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Domenica, 28 Aprile 2024
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Muore a 60 anni l'architetta Marisa Pizzi, il cordoglio dell'Ordine: "Commozione e profondo affetto"

Convinta sostenitrice della parità di genere, non si fermava davanti a nulla per difendere i valori in cui credeva più profondamente, come i diritti delle donne e la libertà di parola

Con dolore e commozione, l’Ordine degli Architetti di Parma comunica la notizia della scomparsa della stimata collega e preziosa consigliera Marisa Pizzi. 

“Non ci sono parole quando si perde un’amica e una collega così presente e vivace. Marisa ha sempre dato moltissimo per la comunità, sia quella del suo paese, sia quella professionale. Quando la chiamai per chiederle di entrare nel Consiglio dell’Ordine sono convinto che sia stata proprio la voglia di fare il bene della nostra categoria a spingerla ad accettare”, commenta il Presidente, Daniele Pezzali.

Marisa Pizzi era nata nel 1962 a Soragna, paese in cui aveva vissuto tutta la sua vita. Aveva conseguito la laurea in architettura al Politecnico di Milano, dopo una formazione artistica all’Istituto Toschi di Parma. Estroversa e fuori dagli schemi, aveva dedicato il suo progetto di laurea al tema della bambola Barbie e, con spavalderia, aveva fatto ricoprire il suo libro di tesi di un morbido peluche rosa. “Era la fine degli anni Ottanta e un gesto di questo tipo all’epoca era decisamente inusuale”, commenta l’amica architetto Gabriella Incerti.

Dopo una breve esperienza in cui aveva svolto la professione in ambito privato, dal 1998 Marisa Pizzi aveva lavorato nel settore pubblico, prima nei comuni di Fidenza e quindi Soragna, e recentemente a Fontevivo, dove era responsabile del Settore Lavori Pubblici e Patrimonio del Comune. 

“È stata una donna solare, mancherà a tutti noi per sempre” sono le parole dell’architetto e amico carissimo Luigi Di Todaro. “Credeva in un mondo migliore e si spendeva per dare più opportunità alle donne e ai giovani” è il commento di Malda Eman, collega del Consiglio dell’Ordine. “Curava molto il suo abbigliamento, a volte anche in maniera eccessiva, indossava gioielli appariscenti, amava i colori. La sua risata, la sua erre e il suo accento tradivano le sue origini della bassa parmense e da lì forse era nato e si era mantenuto quello spirito battagliero di donna concreta e spiccia, ma non superficiale, paladina della libertà e della democrazia” racconta Cecilia Merighi, amica ed ex consigliera dell’Ordine.

Lo scorso anno Marisa aveva accolto l’invito ad entrare nel consiglio dell’Ordine e da subito si era distinta per la sua intraprendenza. Era stata tra le prime a volere a Parma il timbro architetta, portando e argomentando con vigore questa proposta in consiglio. Convinta sostenitrice della parità di genere, non si fermava davanti a nulla per difendere i valori in cui credeva più profondamente, come i diritti delle donne e la libertà di parola. “Marisa amava la vita e le cose belle. Ballava non appena sentiva la musica. Ma più di ogni cosa amava viaggiare” continua Gabriella Incerti. “La conobbi proprio in occasione di uno dei primi viaggi che organizzammo all’Ordine anni fa. Ci sentimmo subito in sintonia e da allora Marisa diventò una presenza fissa in queste occasioni.” Nell’ultimo anno, in qualità di consigliera, aveva preso lei l’incarico di organizzare queste esperienze in seno all’Ordine, l’ultima delle quali alla Biennale di Venezia la scorsa edizione.

La scelta di lasciare la professione privata ed entrare nella pubblica amministrazione non era stata per Marisa un sacrificio. Raccontava che, in questo modo, sentiva di poter essere vicina alla sua comunità di appartenenza, al suo territorio, che amava moltissimo e dove la sua famiglia gestiva da due generazioni un ristorante molto conosciuto. Impegnata in politica, sentiva il suo ruolo nella dimensione pubblica della sua professione, a cui attribuiva un altissimo valore.

Il Presidente, insieme al Consiglio dell’Ordine Architetti di Parma, alla segreteria, ai collaboratori, al Consiglio di Disciplina si unisce con profondo affetto al dolore del marito e della famiglia.

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