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La storia di Elisa e Gianluca: "Siamo scappati dal caos della città: ora coltiviamo prodotti biologici ad Albareto"

La storia di due giovani parmigiani che sono saliti in montagna per dare vita al progetto Terra Colta: "Non è tutto bello e facile: facciamo più fatica fisica ma abbiamo imparato tantissime cose"

Hanno deciso di mollare tutto e andare in montagna. A coltivare ortaggi rispettando la natura e la biodiversità, utilizzando attrezzi manuali (oltre ad un piccolo motocoltivatore) e autoproducendosi la semenza. Elisa e Gianluca, due giovani parmigiani, meno di un anno fa, hanno dato vita al progetto Terra Colta ad Albareto. Una scelta di vita che, negli ultimi anni, sempre più giovani parmigiani stanno intraprendendo.

Un'opzione certo non facile ma in grado di restituire una soddisfazione personale che va oltre l'appagamento professionale e lavorativo. "Abbiamo avuto un esperienza abbastanza traumatica (un incidente) che ci ha portato a chiederci se volevamo continuare così fino alla vecchiaia, se non potevamo fare qualcosa, o almeno provarci, per trovare un attività e un territorio che più ci appartenesse". Inizia così il racconto dei due ragazzi. 

Ci raccontate un pò la vostra storia, che lavoro svolgevate prima e perchè avete deciso di aprire un'azienda agricola? 

"Ci chiamiamo Elisa e Gianluca abbiamo sempre abitato in pianura non in città ma in paesi abbastanza grandi che ci gravitavano attorno, abbiamo fatto diversi lavori impiegatizi, operai. Nessuno ci ha mai particolarmente soddisfatto: non vedevamo l'ora di tornare a casa per dedicarci insieme ai nostri animali d'affezione e al nostro orto che diventava sempre più grande. Abbiamo avuto un esperienza abbastanza traumatica (un incidente) che ci ha portato a chiederci se volevamo continuare così fino alla vecchiaia, se non potevamo fare qualcosa, o almeno provarci, per trovare un attività e un territorio che più ci appartenesse. Così siamo arrivati a trasferirci in una casetta in montagna lontana dai grandi centri industriali e dal caos cittadino, riducendo tutto l'esubero (di oggetti e di bagaglio emotivo) che ci accompagnava e aprire una piccola realtà agricola dove l'importante fosse la qualità e non la quantità". 

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Qual'è la filosofia che sta alla base delle vostre coltivazioni? 

"Per noi la cosa più importante è rispettare la natura e la biodiversità, per cercare di farlo lavoriamo il terreno il meno possibile rispettando gli strati (quindi evitando le arature), non usiamo mezzi pesanti ma un piccolo motocoltivatore e vari attrezzi manuali; abbiamo un sistema di aiuole semi permanenti (al momento 33 ma con il progetto di crescere) larghe 120 cm (lunghezze variabili) sulle quali apportiamo molta sostanza organica per nutrire il suolo e non lasciarlo mai scoperto (per la maggior parte erba tagliata da noi nei pezzi di terreno attualmente non coltivati). Usiamo concime organico (stallatico di cavallo recuperato da un maneggio quì vicino per la concimazione di fondo, in pellet per supportare le piante al momento del trapianto) e macerati. Inoltre alterniamo alle aiuole delle file di alberti (principalmente da frutto) in modo da aumentare ulteriormente la biodiversità oltre ad avere cibo e biomassa legnosa. Non siamo certificati bio e non usiamo alcuni prodotti ammessi (tipo ad esempio rame o piretro) perchè li riteniamo troppo invasivi". 

Quali prodotti coltivate e a chi vendete? 

