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Etiopia: arrestato il cooperante salsese Alberto Livoni

Era nel paese africano con il Vis, il Volontariato internazionale per lo sviluppo, una Ong che si occupa di formazione professionale dei giovani ed è in contatto con i missionari salesiani

Alberto Livoni, volontario italiano in Etiopia e originario di Salsomaggiore Terme, è stato arrestato in Etiopia mentre si trovava nel paese africano con il Vis, il Volontariato internazionale per lo sviluppo, una Ong che si occupa di formazione professionale dei giovani ed è in contatto con i missionari salesiani. Secondo le prime informazioni Livoni sarebbe in stato di fermo, così come molti funzionari delle Nazioni Unite: il suo caso è seguito dalla Farnesina, in collaborazione con l'Ambasciata italiana di Addis Abeba: Alberto Livoni sarebbe attualmente all'interno di un commissariato di polizia.

In Etiopia è in vigore lo stato di emergenza e le autorità statali hanno effettuato diversi arresti nelle ultime settimane, accusando varie persone di appoggiare il Fronte popolare di liberazione del Tigrè. Le forze militari del Governo sono entrate in un centro per l'istruzione di bambini gestito dai Salesiani ad Addis Abeba ed hanno arrestato anche 17 missionari salesiani. 

A inizio mese il governo federale ha dichiarato lo stato di emergenza in risposta all’avanzata sulla capitale delle forze del Fronte popolare di liberazione del Tigray (Tplf) e dell’Esercito di liberazione Oromo (Ola). Il Tigray è una regione è isolata da oltre un anno: lo scorso novembre ha subìto l’offensiva dell’esercito, che da allora ostacola i rifornimenti di cibo e medicine. Poi il contrattacco tigrino ha inflitto una dura sconfitta alle truppe governative.

Nei giorni scorsi le autorità etiopiche hanno anche arrestato diversi dipendenti delle Nazioni Unite. Da mesi le ambasciate occidentali hanno cominciato a ridurre al minimo il personale in Etiopia e molte aziende straniere stanno rimpatriando i loro dipendenti. Livoni, studi in Svizzera e una lunga esperienza nella cooperazione, sarebbe ancora detenuto. In Etiopia lavora proprio per l’emergenza nel Tigray, si occupa di progetti allestiti nelle scuole dove sono stipati migliaia di bambini, tutti profughi in fuga



 

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