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COPPA ITALIA

Parma a un passo dall'impresa, l'Inter passa solo ai supplementari

Finisce 2-1 per i nerazzurri. La squadra di Pecchia va in vantaggio con un gran gol di Juric, poi non rischia quasi nulla fino all'88', quando una deviazione di Osorio su tiro di Lautaro Martinez si insacca alle spalle di Buffon, battuto anche da Acerbi nel secondo tempo supplementare

Che beffa: il Parma per 88' ha assaporato l'impresa, si è arresa a un'Inter che ha trovato il gol del pari con un tiro di Lautaro deviato da Osorio all'88'. Il 2-1 è arrivato ai supplementari, al 110' con un colpo di testa di Acerbi che non ha certo cancellato la prova d'orgoglio di una squadra, quella di Pecchia, che avrebbe meritato di più. Al Parma vanno i complimenti, all'Inter la qualificazione. Gli applausi, questa squadra, li ha strappati a tutto San Siro e in particolare ai suoi 1500 tifosi giunti fino a qui per vedere una squadra all'altezza del palcoscenico. 

Pecchia si affida a Benedyczak nel ruolo di esterno. Il tecnico presenta a San Siro un Parma che deve fare rodaggio in vista di Bari ma che, nello stesso tempo annusa il profumo di impresa. Sa di un’Inter con li miti e debolezze e senza paura accetta l’uno contro uno e gioca senza l’assillo del risulta. Pure senza centravanti, dato che tocca a Vazquez fare il falso nueve in attesa di Inglese che entrerà nella ripresa.  Il piano gara è chiaro: Estevez in uscita deve andare su Gagliardini e l’altra mezzala, Sohm, deve impedire ad Asllani di ricevere il pallone per allargare il gioco. Evitare che l’Inter sprigioni il suo potenziale in ampiezza e trovi il riferimento profondo. Inizialmente il compito dei cambi di campo sono affidati a Bastoni che pesca nell’incrocio Dumfries libero a destra. Benek lascia spesso campo all’olandese che però trova in Valenti una valida opposizione. L’argentino del Parma, che presenta in campo 8 titolari, va più in difficoltà quando deve leggere il fraseggio nello stretto dei nerazzurri, ma succede poco almeno nel primo tempo. Se la vede peggio Delirato, preso in mezzo da Gosens, Mkhitaryan e Correa. Ed è su quell’asse che l’Inter costruisce  la più nitida palla gol della partita. Capita sui piedi di Gagliardini che allarga il compasso e spara fuori di poco da ottima posizione. Il Parma non rischia tanto, i ragazzi di Pecchia tengono i nerazzurri lontanissimi da Buffon, ma il tecnico deve cambiare il piano gara dopo 25’: niente più riconquista e verticalizzazione a sfruttare le incursioni delle ali. Man lascia il campo per un problema fisico, entra Juric che garantisce maggiore copertura a destra e va a fare legna in mezzo. Il croato ci mette un quarto d’ora scarso a prendersi San Siro e lo fa con un tiro pazzesco che si insacca alle spalle di Onana, più precisamente sotto l’incrocio. Un gol fantastico, che fa scattare la panchina del Parma in campo. E dopo poco tocca a Benek farla sussultare ancora, ma un grande Onana nega al polacco la seconda gioca di Coppa. 

Nel momento più caldo del match, il Parma resta vivo: Pecchia chiede concentrazione e il vantaggio fortifica l’animo dei suoi giovani che controllano senza affanno gli attacchi di un’Inter irriconoscibile per più di un’ora. Inzaghi per svegliare i suoi deve richiamare Bellanova, Dimarco e Dzeko per gli appassiti Dumfries, Bastoni e Mkhitaryan. Ma è il Parma ad avere la palla più bella per costruire il 2-0: Bernabé che fino ad ora ha sporcato mille palloni sbaglia la cosa più facile per un calciatore della sua tecnica. Il passaggio per Sohm che aveva davanti una prateria. E quando Pecchia assaporava l’impresa mentre si sbracciava nella sua area tecnica per dare indicazioni ai suoi, un tiro di Martinez deviato da Osorio finisce in rete. E’ il minuto 88, Buffon che fino ad allora non ha dovuto fare chissà cosa per spegnere un’Inter senz’anima, evita anche il colpo del ko quando Dzeko al 90’ gira in porta un’azione apparecchiata da Dimarco sulla sinistra. Ma il graffio che stordisce il Parma arriva al 110’, quando Acerbi di testa insacca alle spalle di Buffon, dopo che lo stesso ha respinto con i pugni un cross di Dimarco. 

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