Cyrano dans la lune
Un naso rosso per cominciare l’anno? Perché no? Ma questa volta non si tratta di uno spettacolo di teatro ragazzi ma una produzione prestigiosa rivolta a un pubblico adulto per iniziare l’anno con un sorriso e con un classico della letteratura francese.
Una Luna, un marchingegno a rotelle, una valigia, una spada, due attori-clown (un poco attori ed un poco clown) ed una storia: quella di Cyrano de Bergerac. Una storia dai risvolti a volte comici, altre volte tristi. Una storia che ha l’urgenza di essere raccontata, ancora oggi. Perché Cyrano è uno spadaccino, un fanfarone, con il naso di un clown e l’animo di un poeta. Un cavaliere coraggioso, ma che arde per amore e soffre per il suo invadente naso.
La storia di Cyrano de Bergerac è qui osservata attraverso il personalissimo sguardo dei due protagonisti. Una coppia di attori-clown, che in un continuo gioco di teatro nel teatro, si muove con disinvoltura dal ruolo di narratori a quello dei personaggi interpretati, ed ancora attori di se stessi che nei loro rocamboleschi conflitti tentano di portare avanti il racconto come nelle più classiche coppie clown (bianco e augusto). Attraverso continui cambi di registro, lo spettacolo scivola dalla prosa al gioco clown, dalla parodia al melodramma e ben presto la narrazione sposta il piano del racconto dall’opera teatrale alla figura di Hercule Savinien Cyrano De Bergerac: l’uomo che ispirò la popolare opera di Edmond Rostand. Un uomo realmente esistito (poeta, libero pensatore, filosofo, fisico, scrittore e drammaturgo del seicento francese), non un personaggio di fantasia come spesso si crede.
Così, tra aneddoti della vita reale di Cyrano e spunti tratti dal suo romanzo “Viaggio sulla Luna”(o “L’altro mondo”), il testo si intreccia inevitabilmente con l’opera teatrale di Edmond Rostand. Quest’UOMO, Hercule Savinien Cyrano de Bergerac, sostituito nella realtà dal personaggio romanzato, ha una storia affascinante tutta da scoprire. Uno spirito libero ed un coraggioso ma con un gran numero di nemici a causa del suo carattere impulsivo e della sua propensione a combattere (a suon di spada e testi) qualsiasi ingiustizia.
Il mix dell’elemento clownesco con un testo “archetipo” del teatro non sminuisce mai i valori originali dell’opera, che invece si arricchiscono di una visione capace di cogliere aspetti inediti. Il gioco nell’azione scenica, tra spontaneità e improvvisazione, è ben architettato e trascina il pubblico nella sensazione che tutto accada nel “qui e ora”. La quarta parete cade subito per lasciare spazio ad una relazione intima con lo spettatore che si lascia trasportare nelle atmosfere poetiche generate da una messa in scena fatta di azioni, mezzi semplici e pezzi musicati dal vivo con chitarra.