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Marco Adorni: "La Costituzione è l'antidoto contro lo stato di emergenza e di sospensione del diritto"

Intervista al candidato sindaco con la lista 'L'Altra Parma - Uniti per la Costituzione': "Crediamo che sul green pass ci si sia inoltrati in terreni pericolosi. Rendere più efficiente la polizia locale e utilizzare il Daspo per far recuperare sicurezza e decoro alle zone nevralgiche della città"

Marco Adorni, docente di lettere in città e ricercatore universitario ha deciso di scendere in campo e di candidarsi a sindaco di Parma. La lista in suo sostegno "L'Altra Parma - Uniti per la Costituzione" raccoglie al suo interno esponenti di gruppi e partiti molto diversi tra loro, dal Pc di Marco Rizzo a movimenti come Riconquistare l'Italia, Italia Unita. 

Com'è maturata l'idea di candidarsi a sindaco?

"Questi ultimi due anni sono stati molto difficili. L’immaginario collettivo si è ritratto. La gente si è chiusa, impaurita è divenuta diffidente. Ormai si evita il contatto con l’altro. E non andiamo a votare e disprezziamo la politica. Tutto questo è, per me, motivo di grande amarezza. E dal momento che ho sempre amato occuparmi di politica, nei libri che ho scritto, nelle conversazioni con amici e nel dibattito pubblico, ho sentito l’urgenza di sporcarmi le mani e metterci la faccia. So bene che si tratta di una strada in salita. Non tanto perché tema le urne. Quanto perché la gente di Parma si è sentita abbandonata dall’amministrazione e ha maturato apatia, indifferenza, rabbia verso chiunque faccia promesse o parli di rilancio. Anch’io sono tra quelli che si sono sentiti abbandonati e anch’io ho maturato frustrazione e mi sono avvilito. Tuttavia, ho creduto giusto reagire impegnandomi in prima persona per trasformare l’apatia in desiderio, la passività in attivismo, per contribuire a trasformare le avversità in opportunità. Credo, infine, che, il nuovo sindaco di Parma debba finalmente avere una visione politica nel senso alto del termine, cioè non possa limitarsi ad amministrare l’esistente ma
debba provare a orientarlo secondo una ben precisa visione teorica e ideale. Ritengo di possedere queste caratteristiche"

Lei è sostenuto da una serie di forze variegate e di natura politica molto diversa tra loro: quali sono i punti in comune?

"Le forze che sostengono la mia candidatura sono attraversate da un fil rouge, quello della difesa dei principi fondamentali della Costituzione. Ci sentiamo parte di un blocco sociale che, in questi ultimi anni, è stato bersagliato da una serie di provvedimenti che, in nome dell’emergenza e del “ce lo chiede l’Europa”, lo hanno impoverito tanto sul piano economico quanto dell’immaginario. Le civiltà
finiscono e la storia ci insegna che quando ciò avviene si verificano i fenomeni più gravi e pericolosi. Credo che la “civiltà” neoliberale stia tramontando e ciò che si sta profilando è qualcosa di pericoloso per la democrazia, almeno per come siamo abituati a connotarla in Occidente. Nell’ultimo libro di Marcello Veneziani, La Cappa, ci viene ricordato come si sia “scivolati dalla società aperta alla
società coperta”, si sia finiti “ingabbiati in un sistema globalitario che ci controlla e corregge ogni cosa. Un sistema bioliberista fino alla morte, ma in un regime di sorveglianza totale”. Ecco perché la nostra lista, L’Altra Parma, porta con sé il claim “Uniti per la Costituzione”. Pur nelle loro diversità, i partiti e le forze della società civile che mi sostengono ritengono che la Costituzione sia l’unico
antidoto contro lo stato d’emergenza che è divenuto di fatto uno stato d’eccezione, di sospensione del diritto e delle libertà". 

