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Auto-trapianto salva organo al Maggiore: la tecnica del trapianto applicata alla cura del tumore

Un lavoro di squadra che coinvolge chirurghi, anestesisti, strumentisti e infermieri per asportare un tumore dal rene con la tecnica del trapianto

Si definisce chirurgia ex vivo e si realizza “su banco” e oggi consente la cura di un organo malato dopo il prelievo con la tecnica del trapianto.

Circa un anno fa, al Maggiore di Parma, la particolare tecnica è stata utilizzata per la cura di un tumore al rene, grazie al coinvolgimento dell’équipe composta tra gli altri da Maurizio Iaria e Carmelo Puliatti. Il paziente, un uomo di 71 anni residente nel ravennate, già affetto da un tumore del sangue, è stato sottoposto a un delicato intervento per rimuovere una massa tumorale altrimenti non estirpabile senza la perdita del rene. La collocazione, la dimensione, i rapporti con vie urinarie e circolazione venosa e arteriosa la rendevano non asportabile con tecnica tradizionale.

Per questo, l’équipe di Chirurgia dei trapianti, afferente alla Clinica chirurgica generale diretta da Paolo Del Rio,  è stata mobilitata, grazie alla elevata professionalità nella tecnica del trapianto, trasferita in modo metodico e accurato sulla cura del tumore.  L’intervento, durato 13 ore, ha consentito di prelevare il rene che, sistemato sul banco, opportunamente raffreddato e preparato, è stato “pulito” dalla massa tumorale, tutelando in tutto e per tutto le strutture anatomiche e l’immediato recupero funzionale.

“La chirurgia ex vivo consente di coniugare la cura radicale di un tumore con la preservazione dell’organo e la gestione del rene su banco - spiega Maurizio Iaria, impegnato in sala per tutte le 13 ore - ci ha permesso di lavorare per un tempo operatorio più lungo, senza danno per l’organo, vera sfida per la salvaguardia della sua funzionalità”.

Ancora in sala operatoria infatti ma già nella fase successiva, l’indagine istologica ha confermato il via libera al reimpianto: il tessuto adiacente alla massa asportata è risultato libero da malattia, dunque idoneo alla fase conclusiva della tecnica: l’autotrapianto. A allungare l’intervento fino alle 13 ore di sala operatoria ha contribuito anche l’asportazione di un secondo tumore localizzato al polmone, eseguita con tecnica mininvasiva, grazie al chirurgo Luca Ampollini della Chirurgia toracica, diretta da Paolo Carbognani, assistito dal collega Luca Musini, in sala a fianco dei colleghi.

“Ho capito da alcuni articoli che la tecnica della struttura di Parma è molto avanzata grazie al training per i trapianti – afferma oggi il paziente ravennate – a cui si aggiunge una dedizione al malato a dir poco straordinaria”. E mentre in questi giorni, a distanza di un anno, i controlli radiologici confermano l’assenza di malattia, il paziente ha ripreso una vita piena, felice di potere coltivare di nuovo la passione per i lunghi viaggi, allontanata in modo definitivo l’ombra della dialisi per insufficienza renale. La particolare complessità tecnica ha reso indispensabile una minuziosa preparazione multidisciplinare: sul piano oncologico, radiologico, delle chirurgie dei trapianti del torace e della urologia, alla quale, oltre ai chirurghi dei trapianti, ha partecipato anche Cristiana Madoni, della 2° Anestesia e rianimazione, diretta da Elena Giovanna Bignami, per la strategia anestesiologica.

“Un ringraziamento speciale - va alla squadra che è intervenuta in sala operatoria, dimostrando che il successo di un intervento chirurgico cosi articolato e ad alta complessità tecnica, che salva la vita alle persone, passa attraverso l’integrazione e la collaborazione di tante figure professionali dedicate ad un unico obiettivo, la cura del paziente - sottolinea Carmelo Puliatti, responsabile dell’unità operativa semplice di Chirurgia dei trapianti. Un ringraziamento corale indirizzato alla squadra che comprende anche: Alessandro Mureddu e Manuela Perrotta, della 2° Anestesia e rianimazione, Carlo Pellegrino, Elena Cremaschi, dell’equipe trapianti e Flavia De Gennaro della Clinica chirurgica generale, Anna Bugnone, Mirella Spalluto e Mariapaola Serventi, strumentiste di sala operatoria, Silvio D’Amico, Giulia Marchesi e Maria Stella Addabbo, infermiere di sala.

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