'Il colore del segno': mostra personale di Gianni Feraboli
La pittura di Gianni Feraboli è molto fisica, ricca di materia, carica
dell’humus che trae origine e linfa dalla terra, la Madre Terra, e dall’acqua,
elementi di vitale importanza per l’artista. Questa “corposità” si rivela nelle
gocciolature, nelle sbavature di colore, nei graffi in rilievo o nei solchi alternati
a lunghi tratti di spatola. Il segno è estemporaneo, tracciato di getto non per
ottenere la precisione ma per cercare l’espressività, rilevare i tratti
significativi, cogliere l’interiorità.
Pittura che diventa sfogo delle ossessioni personali, concretizzazione di
sogni, fondata però sulla memoria di luoghi e personaggi reali, espressione
della padanità dell’autore, del suo essere, cioè, padano e lombardo: lo
rivelano i soggetti delle sue tele, il fiume Po, la distesa pianeggiante dei
campi, i personaggi che descrivono un’umanità “ordinaria”, dignitosa ed
austera. Figure ieratiche, sguardo perso nel vuoto, profili severi e lineamenti
marcati, rustici. Anche i luoghi raffigurati sono carichi di materia, di vita, della
vita che ci riporta alla terra, al mondo a cavallo del grande fiume.
I colori energici e brillanti sono “segno di appartenenza” al territorio: il
verde vibrante della campagna, l’oro delle messi, il bruno tenue delle mezze
stagioni o il più deciso colore della terra autunnale, il quieto blu, colore della
riflessione notturna, della meditazione sulle cose. Sorprendono le immagini
degli spiaggioni dorati del fiume, popolati da personaggi dei suoi percorsi
onirici, ostentati con innocente naturalezza.
Le tele fissano immagini collocate in un tempo ed in uno spazio astratti,
non reali; sono luoghi della mente, della memoria abitati da presenze senza
tempo, dal valore universale, la cui forza espressiva è segno di una decisa
Danzio Soragni