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Blitz della Procura nei negozi di cannabis light: commerciante assolto in appello

In primo grado era stato condannato a 2 anni e 3 mesi dal Gup di Parma, l'avvocato: "E' una sentenza molto importante che sconfessa totalmente il teorema della Procura di Parma e riconosce la liceità del commercio"

Un commerciante di cannabis light Reggio Emilia - condannato in primo grado a 2 anni e 3 mesi dal Gup di Parma dopo le indagini coordinate dalla Procura della Repubblica di Parma - è stato assolto dalla terza sezione penale della Corte d'Appello di Bologna perchè il fatto non sussiste per alcuni episodi e perchè il fatto non costituisce reato per altri. 

Le indagini a carico dell'uomo, che hanno coinvolto altri imprenditori e commercianti, erano state avviate dalla Procura della Repubblica di Parma ed avevano colpito i gestori dei negozi di cannabis light. Il blitz era scattato nel luglio del 2019, aveva coinvolto 7 negozi e portato a 16 indagati. Il commerciante reggiano era stato accusato e poi condannato, in primo grado, per il reato di produzione, traffico e detenzione illeciti di sostanze stupefacenti. Tutto per aver commercializzato prodotti contenenti cannabis light attraverso alcuni distributori automatici. Poi la scelta del rito abbreviato e la condanna a 2 anni e 3 mesi. 

La sentenza -  che porta la data del 19 gennaio 2023, arriva a poco più di un mese di distanza dal dibattimento del 13 dicembre. In particolare il commerciante, indagato insieme all'imprenditore parmigiano Luca Marola (che ha scelto invece di andare a dibattimento) gestiva alcuni distributori automatici di cannabis light. I giudici della terza sezione della Corte d'Appello di Bologna hanno stabilito l'assoluzione per la stragrande maggioranza dei reperti che il fatto non sussiste (la perizia ha stabilito che non presentavano 'efficacia drogante'), per due reperti l'assoluzione perchè il fatto non costituisce reato. 

"Si tratta di una sentenza molto importante  - sottolinea l'avvocato Carlo Alberto Zaina di Rimini, legale del commerciante - perchè sconfessa totalmente il teorema della Procura di Parma e riconosce la liceità del commercio. L'imputato, che ha scelto il rito abbreviato, era stato condannato a 2 anni e 3 mesi in primo grado dal Gup di Parma. Ora in appello quel giudizio è stato completamente ribaltato: quando usciranno le motivazioni la Procura di Parma, da cui era nata tutta l'indagine, farebbe bene a leggersele". 

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