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La telefonata di Conte, la Juventus e l'idea all'ultimo giorno: "Graziano, c'è il Parma"

Da 'svincolato di lusso' a punto fermo: Pellè si gioca una maglia con Cornelius nella partita con il Genoa

Ha sfiorato anche Pirlo, dopo Conte. Alla fine se l’è preso D’Aversa. E farà parte della spedizione crociata che avanzerà la pretesa di salvarsi, a colpi di risultati che per forza di cose saranno determinati anche da lui. Graziano Pellè è diventato una specie di totem da proteggere, come se fosse un oggetto prezioso che ha bisogno di essere messo in una teca, per evitargli malanni, dato che sono dietro l’angolo e soprattutto dopo che, nella partita con la Roma, ha saputo spostare gli equilibri dalla parte del Parma.  

Dieci anni dopo, si è saputo prendere sulle spalle una squadra ferita nell’animo, allargando le sue braccia possenti a protezione del pallone e di un gruppo che – metaforicamente – si è fatto proteggere da lui. Bastava guardare con che piglio si prodigava per i compagni, soprattutto quelli più giovani, come indicava a Man il modo di attaccare la profondità dopo avergli recapitato il pallone sui piedi, come stringeva intorno al collo di Mihaila il suo braccio e con l’altra mano si copriva la bocca, per suggerirgli in che modo tagliare. E’ cresciuto, Graziano, ha messo dentro un bel po’ di carisma, frutto della sua esperienza da attaccante giramondo che ha rischiato davvero di andare a fare da vice a Lukaku, o di dare respiro a Morata.

Nessuna delle due piste si è concretizzata a gennaio: l’Inter è saltata per via di un mercato bloccato, la Juventus aveva la priorità di cedere qualcuno, prima di tesserarne un altro. E così, nell’ultimo giorno di mercato, la chiamata risolutrice l’ha fatta Romualdo Corvino, agente storico di Pellè che ha dato il suo benestare a un ritorno a Parma, città che evidentemente gli è rimasta dentro. L’aveva lasciata in Serie A, l’ha ritrovata dopo mille traversie, più bella, più accogliente, bisognosa di conforto e soprattutto di qualcuno che ne tirasse su il morale, dopo una partenza a marce ridotte. Ebbene, Pellè si è calato in quella parte, viene oggi visto come l’uomo della speranza.

Gli è bastata un’ora o poco più per prendersi sulle spalle la squadra, cominciare a rodarsi per bene e diventare riferimento. Lo era già in allenamento, soprattutto per Zirkzee: stesso ruolo, lui idolo dell’olandese, appena Graziano gli indica un movimento, gli offre un suggerimento, la sua testa decorata da ricci che sembrano finti si scuote in un movimento affermativo. “Ho capito”, dice Joshua, che sta imparando l’italiano e intanto – anche lui – si appoggia a Pellè per sfruttare il suo inglese e rubargli qualche movimento. Già, perché al Feyenoord, Graziano era visto da Joshua come un modello. Il modello per la salvezza.

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