coloro che senza politica risolverebbero i conflitti con la forza. E quindi senza visione.

La politica di centro-sinistra può rinascere dai Sindaci perché nella dimensione locale si possono intercettare i bisogni degli ultimi per tutelarli, per farli crescere dentro un contesto sempre più grande e trasformare le debolezze in punti di forza. Sviluppare una visione che parta dal basso e farla diventare una missione. Diceva il filosofo Max Weber che “è confermato da tutta l’esperienza storica che il possibile non verrebbe raggiunto se nel mondo non si tentasse sempre l’impossibile”

Decidere di limitare la velocità di una strada, chiuderne al traffico un’altra, organizzare una cerimonia per il riconoscimento della cittadinanza onoraria ad un bimbo nato da genitori immigrati dal nordafrica, ampliare il sostegno ad una mensa della Caritas o ad un provvedimento regionale sui centri estivi, concedere una stanza del patrimonio pubblico ad una specifica associazione, permettere o negare l’insediamento di un quartiere commerciale o artigianale, sono tutti gesti amministrativi che sono animati da una visione politica che ha un enorme potere narrativo.

La magia della politica amministrativa stia nel risolvere i problemi, o comunque nel cercare di farlo negando la sua natura di corpo immobile ed immutabile, perchè una città cambia e muta, dipende da come è governata, da come viene vissuta.

"Bologna è una città che cambia ¼ della popolazione ogni 10 anni, è oggetto di ondate migratorie interne giovanili dai tempi dell’alto medioevo, i suoi 370 mila abitanti diventeranno presto 400mila e la sua area metropolitana sempre più aggregata. È nella sua natura essere fertile, non potrebbe essere diversamente, scossa com’è da continui stimoli di rinnovamento.  Allo stesso tempo il suo benessere, che oggi sta sul crinale di un salto generazionale difficilissimo da gestire, ha prodotto una popolazione agiata e sempre più anziana. Anche a Bologna nel 1922 la vita media degli italiani era di 50 anni e oggi è di 80,5 per gli uomini e 85 per le donne. Ciò significa che anche a Bologna gli abitanti di una certa esperienza calano e significa che anche a Bologna il domani non lo si costruisce domani, ma oggi, i problemi che avremo tra vent’anni si devono affrontare ed eventualmente risolvere o correggere adesso." 

Il divario tra i più ricchi e tutti gli altri si sta ampliando. L'intelligenza artificiale è pronta a trasformare il modo in cui facciamo praticamente tutto. E i cambiamenti demografici stanno creando sfide sia per le economie in via di sviluppo che per quelle avanzate.

La politica che ci piace deve sostenere di più i lavoratori, non di meno, e affrontare i fattori che rendono il lavoro troppo insicuro, deve costruire una rete di sicurezza più forte perchè la tecnologia riduce il numero di ore di lavoro necessarie e nel tempo che lasciano libero le persone devono trovare nuovi scopi senza perdere reddito, deve ragionare su nuove leve fiscali perchè queste riforme si pagano con tasse e le tariffe proporzionali al reddito e alla ricchezza. E soprattutto deve saper cogliere la sfida della crescita sostenibile: se improvvisamente e magicamente tutti avessero tutto quello che hanno i pochissimi il pianeta morirebbe il giorno dopo perchè la nostra economia cerca di crescere infinitamente in un mondo a risorse finite.

Per fare questi passaggi la politica ha bisogno di tornare ad essere collettiva, organizzata da corpi intermedi che si dedicano alla produzione e alla trasmissione di contenuti e metodi, gruppi di persone che prendono parte. 

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