"Coltiviamo orticole in senso ampio; esempio pomodori (di vario tipo), patate, zucche, zucchine, insalate (di vario tipo), cavoli e alcune leguminose. Tutte le piante sono partite da seme, non ci affidiamo a vivai esterni in modo da poter avere il massimo controllo sulla qualità della semenza e sulle concimazioni effettuate fin dal principio. Tendiamo a voler autoprodurci la semenza dove possibile in quanto il seme possiede una sorta di "memoria" e qui dove è cresciuto si sente già a casa potendo esprimere il suo massimo splendore senza doversi adattare a una situazione diversa. Facciamo vendita diretta in azienda, direttamente dal campo al consumatore, portiamo la spesa a domicilio o in posti di ritrovo e ci stiamo attrezzando per partecipare a piccoli mercati e vendere ai gas (al momento a quello del taro). I nostri clienti sono principalmente privati che apprezzano la nostra filosofia, molto lontana da logiche della grande distribuzione".

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Ci parlate un pò delle differenze tra vivere in città e in montagna, com'è cambiata la vostra vita? E' un percorso che consigliereste ad altre persone? 

"Partiamo dicendo che abitiamo in montagna da relativamente poco tempo (agosto 2021) e quindi molte sfumature e particolarità le dobbiamo sicuramente ancora scoprire. Per quello che abbiamo visto finora la differenza principale rispetto alla pianura è il ritmo di vita e il clima: qui la gente è molto più rilassata anche nei centri più grossi (il "capoluogo" della valle, Borgo Val di Taro, conta circa 8000 persone), il che non vuol dire zero preoccupazioni e assenza totale di pensieri sia chiaro. Il clima è difficilmente spiegabile e interpretabile, proviamo: noi siamo a 700 metri di altezza, a pochi km c'è il passo di Cento Croci a 1000 metri, fino a metà marzo di notte andava sotto zero eppure i giubbini più pesanti sono rimasti nell'armadio (mai successo in pianura) e ci siamo riscaldati esclusivamente con la stufa a legna senza mai accendere i termosifoni (nel nostro caso alimentati a gas gpl); è una zona molto ventosa e durante il giorno le condizioni cambiano velocemente più volte, spesso in estate alle 14:30 / 15 siamo fuori nei campi a lavorare sotto il sole ma si riesce a resistere  tranquillamente e diverse volte alla sera (dello stesso giorno chiaramente) quando esci con il cane c'è bisogno dei pantaloni lunghi; zanzare assenti e umidità molto ridotta per terminare in bellezza.

Essendoci molto meno traffico anche la qualità dell'aria è molto migliore rispetto alla pianura, alla sera non è raro ammirare un favoloso cielo stellato. Non è tutto bello e facile però: rispetto a dove eravamo sicuramente facciamo più fatica (in senso fisico), abbiamo imparato tantissime cose (e ne abbiamo altre da imparare) come tagliare la legna con la motosega e l'accetta, falciare migliaia di metri quadrati di prato (sembra una banalità ma non lo è...), usare la fresa con il motocoltivatore, costruire dei semenzai riscaldati per anticipare la germinazione delle piante, installare un recinto elettrico in modo che i caprioli mangino solo l'erba e non le coltivazionicr, eare un impianto di irrigazione a goccia con recupero parziale di acqua piovana, riparare una scala in cemento e pietra ecc. ecc. Facendo un bilancio possiamo dire che siamo sicuramente contenti della scelta fatta, le differenze rispetto a cambiare casa da città a campagna (rimanendo in pianura) sono molte ma se siamo riusciti noi a tagliare 60 quintali di legna (che diventeranno 100) che non avevamo mai acceso una motosega, a preparare e coltivare più di 1000 metri quadrati di ortaggi (prima di quest'anno il motocoltivatore l'avevamo visto solo a una fiera)  e gli unici porcini mangiati erano quelli comprati al supermercato e ora li troviamo freschi nei boschi... beh ci sono speranze per chiunque. A parte gli scherzi è un percorso sicuramente impegnativo ma niente è impossibile. Ecco i nostri contatti: Terra Colta Azienda Agricola località Codogno 9/A , 43051 Albareto  cell (anche whatsapp) : 371 5780486 instagram : terra_colta22 facebook : Terra Colta Azienda Agricola". 

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