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Il colpo di Coda: il centravanti che voleva il Parma ma che non rientrava nei piani

L’anno scorso i 22 gol non servirono a trascinare il Lecce in Serie A. La doppietta di ieri è stata fatale alla squadra di Maresca, fuori dalla Coppa

Il Parma ha scoperto quanto è dura giocare per i tre punti o per un obiettivo. E quanto sia meglio avere in squadra un attaccante di categoria. La Coppa Italia non era sicuramente in cima alla lista degli obiettivi di Enzo Maresca, che forse però avrebbe voluto volentieri Massimo Coda tra i suoi soldati. Il tecnico ieri ha avuto un’ulteriore conferma di quanto il 
suo Parma sia ancora un cantiere aperto. 

Comprensibile, visto che al 15 agosto, con un cambio radicale di pensiero che deve tradursi in azione, manca ancora qualche pedina per poter considerare più ‘suo’ un Parma apparso a tratti irriconoscibile, con poco equilibrio e troppo disposto a offrire il fianco a un Lecce che ieri si è esaltato nel clima da dentro o fuori. Squadra esperta, che non è passata indenne attraverso le forche caudine dei play off e che per questo ha accumulato più esperienza e forza di azzannare la partita. 

L’incanto del primo quarto d’ora frizzante è stato spazzato da un colpo di… Coda, l’attaccante che a Parma sarebbe tornato di corsa, ma che il Parma non ha forse desiderato abbastanza. Nella domenica di Ferragosto, l’aperitivo a KK sarà andato di traverso, probabilmente anche ai suoi sottoposti, ancora a caccia di un attaccante in attesa del migliore Inglese, uno dei pochi motivi per sorridere dopo la mazzata di domenica pomeriggio. Mazzata non tanto per il risultato, o per l’eliminazione dal torneo: ad agosto e con la squadra in preparazione, sono cose che possono succedere. Preventivabili. Domenica il vaso di Pandora però si è scoperchiato subito, con il disincanto di riscoprirsi come la ‘Juventus’ della Serie B che ha tracciato un solco tra le intenzioni e la realtà, tra la teoria e una pratica che chiede prontezza e fame. Ingredienti che sono mancati al Tardini, dove il Lecce ha divorato il lauto pasto senza neanche troppo faticare. 

Così l’avventura del Parma in Coppa Italia è arrivata rapidamente ai titoli di coda, è il caso di dirlo. Quel Coda che da Parma era passato, arrivato a parametro zero, di rientro dal Nova Gorica. Sfortunato al tempo del fallimento, era risultato essere una bella scoperta prima che il crociato lo abbandonasse. Dopo anni è maturato, conservando l’etichetta di centravanti di categoria. Ma un po’ per l’età e un po’ per il progetto tecnico griffato Ribalta-Pederzoli, non è risultato idoneo. Eppure si era ‘proposto’, con il contratto in scadenza nel 2022 ma senza fortuna. Non sono bastati i 22 gol della scorsa stagione, evidentemente. Pantaleo Corvino è stato chiaro: puoi sbagliare la moglie, ma non l’attaccante. Perentorio. Sintomatico di quanto sia fondamentale avere una punta forte, su cui poggiare la fortuna di una squadra. La stessa che ha avuto il Lecce nel trovarselo pronto alla prima uscita stagionale. A Parma, in quello che poteva essere il suo stadio e non è stato. Sperando almeno che il Tardini possa essere la casa della squadra che alla fine della stagione festeggerà il ritorno tra i grandi. Non è tempo di sentenze, né di processi, ma la realtà (e Maresca) dice che c’è ancora da lavorare.

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