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Martedì, 30 Aprile 2024
Economia Pellegrino Parmense

Industria: il 37% degli imprenditori si attende una crescita

Tutti i dati dell'Ufficio Studi dell'Unione Parmense degli Industriali

Come sono andate le imprese di Parma nel 2023 e quali sono le previsioni per il 2024? Che relazione c’è tra il quadro economico locale e la complessità del contesto generale? E infine quali sfide le aziende si trovano ad affrontare? A queste domande si è cercato di dare risposta oggi 8 aprile a Palazzo Soragna nel corso dell’incontro “Analisi congiunturale dell’Economia Parmense” organizzato dall’Unione Parmense degli Industriali.

Ad aiutare l’associazione nella riflessione su questi temi è stato l’economista Gustavo Piga, Ph. D. in Economics presso la Columbia University di New York e Professore ordinario di Economia Politica presso Università di Roma Tor Vergata. L’incontro, moderato dal giornalista di Gazzetta di Parma Aldo Tagliaferro, è partito dalla presentazione dei risultati dell’indagine congiunturale relativa al 2023, realizzata dall’Ufficio Studi dell’Unione Parmense degli Industriali, a cura di Valentina Ruberto di UPI, cui è seguito un focus sugli investimenti strategici che le imprese stanno realizzando da parte di Pier Luigi Marchini del Dipartimento di Scienze Economiche e Aziendali dell’Università di Parma. L’economista Gustavo Piga ha allargato quindi lo sguardo sul contesto nazionale e sulle prospettive dell'economia italiana. L’intervento conclusivo è stato poi a cura del Presidente dell’Unione Parmense degli Industriali Gabriele Buia che, alla luce di quanto emerso, ha delineato quali sono le esigenze delle imprese oggi per far fronte agli scenari presenti e alle dinamiche che si stanno definendo.

Analisi di contesto sul tessuto industriale parmense

Il tessuto economico della provincia di Parma si conferma un tessuto solido, capace di genera valore: lo dimostra il fatto di essere, secondo i dati dell’Istituto Tagliacarne che si riferiscono al 2022, la quinta provincia in Italia per valore aggiunto pro-capite. Su questo, considerando il valore aggiunto complessivo (sempre fonte Tagliacarne) il contributo della  manifattura è del 35% ed è del 6% quello delle costruzioni, che sommati indicano come
l’industria contribuisca per il 41% al totale della ricchezza generata in questa provincia.

E’ un territorio che è stato capace di sviluppare filiere diverse, a volte complementari fra loro, assumendo molteplici specializzazioni: dal settore dell’agroindustria, composto da alimentare e impiantistica alimentare, alla meccanica, alla chimica-farmaceutica, alle costruzioni, al vetro, plastica gomma, carta e packaging, per un totale di 22,7 miliardi di euro di fatturato nel 2021 (dato ufficiale Ministero dell’Economia su dichiarazioni IVA 2021); a questo si deve poi aggiungere il contributo, sostanziale e fortemente strategico, dei servizi alle imprese che a Parma vedono attivi in particolare il settore della logistica e quello dell’ICT.

I risultati dell’indagine congiunturale UPI – Principali evidenze

I dati presentati oggi sono il risultato dell’elaborazione di un questionario, condiviso con il Centro Studi Confindustria Emilia-Romagna, a cui ha risposto un numero significativo di aziende associate dell’Unione Parmense degli Industriali nei mesi di gennaio e febbraio 2024. Nel secondo semestre del 2023 un’azienda su due segnala ordini in crescita, anche se gli ordini esteri, rispetto al periodo precedente sono segnalati in contrazione. Le giacenze, che dopo le difficoltà di approvvigionamento avevano acquisito entità rilevanti, sono risultate in calo per un’impresa su quattro.

Secondo l’indagine realizzata sulle aziende associate, la produzione industriale è cresciuta in media nell’anno 2023 dell’1,5% rispetto all’anno precedente, mentre il fatturato totale registra una variazione media del 5%, rafforzata dalla dinamica dei prezzi e quindi dall’inflazione. Nel corso del 2023 il fatturato estero prodotto dalle imprese parmensi, secondo i dati recentemente pubblicati da Istat, si è contratto del 4% ma se il valore viene
epurato del contributo della farmaceutica (che nel 2023 ha contratto in modo significativo come risposta fisiologica ad un 2022 fortemente espansivo) diventa pari a +7%. 

