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Cronaca

Cannabis light, il processo al parmigiano Luca Marola: rischia sei anni di carcere

Il fondatore della catena Easyjoint: "C'è una filiera che vuole controllare il settore"

Luca Marola, imprenditore parmigiano e fondatore della catena Easyjoint, rischia sei anni di carcere. Il 3 novembre, a Parma, si apre il processo che potrebbe fare chiarezza sulla posizione del fondatore della catena di negozi specializzati, che ha ottenuto un grande successo commerciale e che oggi ha chiuso i battenti.

E' stato contattato alla vigilia del processo da wired.it a cui ha rilasciato queste dichiarazioni: "Il problema è che, a sei anni dalla legge del 2016 che schiudeva le porte al settore, ancora oggi c’è incertezza normativa. Nessuno si è occupato di chiarire le questioni lasciate aperte dal testo, in particolare quella del fiore. E quindi può succedere che un pm opini che, a suo giudizio,  il fiore di canapa è droga. In quasi tutte le città si lascia fare, ma Parma è stata capofila del movimento dei contrari: dietro di lei, ci sono undici procure che stanno aspettando di vedere cosa succede qui per regolarsi di conseguenza. Insomma, faremo giurisprudenza. Nonostante in passato fosse ampiamente coltivata, la canapa in questo paese è ancora un tabù - precisa Marola -. E l'argomento funziona sempre in vista delle urne. Già nel 2018 i partiti contrari lo trasformarono in un feticcio durante la campagna elettorale. Ma si tratta di una strumentalizzazione interessata che trasforma la cannabis light in qualcos’altro, cioè in una sostanza dall’effetto psicotropo". "C’è tutta una filiera, Coldiretti, Federazione italiana tabaccai, Agenzia dei monopoli assieme e alcuni grossi player del tabacco che vogliono controllare il settore e ho incrociato in questi anni. Coldiretti propone la propria filiera di produzione chiusa, sul modello di quanto accade per il tabacco; i tabaccai che la vendita passi attraverso i loro negozi, l’Agenzia vuole imporre accise e monopoli: insomma, lo stesso copione andato in scena all’inizio degli anni Dieci con le sigarette elettroniche, con i prodotti sequestrati perché dichiarati non conformi e poi rimessi in commercio tali e quali ma con il bollino statale”. 

Secondo l'imprenditore parmigiano Marola il settore conta circa diecimila posti di lavoro, anche se nel tempo il settanta per cento dei negozi specializzati ha chiuso, afferma. “Resistono la vendita online e il canale delle tabaccherie”.

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