My David Bowie in Cittadella
Un inconsueto viaggio nella lettura fra interviste, conferenze stampa e articoli giornalistici. Una guida all’ascolto, dal primo all’ultimo lavoro discografico, comprese le rarities del Duca Bianco. Nel libro preziose testimonianze esclusive di coloro che hanno collaborato con David Bowie: il produttore discografico Tony Visconti «Senza David Bowie vivremmo in un mondo piu? grigio. Ha dipinto la sua musica con colori straordinari. E alcuni di quei colori li ha inventati», il pianista Mike Garson «Bowie e? stato un fantastico “casting director”. Sapeva scegliere con cognizione i musicisti adatti alla musica del momento», il chitarrista Reeves Gabriels «Tutto quello che ho fatto e? stato far notare a David che poteva tornare a seguire il suo cuore...», il batterista Hunt Sales «Stanno realizzando Barbie e sneakers. Ormai e? la David Bowie Incorporated. E la trovo insapore», il sassofonista Donny McCaslin «Continuano a ispirarmi la generosita? del suo spirito, l’impegno a realizzare la sua visione artistica senza compromessi», la cantante Cherry Vanilla «Continuano a ispirarmi la generosita? del suo spirito, l’impegno a realizzare la sua visione artistica senza compromessi».
Dall’introduzione firmata Ivan Cattaneo, mattatore pop degli anni Settanta e Ottanta: “Quante volte con Stefano abbiamo parlato di David Bowie. Incontrato nei Seventies (io) e negli Eighties (lui). Fino a coglierlo insieme in tutta la sua iconicità, nel 2015 a Parigi, nella mostra kolossal intitolata Bowie is ”. Annota nelle prime pagine il giornalista e critico musicale Paolo Bertazzoni: “Il David Bowie intervistato da Stefano Bianchi: l’uomo che nel 1997 disserta di equilibrio, serenità e sinestesia, ma anche il lead vocalist che preferisce stare in disparte quando è con i Tin Machine, nel 1991”. Un percorso, quello di Stefano Bianchi nella stesura di My David Bowie, meditato nel tempo e concluso da un irrefrenabile bisogno di elaborare il lutto da quel triste 10 gennaio 2016. Le musicassette con le interviste a Bowie, conservate alla stregua di reliquie, sono finalmente venute alla luce per questo libro che riflette un’epoca musicalmente irripetibile, frutto di 15 anni d’incontri – e di vite in parallelo – fra la rockstar e il giornalista. Da Roma a Milano e Parigi, da Dublino a Londra passando per Birmingham, interviste, conferenze stampa, articoli e recensioni di dischi scandiscono in My David Bowie le metamorfosi rock & pop del Thin White Duke. Da anni Stefano Bianchi si divide fra critica musicale e arte: naturale, quindi, che abbia prestato la massima attenzione alla cura iconografica di My David Bowie, dalle copertine autografate dei Cd ai biglietti dei concerti e ai tour program, fino alle opere di chi ha dipinto e immortalato il Grande Camaleonte: Edo Bertoglio (fotografo della rivista Interview di Andy Warhol), Ivan Cattaneo (musicista e pittore), Patrick Corrado (artista e designer), Alessandro Curadi (pittoreporter), Miky Degni (wine painter e graphic designer), Denise Esposito (fotografa e illustratrice), Andy Fluon (musicista e pittore), Marco Lodola (artista “elettricista”), Franco Mariani (ritrattista rock), Gianluigi Marini (IA artist), Salvatore Masciullo (ritrattista su carta di giornale), Dario Nasuti (stilista e designer), Quen (artista) e Luca Soncini (illustratore).