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«Non si muore solo di Covid, anche di infarto: defibrillatore e ospedali in rete salvano una vita»

I primari della cardiologia di Piacenza e Parma: «Manteniamo le reti efficienti per salvare le persone». L'appello arriva dopo che l'utilizzo del defibrillatore su un Frecciarossa ha permesso di salvare la vita al 68enne Renato Clemente

La dottoressa Daniela Aschieri è direttore del reparto di cardiologia dell’ospedale di Piacenza e responsabile della rete di defibrillatori Progetto Vita, il dottore Francesco Nicolini dirige quello di cardiochirurgia dell’ospedale di Parma. Entrambi sono concordi sul «mantenere le reti ospedaliere efficienti, nonostante il Covid, perché attraverso quelle si riescono a salvare le persone.

«Non pensiamo che si muoia solo di Covid: tuteliamo i posti letto e la disponibilità delle sale operatorie perché i malati cardiologici hanno bisogno come prima della pandemia. Sono diminuiti gli accessi in pronto soccorso per patologie cardiologiche perché, nonostante i sintomi, la gente ha paura di ammalarsi di Covid in ospedale. Non è così. In pronto soccorso ci sono percorsi separati Covid e non: sintomi di affanno o dolore toracico sono un’allerta, venite a farvi visitare»

L’Italia è nel pieno della quarta ondata della pandemia e secondo Nicolini «il sistema sanitario regionale e quello dell’Emilia Nord, che comprende i territori di Piacenza e Parma, funzionano e reggono». «Escludo chiusure di sale operatorie e programmazioni chirurgiche, ci saranno rimodulazioni e riclassificazioni ma è importante che funzioni tutta la catena, a partire dai pronto soccorso».

Il monito dei due medici arriva dopo che l’ennesima vita è stata salvata grazie alla rete di defibrillatori che da Piacenza ha fatto scuola in tutta Europa e non solo. Lo scorso 16 dicembre questo signore, 68enne di Frosinone, era in viaggio su un Frecciarossa diretto a Milano. Si è sentito male sul treno, colpito da un infarto, ed è stato subito defibrillato grazie allo strumento salva-vita in dotazione sul convoglio che ha fatto tappa forzata a Piacenza per consentire i soccorsi.  Renato, questo il suo nome, è stato preso in cura e sottoposto ad interventi prima nell’ospedale di Piacenza e poi in quello di Parma: è vivo e sta bene grazie alla tempestività di chi, a bordo treno, lo ha soccorso con il defibrillatore, dei sanitari del 118 che hanno operato in stazione e alle equipe mediche dei reparti cardiologici dei due ospedali. «Se sono vivo è grazie al defibrillatore, che mi ha salvato. Ringrazio la dottoressa Aschieri e il professor Nicolini. Senza di loro oggi non sarei qui a parlare». «La rete regionale della cardiologia e cardiochirurgia tra Parma e Piacenza – evidenzia il primario Aschieri - ha funzionato immediatamente dopo il soccorso sul treno. La corsa contro il tempo per le patologie del cuore è l’unica strada percorribile per avere un esito positivo». «L’esperienza del signor Clemente – aggiunge il professor Nicolini - ci mostra che, nonostante la situazione pandemica e la quarta ondata, l’eccellenza del Servizio sanitario regionale funziona egregiamente. Questo caso è la dimostrazione pratica della stretta collaborazione che intercorre nell’Area vasta Emilia nord, in particolare tra Parma e quella di Piacenza. Questa sinergia riesce a dare accoglienza sanitaria anche a situazioni emergenziali particolarmente difficili come quella che ha interessato questo paziente».

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