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Venerdì, 26 Aprile 2024
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Foto con svastiche e disegni sessisti ad una scrittrice ivoriana, la rabbia di Clementine: "Vorrei incontrare i due ragazzi e insegnargli il rispetto"

Intervista a Clementine Pacmogda, scrittrice e insegnante di Borgotaro che ha ricevuto il disegno da due giovani di 16 anni: "Vorrei parlare con loro, non con i loro genitori. Sono madre anch'io: a quell'età devono assumersi le proprie responsabilità"

Clementine Pacmogda, scrittrice nata in Costa d'Avorio, che vive a Borgotaro, dove lavora come insegnante di sostegno in un liceo, è rimasta vittima di un grave episodio razzista e sessista che ha coinvolto alcuni giovanissimi. Due ragazzi di 16 anni, che frequentano un istituto scolastico di Barga, in provincia di Pisa, le hanno infatti consegnato, al termine di un incontro sul tema dell'educazione e dell'integrazione, una foto con contenuti sessisti e razzisti. 

Clementine, linguista alla Normale di Pisa, autrice di alcuni libri e impegnata nella divulgazione di una cultura antirazzista e antisessista tra i ragazzi, è ancora sotto choc per l'episodio, che si è verificato sabato scorso, al termine di uno dei tanti incontri che tiene con gli studenti. I due ragazzi l'hanno avvicinata per consegnarli un fotomontaggio che ritraeva una donna con una svastica e un disegno osceno (genitali maschili) vicino al viso. 

Clementine Pacmogda ci può raccontare cos'è successo sabato dopo l'incontro con alcuni studenti? 

"La sera del 3 giugno avevo la presentazione del mio secondo libro a Fornaci di Barga, in provincia di Pisa. Mio marito mi ha proposto di farmi andare nella sua classe, proprio a Barga, per parlare della mia esperienza di istruzione in Burkina Faso. Siccome ho un’amica insegnante in quel paese, abbiamo pensato scegliere il 4 giugno, il giorno dopo la presentazione del libro. Anche perchè sabato sarei poi ripartita per Borgotaro, dove vivo con la mia famiglia.

Abbiamo fatto una bellissima chiacchierata con gli alunni quel giorno fuori dall’aula seduti tutti in cerchio sul prato. Ero contenta e grata agli alunni che hanno dimostrato un grande interesse. Ci sono stati pianti ma anche sorrisi. L'incontro è finito verso le 13 e mi sono avviata subito verso la mia macchina per scappare a casa. A qualche metro prima del parcheggio, ho visto due ragazzi fermi sul marciapiede. Di fronte a me c’era una signora sullo stesso marciapiede che teneva un cane al guinzaglio. Appena mi hanno visto uno di loro mi si è avvicinato con aria divertita. Mi ha teso qualcosa che teneva in mano dicendo: “Volevamo regalarle questo”. Siccome ridevano, ho sorriso anch’io ma non volendo farmi prendere in giro, perché pensavo forse a uno scherzo divertente, ho chiesto: “Ma di cosa si tratta?”. Lui ha risposto: “Nulla, solo la foto di una signora che abbiamo ritagliato “. Ho poi detto: "Ah va bene! Allora la prendo”.

Come ha reagito, in quel momento, alla consegna di quei disegni? 

"Ho guardato la foto: mi hanno colpito subito la svastica sul braccio della signora e i genitali maschili sulla bocca. Ho detto: ”Avete ritagliato la foto di una donna e avete designato voi questi simboli sopra?” E loro “Si! L’abbiamo fatto noi” sempre ridendo. Ed io ancora: “Poi avete pensato regalarla a me?”. “Si” hanno risposto, sempre ridendo. Ho detto: ”Vi ringrazio per l’educazione e per il regalo. Questi simboli non mi piacciono per nulla. Forse li cancello e tengo la foto come vostro regalo”. Sono andata via anche perché erano ormai le 13.30. Avevo la foto appoggiata in auto e ogni volta che la guardavo mi faceva male. Mi veniva sempre più voglia di ritrovarli e chiedergli il perchè del loro gesto". 

Cosa vorrebbe dire a quei ragazzi e ai loro genitori, se li avesse di fronte in questo momento? 

"La prima cosa che mi ha colpito è stata la svastica. Come insegnante, mi sono sentita inutile: tutti gli anni nel mese di gennaio, noi facciamo tanto per ricordare cosa rappresenta questo simbolo, ovvero l’orrore del nazifascismo. E poi trovi due ragazzi che, pur sapendo a cosa è legato, ci scherzano su. Mi sono chiesta cosa abbiamo sbagliato. Perché a quell’età arrivano fino a questo punto, pur sapendo tutto il male che c’è stato dietro? 

Come donna mi facevano arrabbiare i genitali in bocca. Perché a quell’età disegnano un genitale maschile per metterlo in bocca a una donna? L’ho considerato una mancanza di rispetto verso noi donne, verso le loro madri e sorelle. Siamo buone solo fare sesso? Per ultimo ho pensato a me come donna nera. Non hanno lasciato la foto in modo anonimo sulla mia macchina ma mi sono venuti incontro per darmela direttamente. Probabilmente sicuri che si trattava di una nera analfabeta che non avrebbe capito nulla di quei simboli.

Voglio fare una chiacchierata di un paio d’ore con loro, non con i genitori. Sono madre e so che a 15 anni non sei più soltanto tu responsabile del comportamento di tuo figlio. Devono essere loro responsabili dei loro comportamenti. Non bisogna sempre scaricare le colpe dei ragazzi su qualcun’altro. Io vorrei poter presentarmi a questi ragazzi a tu per tu. Avrebbero potuto essere i miei fratelli o i miei figli. Vorrei che capiscono che offendere gli altri è sempre sbagliato. Vorrei dirgli che i pregiudizi fanno male a tutti e insegnarli che il rispetto va dato a chiunque, a prescindere dal colore e dal sesso".  

Lei è linguista alla Normale di Pisa, autrice di alcuni libri e partecipa spesso ad iniziative contro il razzismo e sui temi di genere...

"Sono stata studentessa alla Normale dove ho conseguito un dottorato in Linguistica. Poi ho avuto un assegno di ricerca che ho concluso sempre lì. Ora sono insegnante di sostegno alle superiori in un liceo di Borgo Val di Taro. Ho scritto due libri autobiografici proprio per raccontarmi e lottare proprio contro quello che ho subito sabato scorso, oltre che per smascherare le falsità che invadono per esempio i social network.

La mia storia è una storia di lotta e di perseveranza (dicono i lettori) legata alla volontà di studiare per sperare di avere un futuro migliore, almeno migliore della vita dei miei genitori, segnata da sofferenze varie. Mi sono accorta che l’Africa è poca conosciuta in Italia e quando esiste un vuoto di questo tipo, ognuno lo può riempire come vuole. Si dicono cose false e mai viste in Africa dell’Africa: gli africani sembrano una categoria di esseri umani a parte, particolari.

Ho voluto prendere la mia vita come un esempio di vita africana. E penso di avere il dovere di parlare dell’Africa come protagonista diretta. Per questo mi invitano un po’ in giro, soprattutto nella scuole. Ultimamente sono stata due volte a Milano prima per l’evento “Fa la cosa giusta”, poi per un evento universitario legato all’immigrazione. Ho partecipato anche a un evento organizzato da Epale a Firenze a maggio ed è stato stupendo. Poi sono stata in tre scuole (due superiori e una media) a Biella. Poi a Barga e ora sono all’Isola D’Elba per partecipare a un evento organizzato dal Cpia Elbano domani 9 giugno". 

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