I settori presentano andamenti eterogenei: per quanto riguarda la tipologia di beni prodotti, rispetto all’anno 2022 la produzione è positiva per alimentare, impiantistica alimentare, costruzioni (quest’ultime hanno rivestito un ruolo importante anche per effetto dell’imminente chiusura del Superbonus). Cala invece nella meccanica, plastica e vetro. La dinamica dell’occupazione si conferma di segno positivo come dimostrato dall’incremento del 2,4% registrato dalle imprese. Anche i dati dell’Osservatorio Regionale del Mercato del lavoro attribuiscono all’industria il maggior contributo in termini di nuove assunzioni e l’Istat stima per il 2024 un tasso di disoccupazione in calo e pari al 4%.

A gennaio 2024, i dati raccolti evidenziano per l’Industria Parmense un miglioramento congiunturale del giudizio portafoglio ordini (insieme degli ordini in attesa di esecuzione) rispetto a luglio 2023, miglioramento a cui hanno contribuito prevalentemente le aziende più strutturate, con più di 50 dipendenti.

Previsioni 2024

Quanto alle previsioni sul 2024, la produzione è attesa in crescita per il 37,0% degli imprenditori intervistati, con un saldo (differenza tra ottimisti e pessimisti) di 24 punti percentuali. Un terzo delle imprese prevede un incremento della domanda totale, percentuale lievemente inferiore per l’incremento della domanda estera. L’occupazione è prevista in crescita dal 35% delle imprese, mentre il 60% è orientata alla stazionarietà. Dal confronto dei saldi aumento-diminuzione rispetto a luglio 2023, si evince un peggioramento delle aspettative degli ordini totali ed esteri mentre viene confermato un clima di fiducia positivo per l’occupazione.

Focus investimenti

L’indagine rivolta alle imprese ha dedicato anche un approfondimento alla tematica degli investimenti effettuati nel 2023 e previsti nel 2024, con alcuni focus sulle strategie che le aziende stanno realizzando per la tutela ambientale, il risparmio energetico e la digitalizzazione. I risultati confermano la vivacità del sistema industriale locale: nel 2023 l’86% delle imprese interpellate ha realizzato investimenti con una spesa pari al 5% del fatturato, per un totale di 392 milioni di Euro investiti nel territorio. 

Se si scorporano i dati per dimensione aziendale, si evidenzia come anche nelle aziende con meno di 50 dipendenti la percentuale di investimento rimane alta e pari al 4,9%, a conferma dello sforzo che anche le Pmi compiono a tutela della propria competitività. Nel 2023 le imprese intervistate hanno concentrato gli investimenti in formazione, ICT, linee di produzione, R&D e tutela ambientale.

Nel 2024 le imprese che investiranno sono il 91% del totale. In particolare, le strategie di sviluppo vedono un incremento maggiore verso la tutela ambientale e nuovi immobili per fare spazio alla crescita. Nel 2023 le imprese parmensi del campione hanno indicato come principali freni allo
sviluppo degli investimenti la sussistenza di tassi di interesse e costi energetici elevati, le pesanti difficoltà amministrative e burocratiche e la mancanza di alcuni profili professionali sul mercato del lavoro.

In particolare, sul tema della sostenibilità sono state approfondite le azioni previste dalle aziende per migliorare sotto il profilo energetico e ambientale; ne è emerso che le imprese stanno concentrando l’impegno economico e organizzativo sulla autoproduzione di energia elettrica, l’efficientamento degli impianti produttivi e la riqualificazione energetica degli stabilimenti. La principale tipologia di investimenti in ambito ambientale riguarda invece il
riciclo degli scarti di produzione seguito da interventi per la riduzione dei materiali impiegati. Anche nel processo di evoluzione in impresa sostenibile le difficoltà che le imprese lamentano sono legate principalmente alla troppa burocrazia, a un quadro normativo ritenuto troppo complesso e alla mancanza di competenze specializzate. Dall’analisi storica degli investimenti emerge un andamento crescente, anche se non lineare, degli investimenti focalizzati ad accelerare il percorso di digitalizzazione. Il 75% delle aziende dichiara di aver effettuato negli ultimi due anni investimenti in ICT; gli ambiti in cui si sono concentrati maggiormente gli investimenti sono stati: ERP, cloud, cyber security, big data e CRM.

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