I tre punti principali della sua campagna elettorale e i primi provvedimenti che prenderebbe da sindaco di Parma

"Primo punto: la questione sicurezza dei cittadini. Occorre affrontare il problema criminalità (anche giovanile) nell’immediato: è indispensabile difendere la città e i parmigiani, rendendo più efficiente la polizia locale, creando una mappatura dinamica delle zone critiche sulla cui base installare nuove telecamere di videosorveglianza così da garantire controllo e deterrenza, facendo ricorso allo
strumento del Daspo per far recuperare sicurezza e decoro alle zone nevralgiche della città, come l’area della Pilotta, la Stazione, il Duomo e il Battistero. D’altronde, la repressione e il controllo vanno affiancati da campagne e progetti finalizzati a creare aggregazione giovanile, aumentare la conoscenza del territorio comunale e promuovere una cultura di legalità e convivenza.

Secondo punto. Se è vero, come è vero, che una grande percentuale di parmigiani si trova in condizioni di difficoltà socio-economica anche a causa degli effetti della pandemia, occorre operare attivamente contro la povertà e per rilanciare la sanità pubblica. Il sindaco deve ritornare ad avere un ruolo centrale all’interno della Conferenza territoriale sociale e sanitaria, elaborando atti di indirizzo e coordinamento, politiche abitative e socio-educative adatte alle esigenze e specificità del territorio che amministra. Il sindaco dovrà farsi promotore di un piano anti-povertà, secondo una strategia finalizzata alla creazione di un autentico welfare comunale, rilanciando lo sport di base quale strumento di prevenzione dalle malattie e di potenziamento delle difese.

Terzo punto. Ripensare integralmente il governo della città secondo una visione strategica generale capace di tenere insieme le peculiarità della rete ecologica, sociale ed economica esistente. La città va pensata come un organismo che deve funzionare in modo armonico per cui ogni intervento dovrà essere valutato in un’ottica sinergica, ovvero in termini di ricadute economiche, sociali, urbanistiche ed ecologiche. Ogni grande opera dovrà passare per il preventivo coinvolgimento della cittadinanza attraverso processi di partecipazione collettiva, come quelli garantiti dallo strumento del débat public (dibattito pubblico): ancorché non vincolante sul piano giuridico, esso potrà aumentare in modo esponenziale il coinvolgimento della comunità locale in tutti i processi di realizzazione delle
grandi opere (mobilità urbana, nuovo stadio, trasformazione dell’aeroporto Verdi, nuovi mall, ecc.). nonché favorire la massima trasparenza del processo decisionale. Gli strumenti urbanistici dovranno essere “curvati” ad armonizzarsi con gli indirizzi di politica economica, culturale, sociale e ambientale stabiliti dal sindaco. Bisogna salvare il centro, tutelare il piccolo commercio e il mondo delle imprese attraverso sgravi fiscali e un piano di mobilità che sappia essere allo stesso tempo meno impattante sul piano ambientale e propizio al recupero della vitalità economica e culturale della città. I quartieri periferici non devono essere abbandonati ma ridisegnati come “città nelle città”, con propri luoghi di aggregazione fisica e simbolica. Solo con uno sguardo profondo sulla città riusciremo a salvarle ogni sua parte dal deserto e dall’abbandono, per tornare al vivere civile, cioè alla politica come buongoverno, cioè come inscrizione del particolare del generale. Come scrisse Fernando Pessoa, “per essere grande sii intero”: ecco, per essere grande, Parma deve essere integralmente ripensata". 

 Qual è la vostra posizione sul Green pass e sulla campagna vaccinale?

"La nostra posizione è molto semplice. La nuova amministrazione sarà promotrice, su ogni fronte, delle libertà fondamentali riconosciute dalla nostra Costituzione: libertà di pensiero e di aggregazione sociale, di movimento e di educazione. Incoraggeremo la libera espressione in privato e in pubblico, e il confronto civile e aperto, la libera informazione e ogni iniziativa che sia espressione
della società in ogni sua parte. Per noi non si tratta di essere a favore o contro i vaccini, bensì di battersi affinché nella società italiana passi il principio fondamentale secondo cui per imporre una cura sia necessario il consenso informato. Crediamo che sul greenpass e ancor più sul supergreenpass ci si sia inoltrati in terreni pericolosi poiché si è voluto negare che una persona sana (cioè con tampone negativo) non potesse avvalersi del proprio diritto al lavoro, come sancito dall’art. 4 della Costituzione (art. 4)". 

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